IL WEB NON PERDONA - IL TAM TAM IN RETE PER IL TITOLO DI “QUOTIDIANO SPORTIVO”, CHE DEFINIVA “CICCIOTTELLE” LE ARCIERE AZZURRE IN GARA A RIO, COSTA IL POSTO AL DIRETTORE GIUSEPPE TASSI: RIMOSSO DALL’INCARICO - LA POLEMICA DI “LIBERO”: “CICCIOTTELLE NON SI PUÒ DIRE, MA QUANDO GLI ARCIERI 4 ANNI FA FURONO CHIAMATI ‘ROBIN HOOD CON LA PANCETTA’ NESSUNO FIATÒ”

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1 - EDITORIA: LICENZIATO DIRETTORE QS PER TITOLO 'CICCIOTELLE'

(ANSA) - L'editore Andrea Riffeser Monti ha deciso di licenziare "con effetto immediato" Giuseppe Tassi, direttore del Qs Quotidiano Sportivo, per il titolo comparso sulle proprie testate che definiva "trio delle cicciottelle" le arciere azzurre Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia, che hanno concluso la gara a squadre ai Giochi Olimpici di Rio con il quarto posto.

 

RESTO DEL CARLINO - LE CICCIOTTELLE DEL TIRO CON L ARCO RESTO DEL CARLINO - LE CICCIOTTELLE DEL TIRO CON L ARCO

L'editore Riffeser Monti "si scusa con le atlete olimpiche del tiro con l'arco e con i lettori del Qs Quotidiano Sportivo, per il titolo comparso sulle proprie testate relativo alla bellissima finale per il bronzo persa con Taipei" come comunica una nota del direttore personale e organizzazione della Poligrafici Editoriale S.p.a. e per questo ha deciso "di "sollevare dall'incarico, con effetto immediato, il Direttore del QS Giuseppe Tassi".

 

La decisione fa seguito alle proteste sui social e alla lettera del presidente della Federazione Italiana Tiro con l'Arco, Mario Scarzella, al direttore de 'Il Resto del Carlino' Giuseppe Tassi. "Dopo le lacrime che queste ragazze hanno versato per tutta la notte, questa mattina, invece di trovare il sostegno della stampa italiana per un'impresa sfiorata, hanno dovuto subire anche questa umiliazione" aveva scritto Scarzella.

 

2 - CICCIOTTELLE NON SI PUÒ PIÙ DIRE

Giordano Tedoldi per “Libero quotidiano”

 

LUCILLA BOARI - CLAUDIA MANDIA - GUENDALINA SARTORI LUCILLA BOARI - CLAUDIA MANDIA - GUENDALINA SARTORI

Che la faccenda del politicamente corretto sia del tutto fuori controllo, e abbia prodotto l' esatto opposto di ciò che voleva prevenire, e cioè livore, aggressività, pretesto per giudicare sommariamente il «nemico» e inchiodarlo a una parola diventata oscuramente impronunciabile, lo dice la furibonda polemica sulle tre azzurre del tiro con l' arco, bravissime, ma che non sono riuscite a guadagnare il podio alle Olimpiadi di Rio, cedendo alle russe, e le cui gesta il Resto del Carlino, nelle sue pagine sportive, ha raccontato con il titolo «il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico».

 

clint eastwood clint eastwood

Ora, poiché viviamo al tempo della pussy generation, come dice Clint Eastwood che ha coniato l' espressione in una sua recente intervista a Esquire (scandalizzando tutti perché, sai che scoperta, il vecchio Clint mostrava interesse per Donald Trump, ma dai, e noi che pensavamo fosse kennediano tendenza Veltroni…) cioè «la generazione delle femminucce» - e non staremo a spiegare o a difendere l' uso dell' espressione, attendendo pazientemente i soliti geni, che ci diranno che offende le donne anzi «il corpo delle donne» - allora ne consegue che «cicciottelle», riferito alle tiratrici olimpiche, è «una vergogna», e che i giornalisti che hanno così titolato sono responsabili della «morte di una professione», e che «sono da pestare» perché «fanno schifo».

