AMARCORD FINI – CORREVA L'ANNO 2006, PER GIANFRY COMINCIA IL CALVARIO: I COLONNELI “TRADITORI”, LE VOCI SULLA PRESTIGIACOMO, LO SCANDALO SOTTILE, IL DIVORZIO DA DANIELA - E FU ALLORA CHE CAPÌ “CHI AVESSI INTORNO” E DECISE DI AZZERARE LA SUA VITA PRIVATA – IERI L’INCONTRO CON CHECCHINO PROIETTI: “LUI MAI COINVOLTO”…

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1 - L'ANNO NERO DI GIANFRANCO...
Fabrizio d'Esposito per "Il Riformista"

Fini e Berlusconi sul PalcoFini e Berlusconi sul Palco Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani al SenatoGianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani al Senato

Giugno di due anni fa. Per Gianfranco Fini, all'epoca ancora capo di An, inizia un'estate peggiore della precedente. Un anno prima, infatti, tre colonnelli postmissini sparlano di lui in una caffetteria del centro di Roma e fanno riferimento a un presunto flirt con l'azzurra Stefania Prestigiacomo. I tre sono Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri. Fini, incazzato e deluso, azzera il partito e nulla sarà più come prima, anche dal punto di vista dei rapporti umani.

Un anno dopo, invece, l'azzeramento riguarda la sua sfera più privata. La moglie, il portavoce inseparabile e il fedele "segretario" tuttofare. Nell'ordine: Daniela Di Sotto, Salvo Sottile e Francesco Proietti Cosimi detto Checchino. Sui tre si addensano nere nuvole giudiziarie e Fini accusa il colpo: «Quanto accaduto nel 2006 ha segnato l'anno della svolta nella mia vita privata, mi ha fatto capire chi avessi intorno».

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Le parole, virgolettate, sono state attribuite ieri dal Corriere della Sera al presidente della Camera, in un articolo di Fiorenza Sarzanini che ricostruisce la vicenda delle minacce a luci rosse del Giornale di Vittorio Feltri contro Fini.

La storia del dossier è del 1999, riguarda solo Checchino Proietti ed è la stessa che fece titolare un mese fa il Giornale (allora diretto da Mario Giordano) sulle «escort del clan D'Alema». Sesso a Montecitorio, in pratica, in cui alla fine l'unica condannata fu la maitresse Rita Farnitano, che patteggiò la pena ed ebbe un anno per sfruttamento della prostituzione. Niente corruzione, come ipotizzato dall'accusa, e solo "utilizzatori finali" bipartisan.

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Tutto questo ha fatto ritornare a galla ricordi forse ancora laceranti per il cofondatore del Pdl, come dimostra il riferimento al 2006 quale anno della sua svolta privata. Il giugno tremendo è provocato dall'inchiesta lucana di Henry John Woodcock su Vallettopoli e dintorni, compresi gli affari di Vittorio Emanuele di Savoia. I magistrati arrestano Salvo Sottile, portavoce di Fini. Per lui l'accusa di aver chiesto sesso ad aspiranti stelline in cambio di una sistemazione alla Rai. Concussione sessuale, questo il reato.

Fini difende Sottile, giura sulla sua innocenza ma non può fare a meno di allontanarlo. Da allora l'ex portavoce è scomparso. Ufficialmente è tornato a fare il giornalista al Secolo d'Italia, organo finiano, e qualcuno aveva anche annunciato un suo libro biografico su Vallettopoli. Poi l'accusa di concussione sessuale, a Roma, si è trasformata in peculato. In pratica, Sottile avrebbe fatto accompagnare con l'auto blu alla Farnesina - durante gli anni di Fini ministro degli Esteri - la valletta Elisabetta Gregoraci, oggi consorte di Flavio Briatore.

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Non solo. Dagli atti di Potenza sbucano intercettazioni di Proietti, a proposito di aiuti al principe di Savoia. Al telefono, il fedelissimo di Fini parla anche con Daniela Di Sotto. L'intercettazione è del 2005. I due fanno riferimento a un loro società nella sanità del Lazio, la "Panigea", convenzionata con la regione governata da Francesco Storace, all'epoca ancora dentro An.

