IL PREZZO (E CHE PREZZO!) DELLE INTERCETTAZIONI – IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA PAGA CIRCA 270 MLN€ IN ASCOLTI (TRA CONTROLO TABULATI, APPARECCHIATURE E PERSONALE) - “PER RIUSCIRE A METTERE CIMICI IN UN BAR DI PALERMO SONO NECESSARIE 10 PERSONE” - OGNI TELEFONATA INTERCETTATA VIENE FATTURATA 2 VOLTE DALLE COMPAGNIE TELEFONICHE (UNA AL TITOLARE DELL’UTENZA E UNA ALLO STATO CHE ORIGLIA) – LA DIFESA DEGLI ADDETTI AI LAVORI: “COSTIAMO TANTO MA CORRIAMO RISCHI ALTISSIMI”…

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1- INTERCETTAZIONI, UN AFFARE DA 270 MILIONI L\'ANNO
Francesco Grignetti
per \"la Stampa\"

palamarapalamara

E\' guerriglia di numeri. Da una parte i conteggi di Berlusconi: ogni anno vengono intercettati 150mila telefoni, 50 o 100 gli interlocutori ipotizzabili. «Basta moltiplicare 150mila per 50: sono 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate».

CAPEZZONECAPEZZONE

Dall\'altra, il presidente dell\'associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, fa conti opposti: «L\'anno scorso sono state intercettate 119mila utenze, che non significano 119mila persone: in media ogni soggetto intercettato utilizza tre o più utenze; nelle indagini di criminalità organizzata capita di scoprire che gli indagati cambiano anche nove o dieci telefonini. È pertanto corretto dire, 119mila diviso per 3, che sono state intercettate in un anno 39.667 persone».

alfanoalfano e palamara

Solita Italia: mai che ci si metta d\'accordo. Ma questa volta la discrepanza è eccessiva. Sette milioni e mezzo oppure quarantamila? Angelino Alfano, il ministro della Giustizia, ribadisce che il numero delle intercettazioni «è elevatissimo perché per ciascun telefono intercettato si intercetta anche chiunque parla con quello».

E Daniele Capezzone, portavoce Pdl, ribadisce i numeri di palazzo Chigi: «Proprio le cifre diffuse dal dottor Palamara mostrano che Silvio Berlusconi aveva ed ha ragione. Provate a moltiplicare i 130mila telefoni sotto controllo per una cinquantina di telefonate a testa e viene fuori la cifra. Dall\'Anm, dunque, un autogol».

INTERCETTAZIONIINTERCETTAZIONI

La verità forse è nel mezzo. Basta ascoltare i ragionamenti di un tecnico del settore, Walter Nicolotti, presidente del cartello tra imprese specializzate nell\'intercettazione-Iliia, un universo di ditte che lavorano alle dipendenze delle procure e che hanno accumulato uno stratosferico debito di 500 milioni di euro nei confronti del ministero della Giustizia: «Partendo dal dato del ministero - dice Nicolotti - secondo cui sarebbero sotto controllo circa 130 mila telefoni in un anno e considerando che mediamente ogni soggetto (che in gergo chiamano \"target\", ndr) ha in uso circa 5 telefoni, è plausibile pensare che il numero dei target effettivi in Italia sia di circa 26mila soggetti indagati».

E fin qui ci si avvicina ai conteggi dei magistrati. Ma attenzione, «indagati» non è sinonimo di «intercettati». Dice ancora Nicolotti: «Secondo le statistiche americane, ad ogni target possono essere associati da 60 a 100 telefoni di soggetti terzi che colloquiano con quest\'ultimo. E\' plausibile pensare che in Italia esistano un numero più elevato di cittadini intercettati rispetto ai numero di soggetti indagati. Il numero sarebbe comunque nettamente inferiore ai 7,5 milioni di italiani».

SilvioSilvio Berlusconi

Alla fine, dunque, quanti potrebbero essere, secondo le stime dei tecnici, gli italiani che sono stati intercettati? Si oscilla da un minimo di 1 milione e mezzo a un massimo di 3 milioni. Tra Berlusconi che spara al massimo e Palamara che sminuzza al minimo, insomma, la verità potrebbe essere nel mezzo.

Però anche questa cifra va rivista perché c\'è una variabile non indifferente: i tempi di ascolto. La nuova legge fissa per il futuro, tranne che per mafia e terrorismo, il limite inderogabile di 75 giorni d\'intercettazione. Attualmente il limite è legato alla durata delle indagini preliminari e ciò significa due anni. Naturalmente non capita quasi mai che un\'utenza telefonica sia tenuta sotto ascolto per 24 mesi, ma qualche volta sì.

Nel caso della Cricca, ad esempio. E infatti a Fabio De Santis, provveditore alle Opere pubbliche per la Toscana, sono state intercettate sessantamila conversazioni. Quanti ignari interlocutori ha coinvolto? E\' plausibile che siano diverse centinaia, forse un migliaio.

Si spiegano allora i numeri pazzeschi della bolletta telefonica: il ministero della Giustizia paga circa 270 milioni di euro all\'anno in ascolti. Si deve sapere, infatti, che ogni telefonata intercettata è un ottimo affare per le compagnie telefoniche perché la fatturano due volte: al legittimo titolare dell\'utenza e allo Stato che ascolta in segreto. Milioni di telefonate captate ogni anno, altrettanti milioni di euro spesi.

