1- BOMBE DAL \"GIORNALE\"! COME MAI LA PROCURA DI MILANO NON HA MAI INDAGATO SUL PRESUNTO TESORO ALL’ESTERO DEI DS (\"OAK FUND\") NEL QUALE RICORRE PIÙ VOLTE IL NOME DI D’ALEMA E LA SIGLA P. F. CHE, SI LASCIA INTENDERE, POTREBBE RIFERIRSI A FASSINO? - 2- SE SULLA BASE DI UN DOSSIER NON È STATO RITENUTO AUTOMATICO APRIRE UN’INCHIESTA (\"FATTI NON COSTITUENTI REATO\"), PERCHÉ NON LO SI È FATTO NEMMENO ALLA LUCE DELLE DICHIARAZIONI RESE DA CHI QUEL DOSSIER LO HA COMMISSIONATO (TAVAROLI), ASSEMBLATO (CIPRIANI) SPIFFERATO AI VERTICI DI BOTTEGHE OSCURE (MARCO MANCINI, EX CAPO DEL CON¬TROSPIONAGGIO DEL SISMI, AMICO DI TAVAROLI E CIPRIANI)? - 3- D’ALEMA: FALSITÀ, NON HO NIENTE DA NASCONDERE\" - FASSINO: \"CUMULO DI MENZOGNE\" - 4- BEPPE FIORONI, PUR NON AVENDO NIENTE A CHE FARE CON \"OAK FUND\" (VIENE DALLA MARGHERITA), OFFRE UNA LETTURA DEI FATTI DIVERSA: \"LA CAMPAGNA NON È TANTO CONTRO DI NOI, QUANTO CONTRO I MAGISTRATI, PER DIMOSTRARE CHE SI SONO MOSSI A SENSO UNICO, PUNTANDO SOLO SU BERLUSCONI, MENTRE HANNO GRAZIATO LA SINISTRA\"

Condividi questo articolo



1- FONDO OAK, NUOVI SOSPETTI. D\'ALEMA: FALSITÀ, NON HO NIENTE DA NASCONDERE. E IL TESORIERE SPOSETTI: VIA IL SEGRETO, COSÌ SCOPRIREMO I MANDANTI
Maria Teresa Meli per il \"Corriere della Sera\"

fasssinofasssino dalema violante

Ieri mattina D\'Alema ha iniziato la sua giornata di lavoro alle nove e venticinque. Il presidente del Copasir è uscito di casa e si è infilato in auto, terreo in volto, non si sa se per la sconfitta della Roma o per la lettura del Giornale.

Infatti il quotidiano del fratello di Berlusconi titolava in prima pagina: «Le carte sui fondi esteri fanno tremare D\'Alema» . E giù alcuni articoli in cui si racconta che un giudice milanese ha ordinato di «desecretare» le oltre trecento pagine del dossier sul presunto tesoro dei Ds alle isole Cayman.

pd61pd61 massimo dalema piero fassino

Secondo il Giornale in quel documento - nome in codice «Oak Fund» - che era stato commissionato dall\'ex capo della security di Telecom Giuliano Tavaroli, ricorrono più volte il nome di D\'Alema e la sigla P. F. che, si lascia intendere, potrebbe riferirsi a Piero Fassino. Al Pd accusano il colpo ma decidono di fare finta di niente. Nessun commento ufficiale, solo una dichiarazione dell\'ex tesoriere Ugo Sposetti, nella sua veste di legale rappresentante dei Ds.

TAVAROLITAVAROLI

La speranza è che la vicenda rimanga circoscritta al solo Giornale. Ma con il passare del tempo si capisce che non è così. C\'è il Tg1, che fa fibrillare il Pd, perché è seguito da milioni di telespettatori e c\'è il timore che oggi dia la notizia. Il Tg della 7 l\'ha già data. E nel frattempo arrivano le telefonate dei giornalisti. Difficile continuare a fare finta di niente. Difficile che la vicenda rimanga confinata al solo Giornale. D\'Alema, nel suo ufficio, ostenta grande tranquillità: «Non ho niente di cui preoccuparmi perché non ho niente da nascondere».

MarcoMarco Mancini

Il presidente del Copasir si sente parte lesa in questa storia ed è pronto alla querela e alla denuncia. Ai collaboratori spiega di essere convinto che sul Giornale sia partita una campagna di stampa orchestrata da Berlusconi per attaccare il Pd. Una campagna che cade proprio al momento giusto: quando nell\'Aula di Montecitorio arriva la prescrizione breve e nei tribunali si svolgono i processi che riguardano il premier.