 

Marco galiazzo Marco galiazzo

Questi commenti, così civili, indice di elevato pensiero e nobili sentimenti, sono alcuni nella nauseante marea di analoghi insulti, partoriti dagli indignati del politicamente corretto, presi a casaccio dalla rete, che ieri ne traboccava. E tutto perché l' anonimo giornalista - di cui ora la rete pretende il nome, ché si deve pubblicamente umiliarlo, e pretenderne scuse solenni, e casomai ottenerne anche la radiazione dall' ordine professionale, provvedimento che gli indignati del web sollecitano ogni ora per gli episodi più vari e contraddittori - ha detto che tre atlete sono «cicciottelle».

 

politicamente corretto politicamente corretto

Occorre rammentare alla scatenata pussy generation, quella per la quale, come dice Clint, «questo non si può fare, quello non si può dire, quell' altro nemmeno» (tutti divieti stabiliti da loro, beninteso) che quattro anni fa la rete non si scatenò affatto, per i «Robin Hood con la pancetta», come vennero chiamati dai giornali i tre arcieri italiani, non propriamente smilzi, che vinsero l' oro alle Olimpiadi di Londra. Allora, il fatto che i nostri tiratori fossero «cicciottelli», com' è del resto abbastanza normale in una disciplina dove non è richiesto il peso forma, semmai occhi di lince e grande capacità di concentrazione, non destò scandalo alcuno.

 

dizionario del politically correct dizionario del politically correct

Soprattutto non destò scandalo per gli arcieri, così come nulla hanno commentato, stavolta, le tiratrici italiane. Allora, nessun giornalista fece schifo, né venne indicato per essere pestato, né sotterrò la professione, né venne minacciato di radiazione, né se ne pretese con voce stentorea il nome come fosse un nazista imboscato da decenni.

Come mai? Ma perché erano tre uomini. La pussy generation ha questa idea che esistano delle categorie di «diversi», più sensibili, più vulnerabili, che vanno curati come piantine stentate, anche malgrado i propositi e le volontà delle stesse presunte «vittime».

 

Sappiamo quali siano tali categorie: gli omosessuali, i neri, i «migranti», le donne, in parte anche gli islamici. Di questi non si può che dire e scrivere ogni bene. Qualunque epiteto dal significato meno che esaltante, sia anche l' infantile «cicciottello» (ma seriamente: chi può dirsi offeso, essendo adulto, perché viene definito così?) mette subito colui che lo usa nei pasticci. E nel dire nei «pasticci» siamo politicamente corretti, perché ciò che in realtà accade è che viene coperto da una valanga di merda, escreta da loro, i buoni, i giusti, i politicamente corretti, la parte avanzata della società, insomma, la pussy generation, che si gonfia di boria grazie all' esibizionistica amplificazione e risonanza dei social.

 

Fortunatamente, c' è ancora chi non ha perso il senno, e per criticare un titolo, criticabilissimo, ci mancherebbe, ricorre all' ironia, sottolineando che ci vuol coraggio a definire «cicciotelle» tre donne che sanno scoccare frecce con tanta precisione.

Ma la media delle reazioni è l' insulto, la messa alla berlina, la gogna virale, tutte procedure che il politicamente corretto usa immancabilmente.

 

E dunque ci chiediamo: come mai un esercizio critico così barbarico, che usa sempre questi metodi di aggressione, il vile tutti contro uno, viene tollerato? Perché accettiamo che il controllo sul linguaggio, nella discussione pubblica, venga affidato all' isteria del «popolo della rete» in quotidiana caccia di un capro espiatorio? Il quale popolo, altro che ricorrere a un «cicciottello», quando parte all' attacco, pretende la testa del nemico.

 

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