IL VATICANO SI FA LA SUA TELECOM. COSÌ INTERCETTARE IL PAPA SARÀ PIÙ DIFFICILE - FINO A QUANDO LA LINEA INTERNA È GESTITA DA TELECOM ITALIA, LA MAGISTRATURA PUÒ METTERE SOTTO ASCOLTO ANCHE I MINISTRI DI UNO STATO ESTERO QUAL È IL VATICANO - GIÀ OGGI LA SANTA SEDE HA TRE CENTRALI TELEFONICHE INSTALLATE IN PROPRIO AL DI LÀ DEI CONFINI, E NEL SOLO PALAZZO BELVEDERE CE NE È UNA DI ULTIMISSIMA GENERAZIONE - NON SOLO SVIZZERA, LO SCUDO FISCALE HA RIPORTATO CAPITALI ANCHE DALLO IOR - LO “STIPENDIO” DI BENEDETTO: 82 MILIONI E MEZZO DI DOLLARI L’ANNO (IN OPERE DI CARITÀ)

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Franco Bechis per Libero

Da settimane lavorano al progetto tecnico i vertici della Santa Sede e quelli del Governatorato della Città del Vaticano. Il Papa avrà forse entro quest\'anno la sua Telecom privata con tanto di banda larga. La notizia è emersa ieri fra le righe del comunicato con cui il Vaticano ha dato notizia dello stato di salute delle sue finanze, al termine di tre giorni di riunione del Consiglio di cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede.

PapaPapa RatzingerPapPap ratzinger jpeg

Nel comunicato si fa solo un cenno alla nascente Holy Telecom: «Nel periodo in esame il Governatorato, di concerto con la Santa Sede, ha avviato lo studio di una infrastruttura di comunicazione integrata che comprende i servizi di telefonia, internet, dati e video». Nulla di più, anche se fonti ufficiose vaticane spiegano che il progetto nasce da una doppia esigenza. La prima, squisitamente economica, è quella di abbattere le spese rispetto all\'attuale contratto che lega il Governatorato a Telecom Italia.

PapaPapa Ratzinger - Il colpo di sonno - Monsignor Marini gli da un colpetto

ORECCHIE INDISCRETE
La seconda è invece più politica: con una propria rete di telefonia fissa e mobile e di trasmissione dati, il Vaticano riuscirà meglio a proteggere conversazioni e trasmissioni di dati sensibili. C\'è quindi una questione di privacy da difendere e anche la necessità di garantire effettivamente quel che dovrebbe essere garantito in base alla legislazione internazionale e ai trattati con lo Stato italiano: l\'immunità diplomatica di cardinali e funzionari e una richiesta di autorizzazione prima di intercettare le comunicazioni che partono da oltre Tevere.

VATICANOVATICANOLibroLibro VaticanoPapaPapa in Africa

Fino a quando la linea interna è gestita da Telecom Italia, la magistratura può ordinare al gestore telefonico con una certa larghezza di mettere sotto ascolto linee fisse e mobili anche di ministri di uno Stato estero quale il Vaticano è. Se invece l\'origine del traffico è gestito da uno Stato Estero, questa flessibilità e molte incertezze interpretative dei trattati internazionali non ci sarebbero più, perché le regole verrebbero applicate rigidamente.

IlIl Papa Ratzinger Stanco ViaVia col vento in vaticano

Visto l\'indubbio attacco alla Chiesa partito non tanto in Italia, ma in paesi con cui l\'Italia ha obbligo di collaborazione giudiziaria, con una rete interna gestita dallo stesso Vaticano, la riservatezza delle comunicazioni verrebbe meglio assicurata contro abusi che dopo non avrebbero riparazione. A dire il vero già oggi il Vaticano ha tre centrali telefoniche installate in proprio al di là dei confini, e nel solo palazzo Belvedere ce ne è una di ultimissima generazione che ha 5.120 terminazioni d\'utente.

IN MANO ITALIANA
Ma la connessione alla fibra ottica è gestita da Telecom Italia che ne gestisce e assicura per altro la connessioni con altre zone cui la legge concede l\'extra - territorialità, come quelle di San Giovanni in Laterano, di Palazzo San Calisto e di Palazzo della Cancelleria.