Quel dossier è «monnezza» , secondo D\'Alema, che però non si fa illusioni: la campagna non finirà qui, lo stillicidio «delle falsità» continuerà. Piero Fassino, che è a Torino per le elezioni amministrative, è categorico: «Quello è un dossier costruito per calunniare ed è fondato su un cumulo di menzogne» . L\'ex segretario dei Ds rimanda tutti al comunicato di Sposetti: «È chiarissimo» . In quella nota l\'ex tesoriere definisce «notizie destituite di fondamento» quelle del Giornale e ricorda che il partito ha «già intrapreso iniziative giudiziarie».

rif40rif40 ugo sposetti armando cossutta

A cui ne seguiranno altre se il «dossieraggio illecito» proseguirà. Sposetti chiede la rimozione del segreto di Stato apposto dal governo Berlusconi al processo Telecom: «Così sapremo chi sono non solo i nostri calunniatori, ma anche i loro mandanti» . L\'ex tesoriere è convinto che la «campagna del Giornale sia finalizzata a colpire l\'avversario politico».

Ma uno dei leader della minoranza del Pd, Beppe Fioroni, pur non avendo niente a che fare con quella vicenda, visto che viene dalla Margherita, offre una lettura dei fatti diversa e a sera insinua un altro dubbio nel Pd: «La campagna non è tanto contro di noi, quanto contro i magistrati, per dimostrare che si sono mossi a senso unico, puntando solo su Berlusconi, mentre hanno graziato la sinistra» .

2- IL RETROSCENA- E I PM RACCOMANDAVANO: NON FATE NOMI DI POLITICI - UNA MONTGNA DI DOCUMENTI, RISCONTRI BANCARI E INTERROGATORI MA LA PROCURA NON S\'è MOSSA
Gian Marco Chiocci e Luca Fazzo per \"il Giornale\"

tavarolitavaroli giuliano

Forse è venuto il momento di chiedersi perché la Procura di Milano non ha mai indagato sui report del presunto tesoro all\'estero dei Ds. Perché ha immediatamente rubricato la pratica scottante a «fatti non costituenti reato» lasciandola dormire in un cassetto sei mesi, per toglierla dal letargo solo con l\'entrata in vigore della legge Mastella che imponeva la distruzione dei dossier raccolti illegalmente.

ie23ie23 ugo sposetti linda giuva

Perché non s\'è mossa d\'ufficio per accertare se fosse vera o fasulla quella montagna d\'investigazioni finanziarie svolte in ogni angolo del pianeta (bonifici bancari, saldi, telex, corrispondenze riservate, numeri di conti correnti). E soprattutto occorre domandarsi perché, durante gli interrogatori, i pm si sono raccomandati con gli indagati di non pronunciare i nomi dei politici coinvolti (che in realtà, sfuggiti al controllo, comparirebbero nelle registrazioni degli interrogatori ma non nelle trascrizioni dove sarebbero stati «omissati»).

Bisogna, insomma, chiedersi perché il giudice preliminare Mariolina Passaniti che rinviò a giudizio Cipriani e soci sentì la necessità di denunciare così le gravi omissioni dei pm sul file Oak Fund: «L\'autorità inquirente assai probabilmente non ne aveva percepita neppure la portata, tanto che la notizia medesima relativa alla operazione New Entry era stata separata dal procedimento principale, con iscrizione a cosiddetto modello 45, quali atti non costituenti reato, ed inviata in data 12.5.2006 al procuratore in sede per le sue determinazioni».

danieladaniela santanche alessandro sallusti cortina x GiulianoGiuliano Tavaroli da Giovane

Il giudice fa riferimento a quanto gli imputati rivelano a verbale, e proprio dalla lettura degli interrogatori viene spontaneo porsi un\'ultima domanda: se sulla base di un dossier non è stato ritenuto automatico aprire un\'inchiesta, perché non lo si è fatto nemmeno alla luce delle dichiarazioni rese da chi quel dossier lo ha commissionato (Tavaroli), assemblato (Cipriani) portato a conoscenza dei vertici di Botteghe Oscure (Marco Mancini, ex capo del controspionaggio del Sismi, amico di Tavaroli e Cipriani)?

