ORMAI GIANNI LETTA E BERLUSCONI NOMINANO PURE I VESCOVI - LA DIOCESI DELL’AQUILA TERREMOTATA DALL’ARRIVO DI MONS. D’ERCOLE - L’IRA DEI FEDELI SUL BLOG DI TORNIELLI (“IL GIORNALE”): “STRANA PROMOZIONE” “CERTE NOMINE SI FANNO SENZA PASSARE SOTTO GLI OCCHI DEL PAPA?” “È UN COMMISSARIAMENTO DEL VESCOVO MOLINARI” (FAN A SINGHIOZZO DELL’INTERVENTO DEL GOVERNO PER L'ABRUZZO) - L’ACCORDO SILVIO-MONS. CROCIATA PER RICOSTRUIRE LE CHIESE DELL’AQUILA -

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1 - STOCCATE A MONSIGNORE NEL BLOG CATTOLICO: «STRANA PROMOZIONE»
Nicolò Businco per "L'Unità"

GIANNI LETTAGIANNI LETTA

È raro che la nomina di un vescovo scateni nella comunità cattolica un dibattito aspro come quello che si è aperto la scorsa settimana subito dopo la designazione di Giovanni D'Ercole ad ausiliario dell'Aquila. Il sospetto di un «commissariamento» compare fin dal primo dei 66 post inviati a «Sacri palazzi », il blog di Andrea Tornielli, vaticanista de Il Giornale: «La nomina di un ausiliare in una diocesi medio-piccola come l'Aquila - scrive un frequentatore che si firma «Francesco ‘73» - si può giustificare solo con il dramma del terremoto.

Speriamo non sia un commissariamento mascherato di Molinari». Molinari è monsignor Giuseppe Molinari, 71 anni, l'arcivescovo. Voce dei terremotati nelle settimane successive alla tragedia e, da un certo momento in poi, grande sostenitore - al contrario di una parte considerevole dei parroci - dell'efficacia della gestione Bertolaso-Berlusconi. Anche se l'atto più recente a cui ha partecipato è stato di segno opposto.

Benedetto XVI viaggia in auto in compagnia di Guido BertolasoBenedetto XVI viaggia in auto in compagnia di Guido Bertolaso

Il 9 di questo mese, ad Assisi, non ha nascosto il suo disappunto per la lentezza della ricostruzione post-sismica e per il rischio che a Natale solo una minima parte delle chiese danneggiate sia agibile. Qualche giorno dopo Berlusconi e il segretario generale della Cei Mariano Crociata hanno sottoscritto un'intesa su una collaborazione tra Stato e Chiesa per la ricostruzione dei luoghi di culto.

benedetto xvibenedetto xvi

In questo contesto è arrivata la nomina di Giovanni D'Ercole, «uomo forte della segreteria di Stato vaticana». E le polemiche. Il blog «Sacri palazzi», frequentato da cattolici di centrodestra, le sintetizza in modo efficace e, a volte, brutale. Ecco il post inviato daunfrequentatore che ha adottato lo pseudonimo di «Tradizionalista»: «La Congregazione dei Vescovi dovrebbe selezionare meglio chi è chiamato ad essere successore degli Apostoli.

In tal modo, il Santo Padre non verrà sviato e portato a promuovere presbiteri che sarebbero più degni di modesti salotti televisivi che non di troni o cattedre episcopali». Unriferimento all'attività giornalistica di monsignor Giovanni D'Ercole, un uomo di Chiesa che è diventato un volto noto della televisione sia pubblica, sia privata. Qualità apprezzata da «Cherubino»: «Don D'Ercole, non mi sembra affatto una scelta peregrina.

Missionario per 12 anni, direttore provinciale del suo ordine, vice- direttore della Sala Stampa Vaticana, ha conseguito il dottorato in Teologia Morale presso la Pontificia Università Lateranense e l'Accademia Alfonsiana.Amale lingue, la cultura e la letteratura russa alla quale aggiunge una profonda conoscenza della lingua inglese, francese e spagnola.