È in questa occasione che Di Sotto si rivolge a Checchino con un frase diventata famosa: «Io sono andata a sbattermi il culo con Storace». Una rete cui il marito pare estraneo, come scrivono i magistrati. Di qui la decisione di rompere il matrimonio e il sodalizio con Proietti, oggi parlamentare. Da cene, weekend e vacanze trascorse insieme (di cui una memorabile in Namibia) al gelo.

MAURIZIO GASPARRI  - Copyright PizziMAURIZIO GASPARRI - Copyright Pizzi

Un amico di Fini racconta che allora, nel giugno del 2006, lui già frequentava la sua attuale compagna Elisabetta Tulliani (a proposito: in Rai si fa un gran parlare della società di Giancarlo Tulliani, la Giant Entertainment Group, attiva nel settore delle fiction). In ogni caso l'annuncio della separazione ufficiale arriverà solo un anno dopo, quando Di Sotto finisce sotto inchiesta per la telefonata con Proietti.

Il comunicato è dell'avvocato Giulia Bongiorno: «Percorsi di vita differenti hanno determinato un progressivo allontanamento che, se non ha minimamente intaccato i sentimenti di stima e affetto reciproci, rende tuttavia impossibile continuare il rapporto coniugale con la serenità e lo spirito di condivisione necessari». Rilette oggi sono più chiare.

2 - PROIETTI COSIMI DAL PRESIDENTE DELLA CAMERA: LUI MAI COINVOLTO...
Andrea Garibaldi per il "Corriere della Sera"

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C'è stato un incontro ieri mattina. Il deputato Francesco Proietti Cosimi è andato alla Camera ed è rimasto mezz'ora con il presidente Fini. Incontro fra due personaggi che si conoscono da più di vent'anni. Proietti Cosimi - tutti lo chiamano «Checchino» - è stato segretario di Fini dagli anni '80 al 2006, quando fu eletto deputato. Il motivo dell'incontro riguarda una delle storie che avvelenano la politica italiana. «Il presidente mi ha chiamato», dice Proietti.

A giugno Il Giornale riparlò di un'inchiesta su sfruttamento della prostituzione del 2000. Gli articoli si concentrarono su quattro dirigenti d'azienda in buoni rapporti con D'Alema che conoscevano l'imputata, Rita Farnitano, titolare di un'agenzia e accusata di fornire ragazze per meeting sessuali. Il processo si era concluso con la condanna della donna.

Nelle carte processuali uno dei dirigenti sosteneva che Proietti Cosimi gli aveva presentato la Farnitano. Un altro lo includeva in una cena con tre ragazze. Tre giorni fa il direttore del Giornale , Feltri, ha scritto in un articolo su Fini, che si potrebbe sempre «ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale».

Proietti CosimiProietti Cosimi

Racconta Proietti: «Il colloquio si è svolto in un clima di grande tranquillità». Si tira in ballo lei per colpire Fini? «Il nome di Fini non lo troveranno mai né in quell'indagine né in altre».

Il primo giornale a scrivere di questa storia fu L'Espresso, gennaio 2001: «Ero in Eritrea con Fini. Ci dissero che un articolo parlava del processo a Rita Farnitano, e di 'avventure organizzate dal portaborse di un leader del centrodestra'. Capii che si riferivano a me, ma Fini non diede importanza alla cosa». Lei conosceva la Farnitano? «Io sono di Subiaco e nel '94 dovevamo organizzare una mostra di fotografie di Gina Lollobrigida. Mi rivolsi a Lorenzo Cesa, futuro segretario Udc, che conoscevo perché è di Arcinazzo. Cesa aveva una società di eventi, la Farnitano era uno dei soci. Allestirono la mo¬stra, fu un grande successo».

E dopo? «Rita fece una società in proprio, mi chiamava o veniva sotto al partito, in via della Scrofa, per chiedermi se avevo lavori da proporle. Una volta ho telefonato a Marco Zanichelli, relazioni esterne Alitalia, e poi le fu affidato il giornale 'Freccia Alata'. Un'altra volta chiamai Vincenzo Morichini, amministratore di Ina-Assitalia e poi lui le chiese due hostess per un convegno».

Morichini è uno degli uomini citati nell'inchiesta? «Esatto, io conoscevo solo lui. Gli altri, come De Santis, che dice che sarei stato con lui a cena con tre ragazze, non li ho mai visti». Quindi lei, Checchino, ignorava l'attività di Rita con le ragazze? «Non sapevo nulla». Nel corso dell'inchiesta del 2000 è stato interrogato? «Mai».

 

 

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