Ecco. Partiamo proprio a qui, dall\'ex responsabile del controspionaggio Sismi, che il 14 dicembre 2006 ai pm rivela come «nel 2003 seppe che Cipriani era in con¬dizione di avere concretamente nomi di società all\'estero riconducibili a personaggi della sinistra, specificamente dei Ds. Così andai dal mio superiore, il generale Pollari, che mi invitò a parlarne con il senatore Nicola La Torre (braccio destro di D\'Alema, che ha negato, ndr ) il quale mi disse che erano fesserie».

Altro indagato, altro verbale. Giuliano Tavaroli racconta di aver ordinato gli accertamenti poi effettuati dalla struttura di Cipriani. Marco Tronchetti Provera, interrogato come testimone durante l\'udienza preliminare, ribadisce la linea che difende ancora oggi: «L\'interesse a sapere se Oak Found, o meno, fosse qualcosa, diciamo, legato a Tizio o a Caio, per me era nullo: io avevo acquisito un\'azienda e gestivo un\'azienda, non m\'interessava che cosa c\'era dietro».

marcomarco mancini sismi02 lap

Aggiunge Tronchetti: «Tavaroli mi disse che poteva avere accesso a delle carte relative a questo fondo, che faceva capo al presidente D\'Alema e ad altri, e gli dissi che, se c\'erano carte che avevano valenza dal punto di vista giudiziario, le portasse alla Procura».

FassinoFassino vittorioso alle primarie

Ma quale sia la genesi del dossier, chi lo abbia ordinato, è a questo punto quasi marginale. Il tema è: le notizie contenute nel dossier sono vere? E qui la situazione si fa incresciosa.

Tavaroli, in una intervista a Repubblica , parlando del fondo fa i nomi di Fassino e di altri personaggi (che smentiscono) spiegando che li avrebbe voluti fare anche a verbale: «Ma il magistrato - racconta Tavaroli - mi ha detto no, non scriviamo nomi sul verbale, diciamo esponenti politici ».

Stesso discorso per l\'indagato Cipriani «incaricato da Tavaroli - racconta il detective - di scoprire se dietro Oak Fund vi fosse un partito politico». Nel bel mezzo del suo interrogatorio Cipriani chiede conto al pubblico ministero «che in precedenza mi si era racco¬mandato di non fare nomi di politici » - di una carta mancante fra quelle che via via gli vengono contestate: il documento (macchiato) col nome di D\'Alema.

Il pm replica che quel foglio non c\'è in atti. Cipriani insiste. «Guardate meglio ». Il pm è irremovibile. Cipriani pure. L\'impasse è rotto dal maresciallo dei carabinieri che esce dalla stanza dell\'interrogatorio per rientrarvi di lì a poco: «Ha ragione Cipriani, il foglio c\'è, è questo ».

marcomarco mancini

C\'era, dunque. Ma non si è indagato per capire se fosse vero o falso, come il resto del dossier. «I pm - sbotta a giugno il detective privato, chiacchierando col Giornale - mi dicevano: lei la fa facile, le basta una fotocopia, a noi invece servono rogatorie, timbri, ufficialità, le Cayman non risponderanno mai ».

Al che Cipriani avrebbe risposto: «Guardate che questa storia dei Ds e dell\'Oak fund mica si svolge tutta alle Cayman. Ci sono personaggi che sono qui, in Italia. Ce n\'è uno, in particolare, ha presente il Compagno G di Mani Pulite? Ecco, è un altro come lui. Lo chiamate, lo interrogate e ditegli pure che Cipriani di avere le prove che dietro quel fondo c\'è proprio lui, e se vuole mi quereli pure. Gli diedi il nome, ma non lo hanno mai interrogato». Lo abbiamo rintracciato noi.

VincinoVincino sulla procura di Milano

3- FONDI ESTERI DEI DS, SPUNTA IL \"NUOVO GREGANTI\"
Gian Marco Chiocci - Luca Fazzo per Il Giornale

Milano, Corso di Porta Romana, un bel palazzo signorile. Il nome «Perini» è sul citofono. Schiacciando il pulsante, si entra in comunicazione con una gentile voce di donna che dice «mio marito è già uscito» e «non abbiamo niente da dire ai giornalisti».

chioccichiocci

Chissà cosa sarebbe successo se invece dei giornalisti del Giornale fossero venuti i pubblici ministeri dell\'affaire Telecom o i loro carabinieri, a suonare questo citofono. Perché qui, a poche centinaia di metri dal palazzo di giustizia, approda la lunga pista che - rimbalzando tra paradisi caraibici, società off-shore conti cifrati - collega il dossier sull\'«Oak Fund», il fondo della Quercia, ai presunti affari dei Democratici di sinistra.

