2017: L’EDITTO DI BRUNETTA! - ‘CARO DAGO, ABBIAMO VINTO CONTRO GLI ABUSI DELLA SACRA ROTA. UNA BATTAGLIA LAICA CHE SALVA IL DIRITTO ITALIANO DALLE STORTURE DI QUELLO CANONICO, CHE PERMETTEVA AL VESCOVO DI SCEGLIERE GLI AVVOCATI DELLE PARTI. ECCO COSA HA FATTO IL VATICANO PER EVITARE FIGURACCE DOPO LA MIA INTERPELLANZA…’

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Riceviamo e pubblichiamo da Renato Brunetta:

 

Caro Dago,

 

renato brunetta renato brunetta

 

vittoria, solenne vittoria. Cercano di mascherarla, usando date un po’ farlocche per far credere che ci avevano pensato da soli, ma va bene lo stesso. Merito anche tuo, perché so bene quanto sia letto in Vaticano il tuo giornale, non solo per le sue pagine salaci, e qui mi è stato consentito di far conoscere gli eventi di Oltre Tevere che hanno riflessi anche in Italia, e non soltanto sulle anime ma sulle sostanze.

 

Scrivo a proposito della Rota Romana, conosciuta ancora come Sacra Rota. Quindici giorni fa ho raccontato di una mia interpellanza urgente al governo. I cui contenuti sintetizzo. Dal 2015 vigeva in Vaticano per editto del Decano della Rota romana l’abrogazione del diritto a scegliersi l’avvocato d’ufficio. L’arcivescovo Pio Pinto, che viene considerato vicinissimo a papa Bergoglio, aveva decretato il suo sacro privilegio di cambiare gli avvocati a chi si rivolgesse al suo Tribunale per dichiarare nullo il matrimonio.

 

Non un testo ufficiale, riportato dall’Osservatore Romano, ma un avviso in bacheca, con la austerità dei timbri e del latino. “La nomina degli Avvocati è riservata al Decano”. Una cosa molto grave che segnala la prepotenza di certi giudici in una Chiesa della misericordia, ma sarebbero affari dei cattolici, e dei vaticanisti che però – per non farsi mal volere dal giro che conta a Santa Marta e dintorni – sono stati omertosi. Gli avvocati rotali hanno cercato di farsi valere con lettere in alto loco, subito rimbalzate a Pinto che le seppelliva.

PIO VINTO PINTO, SACRA ROTA PIO VINTO PINTO, SACRA ROTA

 

Finché a fine dicembre ne ha scritto Renato Farina, facendo cantare le carte. E rilevando un particolare in realtà enorme. Le sentenze di nullità della Rota sono “delibate” cioè fatte valere in Italia, a causa del Concordato del 1929 ma anche di quello riformato del 1984. E com’è possibile che sia fatta valere una sentenza in Italia, con rilevanti effetti su divisione dei beni, alimenti eccetera, senza che la parte debole abbia fatto valere il suo diritto di difesa con il proprio avvocato? Tanto più che lo stesso Concordato prevede che le sentenze valevoli in Italia debbono essere esito di un processo governato dagli stessi principi reclamati dal nostro ordinamento.

 

Ho preparato l’interpellanza, e l’ho presentata a fine febbraio. Questa vicenda è nota. Così come il fatto che chissà come, per via informale, e senza che ne fosse data notizia al nostro governo, il giorno prima della risposta alla mia interpellanza, l’intervistatore prediletto del papa, Andrea Tornielli, sul sito Vatican Insider, ha fatto sapere che esisteva una lettera del segretario di Stato che metteva le cose in regola, sin dal 17 febbraio. Ottimo. Quando si dice la coincidenza.

renato brunetta renato brunetta

 

E’ così? Esiste davvero quella lettera? Sì, perché ne parlano, guarda un po’, proprio dopo la presentazione della mia interpellanza i cardinali Coccopalmerio (responsabile dell’interpretazione dei testi legislativi) e Mamberti (prefetto della Segnatura apostolica), in data 2 e 16 marzo, scavalcando la Rota e – mi spiegano – di fatto commissariandola in nome del Papa.

 

Ma che succede? Resistenza nella ridotta della Sacra Rota. Gli avvocati rotali cercano invano di depositare il loro patrocinio: viene negata questa possibilità, valgono ancora la vecchie regole.

 

Improvvisamente ieri appare, sulla bacheca della Rota Romana, un nuovo editto a firma Pio Vito Pinto, Decano. E’ la dichiarazione di resa, e quella della nostra piccola, laica vittoria in nome del diritto, persino per i cattolici e persino in casa loro.  Nel testo non si cita assolutamente la lettera di Parolin, che doveva restare segreta.

 

E ora si capisce perché, obtorto collo, è stata fatta trapelare per evitare figuracce alla Santa Sede nel Parlamento italiano: doveva essere un semplice ordine di scuderia da tradurre in editto pubblico da Pinto. Tardando il quale, si è preferito far sapere che si era posto rimedio alla stortura o almeno ci si stava provando. Immagino ricorsi di Pinto al Santo Padre. O almeno la richiesta di essere almeno lisciato.

 

papa francesco papa francesco

Ed ecco che compare l’editto, proprio ieri. Il Decano che cosa scrive? Dopo aver spiegato che aveva le sue eccellenti ragioni, e che l’80 per cento dei fedeli si lasciava già scegliere da solo l’avvocato d’ufficio a gratuito patrocinio, conclude: “SI ORDINA 1. All’inizio del processo si dia notizia previa alle parti della normativa introdotta da Papa Francesco sulla gratuità delle procedure e del conseguente diritto del fedele di chiedere il gratuito patrocinio. 2. Le medesime parti possono nominare un patrono di fiducia, da retribuire secondo la tabella a suo tempo stabilita dal Collegio rotale, nella sessione del 14 ottobre 2011, fermo restando l’onere in simili casi delle spese processuali, norma utcumque  divina servata de supremae animarum salutis consilio”.

 

Chissà se la “suprema salute delle anime” presuma la liceità di piccole-grandi aggiustamenti temporali. Infatti l’editto è datato 25 febbraio 2017. Che ci sia voluto un mese a battere dieci righe a macchina? Ma sì, mese più mese meno, nell’eternità è un niente, ma serve a salvare se non le anime, almeno la faccia. Ego te absolvo…

 

 

 

Renato Brunetta

 

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