Il rapporto di collaborazione non ha dato mai grandi problemi, e d\'altra parte la stessa telefonia italiana è storicamente nata in Vaticano. Il primo impianto telefonico automatico del mondo fu installato infatti da Giovanni Battista Manzi nella Biblioteca apostolica vaticana per collegare fra loro dieci postazioni. Era il 1886. Qualche decennio dopo sempre oltre Tevere Guglielmo Marconi sperimentò il suo primo ponte radio per connettere la Sede Vaticana alla residenza estiva ponitificia di Castel Gandolfo.

PapaPapa Ratzinger e Presidente Napolitano

Nel consiglio cardinalizio durato un triduo no si è parlato solo di telefonia, ma si sono approvati anche i conti economici 2009 come avviene normalmente in tutti i gruppi industriali. Il Bilancio della Santa Sede ha chiuso ancora in rosso di 4.102.156 euro, limitando le perdite fatte registrare l\'anno precedente, quello più duro della crisi internazionale.

DinoDino Boffo e il Papa Ratzingerilil cardinale Ratzinger fotografato da Marco Delogu

Le entrate sono state comunque di 250 milioni di euro, e la spesa è stata sia per la comunicazione (che è l\'attività principale della Chiesa universale) sia per il mantenimento degli Enti vaticani dove lavorano 2.762 persone (766 ecclesiastici, 344 religiosi e 1.652 laici). Anche il bilancio del Governatorato ha chiuso in rosso, ma la perdita di 7,8 milioni di euro è circa la metà di quella registrata l\'anno precedente.

BaciamanoBaciamano di Bossi al Papa Ratzinger Ansa

Le spese qui sono servite a pagare servizi e dipendenti: 1.891 in tutto, quasi tutti laici (ci sono solo 38 religiosi e 27 religiose in servizio). L\'Obolo di San Pietro ha raccolto durante il 2009 82,5 milioni di dollari, più dell\'anno precedente. Mentre lo Ior ha annunciato un\'offerta di 50 milioni di euro \"per le attività di religione del Santo Padre\"

BENEDELLBENEDELL XVI PAPA RATZINGER A MESSA

2 - NON SOLO SVIZZERA, SAN MARINO E BANCHE DEI CARAIBI LO SCUDO FISCALE HA RIPORTATO CAPITALI ANCHE DALLO IOR

Lo scudo fiscale ha creato qualche piccolo problema perfino oltre Tevere. Perché nel lungo elenco dei capitali rimpatriati durante tutte le fasi previste dall\'ultima legge del governo italiano, e cioè fra il 15 settembre 2009 e il 30 aprile 2010, fra gli oltre 170 mila italiani che hanno deciso di riportare a casa beni e capitali, ce ne è anche una ventina che li ha rimpatriati dallo Stato Città del Vaticano.

La maggiore parte di loro ha aderito allo scudo fiscale del governo italiano fra il 15 settembre e il 15 dicembre 2009, rimpatriato fondi che erano depositati su conti correnti dello Ior, la banca vaticana. Qualcuno altro ha colto invece l\'occasione solo alla fine, compiendo la stessa operazione fra il primo marzo e il 30 aprile del 2010.

papapapa ratzinger georg gaenswein

La notizia emerge dal dettagliato rapporto sui rimpatri fisici e giuridici (e sulle operazioni di regolarizzazione dei propri beni detenuti all\'estero) che il ministro dell\'Economia, Giulio Tremonti, ha trasmesso qualche giorno fa alle Camere. La parte più rilevante dello scudo fiscale è stata quella che si è chiusa nel dicembre scorso, prima della proroga (che fra l\'al - tro era fiscalmente meno conveniente).

In quel periodo sono state 153.820 le persone fisiche e giuridiche che hanno aderito al rimpatrio, facendo emergere 95 miliardi di euro e pagando il 5% alle casse del Tesoro. La maggiore parte (92.160 italiani) aveva i propri soldi in Svizzera, ma erano consistenti le operazioni di rimpatrio da San Marino (17.592 soggetti), dal principato di Monaco (9.947), dal Lussemburgo (6.365), dall\'Austria (5.860) e dalla Francia (5.416).