 

BERLUSCONIBERLUSCONI ALFANOe

2- \"COSTIAMO TANTO MA CORRIAMO RISCHI ALTISSIMI\"
Marco Neirotti
per \"la Stampa\"

Se qualcuno ritiene di sapere che siamo tutti intercettati, sul piano tecnico vuol dire che è a conoscenza di intercettazioni illegali, estranee a quelle disposte dalla magistratura, e sospetta i gestori della telefonia - unici canali possibili - di connivenza con attività di quel genere. Per questo preferisco pensare che un\'affermazione simile sia un\'iperbole propagandistica a favore di una legge tanto dibattuta».

Elio Cattaneo, 52 anni, da venti nel settore, è titolare di Sio Spa, una delle tre o quattro società maggiori (sono un centinaio) che forniscono servizi, apparecchiature, programmi alla magistratura. Non vuole entrare in aspetti politici e di privacy: «Spettano a parlamentari, giornalisti, esperti, destinatari dell\'informazione. Io sono un tecnico e contesto numeri e costi così come il governo li propina».

Al di là dell\'iperbole, Berlusconi all\'assemblea di Confcommercio ha parlato di oltre 130 mila intercettati in un anno. Cattaneo: «132.384 sono, secondo dati del ministero della Giustizia, i bersagli messi sotto controllo. Non sono persone: lei ha un telefono fisso a casa, uno in ufficio, un cellulare aziendale, un altro privato. Sono quattro utenze, un unico individuo. Facendo una stima per difetto i 132.384 bersagli corrispondono in realtà a 26.476 persone (all\'80 per cento pregiudicati) su sessanta milioni. Diciamo le cose come stanno».

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E\' vero però che l\'utente multiplo parla con tanta altra gente: «E se no perché intercettarlo quando si pensa che organizzi una strage o venda droga? In quel numero ci sono anche le decisioni emerse durante il lavoro». Alfano le ha chiamate intercettazioni a strascico: «La pesca a strascico è quando tiri la rete e i pesci che capitano capitano. Non si avrebbero i risultati che il governo vanta contro la mafia. Se intercetti un medico corrotto, è inevitabile che la pg, non noi, ascolti tutti quelli che prenotano una visita, e butta via».

Altro discorso sono i costi: oltre 272 milioni di euro fatturati alle Procure nel 2009: «Più di 13 riguardano i tabulati forniti dai gestori (spesa ora eliminata), oltre 45 vanno sempre ai gestori per le intercettazioni, 214 mila alle società per sistemi, apparati, impianti».

Il ministro ha gridato allo scandalo per i costi diversi da un\'area all\'altra: «L\'assicurazione di un\'auto a Bolzano costa la metà che a Napoli. Un conto è mettere microspie a casa sua, un conto è piazzarle in un bar di Palermo muovendo dieci persone anziché due, rischiando la pelle se se ne accorgono, anche se vai sempre accompagnato dalla polizia giudiziaria».

CAPEZZONECAPEZZONE

In questi uffici lavorano un centinaio di persone, ingegneri o diplomati, costruiscono in sede ogni sorta di apparecchiatura per le ambientali, dalla telecamerina alla cimice, forniscono alla Procura i programmi con i quali da una scrivania ascolti al computer quel che si dice in auto e la vedi muoversi su una piantina da navigatore satellitare oppure in un filmato da google map: «Nei costi c\'è il materiale perduto.

Non tanto la cimice, che se la trovano non vengono a portartela e comunque una volta usata si smaltisce, quanto gli strumenti, i ponti per trasmettere». Ci sono, come cimeli, le scatole uguali a quelle elettriche piazzate su pali di Sicilia e crivellate di pallettoni.

Le aziende grandi e piccole non negano di aver fatto ottimi guadagni (i bilanci sono pubblici «e le Procure non pagano in nero») e di difendere il lavoro. Ma sono furiosi per i crediti pregressi. Nell\'ottobre 2008 gli imprenditori maggiori (seguiti poi dall\'associazione dei più piccoli) minaccia di sospendere l\'attività e il ministro Alfano garantisce che i debiti saranno saldati.

Gli imprenditori dichiarano che il debito è intorno ai 300 milioni e lui il 4 dicembre afferma che il Ministero non è in grado di quantificarlo. Nell\'aprile 2009 garantisce di aver avuto fondi, ma chiede uno sconto del 10% e nessuna mora. Alla fine la guerra dei numeri dà queste cifre ufficiali: 450 milioni di debito dichiarato (da fatture) fino alla fine del 2008, altri 280 fatturati entro fine 2009, 214 liquidati, circa 515 di residuo.

Cattaneo: «Non si può dichiarare estinto il debito pagandone pezzettini. Alla fine soccombi, prima i piccoli, poi i grandi. Non pagando, il problema è risolto senza bisogno di legge».
Ma l\'imprenditore sottolinea un dettaglio: «Il ministro Maroni annuncia con trionfo arresti di latitanti e beni sequestrati per 12 miliardi. Sì, certo: grazie alle Procure, alle forze di polizia, alle intercettazioni, irrisorie rispetto all\'incasso del quale sono il motore. In un\'azienda normale in genere non si elimina la spesa che dà risultati simili».

 

 

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