Berlusconi assorto nello studio di VespaBerlusconi assorto nello studio di Vespa

Cavaliere dell'Ordine Nazionale di Costa D'Avorio è stato insignito con l'Ordine del Cavalierato di S. Nicola (Fondazione Nicola Kassian di Russia). Per non parlare dell'attività nei media, che è apostolato pur essa, e di non poco rilievo».

La polemica s'infiamma. «Tradizionalista» torna all'attacco e ricorda velenosamente (tanto velenosamente che in un messaggio successivo si scuserà) i rapporti di collaborazione di monsignor D'Ercole con don Pierino Gelmini, il più che discusso fondatore della «Comunità incontro».

Compare un altro frequentatore, «Benedictus»: «Sono d'accordo con quanto scrive Tradi- zionalista: infatti questa nomina mi ha stupito non poco... perchè vescovo? ». A un certo punto a sostegno di Giovanni D'Ercole interviene il titolare del blog: «Non condivido affatto ciò che alcuni di voi hanno scritto sul suo conto - scrive Andrea Tornielli - Don Giovanni è un prete che all'attività negli uffici vaticani ha sempre unito l'attività pastorale e mi sembra di poter dire che anche i suoi programmi e le sue apparizioni televisive sono sempre state condotte con garbo e preparazione».

Don GelminiDon Gelmini

Ma è «Luisa» a tornare sulla questione più spinosa, le modalità della designazione: «Vorrei approfittare di questa occasione per porre diverse domande. Chi sceglie i vescovi? Chi li nomina? Èil Papa a sceglierli sempre, o si limita anche a firmare e avallare le scelte fatte in altra sede. Certe nomine si fanno senza passare davanti gli occhi del Papa?»

2 - COME NEL FRANCHISMO: GRADIMENTO DI GOVERNO PER IL VESCOVO A L'AQUILA...
Filippo Di Giacomo per "L'Unità"

Prove di franchismo nel basso Abruzzo? Leggendo i giornali di sabato scorso, e seguendo le abbondanti tracce lasciate sul web, sembrerebbe proprio di sì. Come nella Spagna di Franco, gli atti della nomina di un vescovo ausiliare a L'Aquila porterebbero la firma del Papa ma le decisioni che l'hanno preceduta sarebbero avvenute per esplicita richiesta di Palazzo Chigi e non degli organi preposti dalla Chiesa al delicato compito di valutare l'idoneità dei candidati all'episcopato.

Il primo lancio della notizia, un take dell'Agi nel tardo pomeriggio di venerdì 13 novembre, già alludeva al compito del nuovo presule: una sorta di commissario governativo a guardia dei fondi stanziati per la ricostruzione delle chiese abbattute dal terremoto del 6 aprile. Il concetto, arricchito di nuovi dettagli fra cui la «benedizione» di un personaggio importante del governo, veniva sviluppato il 14 novembre in un ampio articolo dedicato all'argomento da Repubblica.

Giovanni DErcoleGiovanni DErcole

Nel frattempo, visto che nel cattolicesimo italiano dopo l'obbedienza neanche la modestia è più una virtù, qualcuno faceva notare a mezzo stampa che la nomina sarebbe avvenuta in una interessante coincidenza temporale: proprio cento anni fa Pio X inviava come vicario generale a Messina, per manifestare la sua vicinanza ai terremotati, don Orione, fondatore della congregazione alla quale il nuovo vescovo appartiene.

A questo punto, persino nel blog del vaticanista di Il Giornale, generalmente frequentato da ciellini destrorsi ed estetizzanti, sono arrivati una sessantina di commenti tutt'altro che entusiasti.

Per i cultori del genere, sempre sul web e sempre sullo stesso argomento infatti, è possibile trascorrere qualche ora allietati dalle voci di un dibattito che rasenta -a scelta- sia il ridicolo sia il tragico già che «l'habemus episcopum» questa volta è caduto sulla testa dei fedeli dal balcone del palazzo del governo. E non è stato certamente portato all'attenzione di Pietro, come giustizia vorrebbe, dal seno caldo di una comunità ecclesiale.