Il nome del signor Perini -per esteso, Roberto Perini, nato a Rovereto nel 1952- compare nel dossier che l\'investigatore privato Emanuele Cipriani ha realizzato su incarico di Giuliano Tavaroli, allora capo della Security di Telecom, per appurare chi ci fosse dietro il misterioso Oak Fund, il fondo cifrato delle Isole Cayman su cui approdarono una parte dei soldi pagati dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera per comprare il colosso telefonico.

MASSIMOMASSIMO DALEMA NICOLA LATORRE

Nel dossier, sul quale dopo cinque anni è stato alzato la settimana scorsa il velo del segreto, compaiono carte raccolte da Cipriani che indicano in Massimo D\'Alema e nei Ds i referenti del fondo. Vero o falso? Impossibile saperlo, perché la Procura milanese - la stessa Procura che utilizza come spunti investigativi anche le lettera anonime- su quelle carte non ha mai indagato.

Di certo c\'è che il lavoro della Polis d\'Istinto, l\'agenzia investigativa di Cipriani, appare ampio e dettagliato. Viene ricostruita passo per passo la catena di controllo del fondo. Vengono riportati gli atti interni che raccomandano di non indicare Massimo D\'Alema (« It would be better to avoid showing mr. Massimo D\'Alema as rapresent Il Partito del D.S. as this could cause all sort of complication ») tra i referenti del conto.

EmanueleEmanuele Cipriani (agf)

Ed è in quello stesso appunto che compare per la prima volta il nome di Perini: « As you know, we presently show mr. Roberto Perini ». Da quel momento, la Polis d\'Istinto ha iniziato a scavare sulla figura di questo trentino di mezza età. Il risultato finale è una definizione: «Perini è come Greganti». Ovvero il leggendario «compagno G» che negli anni Novanta gestì per conto del Pci i rapporti con l\'Enimont di Gardini,e non solo quelli.

Nel «summary» numero 7 inviato nel 2002 da Cipriani a Giuliano Tavaroli, c\'è un intero appunto su Perini, steso con un linguaggio vagamente da questurini. Si parla di «condotta limpida», di «persona che nel suo ambiente gode di una grande stima» che «sin da giovane ha abbracciato l\'ideologia di sinistra e le tematiche ambientaliste».

ciprianicipriani

Ecco l\'integrale: «Sin da giovane ha sempre seguito con molta attenzione la nostra vita sociale e politica abbracciando un\'ideologia democratica di sinistra (...) In questo caso la sua coerenza lo ha portato a ottenere la fiducia da parte di quei personaggi che nel tempo lo hanno seguito e fatto maturare politicamente, conquistandosi la più ampia fiducia in seno al nostro diesse.

La sua vivacità sociale viene evinta anche dal fatto che ha seguito (sino a sei/sette anni fa) con estrema attenzione anche il problema ambientale, (in particolare le discariche). Il suddetto è stato definito: 1) «un uomo di assoluta fiducia». 2) «Persona delegata a rappresentarli ». 3) «Uomo che collabora in affari/circostanza/ eventi dove i vertici di partito, o parte di esso, non possono apparire o risultare ufficialmente.

JIMMYJIMMY CAYNE (EX GUIDA DI BEAR STEARNS)

Possiamo dunque affermare, secondo corrente pensiero, che là dove un partito democratico grande e istituzionalizzato, da sempre capace di portare nel nostro paese vivacità democratica, vivacità finanziaria e sociale, delegherebbe o delega in particolare modo per la parte finanziaria, il signor Perini come di fatto lo è. Nella concretezza, nell\'esempio di P.R. (Perini Roberto, ndr ) viene definito come il G. (Primo Greganti) del nuovo millennio».

Potrebbero essere chiacchiere in libertà, se non andassero a collimare con le altre, vistose tracce che chiamano in causa i Ds nella vicenda, come i 10 milioni e 785 mila dollari che approdano su un conto della Banca Antonveneta, e che un appunto contenuto nel dossier collega al «noto partito ».

Certo, tutto sarebbe stato più chiaro se i pm fossero andati da Perini a chiedergli: è vero che lei è il referente dell\'Oak Fund, è vero che si appoggia allo studio del notaio Lucio Velo, è vero che conosce il signor James Manders che alla banca Bear Sterns di Londra gestisce il conto 1020733828 intestato a Oak Fund? E quali sono i suoi rapporti con i Ds? Tutte domande che la Procura milanese non ha mai fatto.

 

 

Condividi questo articolo

FOTOGALLERY

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…