«Sono contento», si è limitato a commentare il sospetto bisognoso di tutela governativa, l'arcivescovo di L'Aquila Giuseppe Molinari, confermando così l'infinita pazienza delle diocesi italiane nel sopportare qualunque ingiuria, compresa quella di essere ciclicamente considerate cassonetti dove depositare gli scarti dell'amministrazione vaticana e della diplomazia pontificia.

Comunque,di fronte all'imbarazzato silenzio dell'episcopato abruzzese (tenuto all'oscuro, pare, al contrario di quanto di solito avviene, della nuova nomina), è giocoforza notare che solo qualche giorno prima, durante l'Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana ad Assisi, i responsabili delle diocesi della regione ecclesiastica abruzzese-molisana avevano tentato di consegnare all'opinione pubblica considerazioni ben diverse da quelle che gli uomini di governo continuano a dare sulla ricostruzione del capoluogo abruzzese.

TERREMOTO ABBRUZZOTERREMOTO ABBRUZZO

E sono appunto queste, le raccomandazioni che invano hanno tentato di farci arrivare i responsabile delle undici diocesi dell'Abruzzo e del Molise: «Si dica la verità. Non si prometta l'impossibile creando aspettative e illudendo la gente. Non sono ammissibili giochi mediatici sulla ricostruzione e sul post-terremoto. Occorre dire la verità. E poi non c'è solo il dramma de l'Aquila. Gli effetti devastanti del sisma hanno colpito Termoli, Chieti, Sulmona. Nella stessa Pescara vi sono ancora diciassettemila sfollati.

mons giuseppe molinari arcivescovo dell aquilamons giuseppe molinari arcivescovo dell aquila

Quanto ci vorrà per ricostruire il centro dell'Aquila?» Sarà stato un caso, ma subito dopo Tommaso Valentinetti, vescovo di Pescara, si è dimesso dalla presidenza di Pax Christi ed è stato sostituto nell'incaricoda Giovanni Giudici, vescovo di Pavia. Tommaso Valentinetti prima di fare il vescovo a Pescara era a Termoli, dove lo abbiamo visto, nei giorni del disastro della scuola di San Giuliano, piangere e pregare con i genitori delle piccole vittime. Radio-sacrestia lo ha sempre attribuito in quota Ruini, tanto basti per dire che il manuale Cencelli della Chiesa italiana non pone il Nostro, un biblista, nella lista dei trinariciuti.

Casa dello studente sismaCasa dello studente sisma

Don Tommaso è conosciuto solo per essere stato un bravo prete nelle parrocchie dove ha lavorato, un bravo vicario generale a Lanciano, un bravo vescovo a Termoli e un pastore molto amato a Pescara.

Nel marzo del 2006, quando ricevette - come tutti i vescovi italiani - un opuscolo firmato dall'onorevole Sandro Bondi e intitolato «I frutti e l'albero: cinque anni di Governo Berlusconi letti alla luce della dottrina sociale della Chiesa», don Tommaso lo lesse e dopo aver fatto adeguata riflessione lo respinse al mittente con una lettera nella quale diceva: «Vorremmo mantenerci attenti e inquieti (come diceva don Mazzolari), appassionati alla vita reale e quotidiana.

Un quotidiano che ci lega ai poveri, alla vita delle nostre famiglie, alla vita dei giovani, alla storia degli stranieri, alla fatica degli educatori, alle attese delle donne, all'impegno della società civile, alla testimonianza delle nostre comunità, all'ambiente che ci accoglie e alla terra che ci nutre, alla dignità di ogni cittadino, alla vita di tutte e di tutti».

Terremoto AbruzzoTerremoto Abruzzo

È difficile comprendere perché una voce simile - condivisa da tutti i vescovi della regione - abbia bisogno di confrontarsi con un prodotto del sottobosco curiale e televisivo spedito in Abruzzo più come una minaccia che come un incoraggiamento. Quando nella Spagna di Franco la Chiesa non ebbe più la forza di opporsi al regime, rinunciò a tutti i privilegi che il franchismo le concedeva. Se in Italia la Chiesa non ha più la forza di sostenere la profezia dei suoi migliori vescovi, forse è meglio che inizi a pensare a come liberare se stessa e i suoi fedeli da una storia che, di compromesso in compromesso, sta accumulando solo brutte vicende.

 

 

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