VaticanoVaticano

Molti i paesi occidentali da cui sono rientrati capitali, e rilevanti i soggetti che hanno rimpatriato anche da alcuni paesi dell\'Est europeo in cui le imprese italiane da anni hanno trovato nuovi mercati e insediamenti produttivi (808 sono ad esempio rientrati dalla Romania, 335 dalla Repubblica Ceca, 257 dalla Croazia e 191 dall\'Ungheria). Sono stati in quel periodo 2.490 italiani quelli che hanno rimpatriato i propri capitali da 93 paesi minori.

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È in quella lista che si cela il piccolo drappello in fuga dallo Ior, e di cui naturalmente è protetta l\'identità come stabiliva la legge. Ma fra i 93 paesi ce ne sono molti in cui era difficile immaginare qualcuno nascondesse le proprie fortune: dalla Svezia e la Finlandia (in cui il fisco picchia davvero), al Belize, alla Mongolia, all\'Albania fino alla Bosnia, all\'Armenia e all\'Azerbaijan.

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C\'è perfino un piccolo gruppetto che ha rimpatriato i propri capitali dai Territori dell\'autono - mia palestinese, che certo sulla carta non sembravano la cassaforte più sicura del mondo. Nella seconda fase dello scudo, fra il 30 dicembre2009eil 28 febbraio 2010,sono emersi fra rimpatri e regolarizzazioni 4 miliardi di euro. Ancora una volta in testa alla classifica dei paesi da cui si è scappati c\'è la Svizzera (fuggiti in 6.231) davanti a San Marino (1.094), terzo posto per la Francia (665) e nella top ten anche la Romania.

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Meno sorprendente la lista dei paesi minori: in 732 sono scappati da 65 paesi, ma nella nuova lista figuravano soprattutto paradisi fiscali. Uniche curiosità i rimpatri da Capo Verde, dal Niger e dalla Malesia. Nell\'ultima fase dello scudo (1 marzo- 30 aprile 2010) sono emersi altri 5,1 miliardi di euro. Vetta della classifica immutata per i paesi da cui si è fuggiti: Svizzera (7.405), Francia (1.410) e San Marino (1.281).

In fondo alla classifica ci sono 1.553 italiani che sono fuggiti da 84 paesi minori. E ancora una volta figura un piccolo drappello che la ha rimpatriato i suoi depositi dallo Ior in Città del Vaticano. Insieme a loro anche qualche rimpatrio dal Burkina Faso e dal Gibuti.

LO \"STIPENDIO\" DI BENEDETTO: 82 MILIONI E MEZZO DI DOLLARI L\'ANNO (IN OPERE DI CARITÀ)
A. M. per Libero

Quanto guadagna il Papa? 82 milioni e mezzo di dollari l\'anno. Per la prima volta, si fa notare negli ambienti finanziari della Santa Sede, è scattata un\'operazione trasparenza che testimonia il cambiamento di un\'epoca. Non si tratta della cifra necessaria per i viaggi pontifici, che cadono sotto altre voci di bilancio. Né delle necessità personali del Santo Padre.

Semmai è il contrario, perché tutto quello che incassa, il Papa lo spende a favore dei bisognosi. Sarà anche per questo che si rivela positivo l\'ammontare delle offerte provenienti dalle Chiese di tutto il mondo e dirette al Papa per le opere di carità e solidarietà. Nel 2009 le offerte per il cosiddetto Obolo di San Pietro hanno raggiunto la cifra complessiva di 82.529.417 dollari, secondo quanto ha reso noto ieri la Sala stampa della Santa Sede.

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I maggiori contributi nel 2009 risultano pervenuti dai cattolici degli Stati Uniti, dell\'Italia e della Francia. Si conferma significativo, in rapporto al numero dei cattolici, il contributo proveniente da Corea e Giappone.

A sostegno della struttura centrale della Chiesa, i vescovi, per il vincolo dell\'unità e della carità, hanno versato, secondo le possibilità delle loro diocesi, l\'importo di 31 milioni 516.020 dollari. L\'apporto più rilevante è stato presentato dalle diocesi degli Stati Uniti, seguite da quelle della Germania.

Come è noto, comunica sempre la Sala stampa vaticana, tali contributi sono da distinguersi da quelli stabiliti da accordi bilaterali, come per esempio l\'otto per mille in Italia, di cui non beneficia la Santa Sede, ma che sono destinati alle Chiese particolari, per attività di culto e carità.

Vi sono infine le offerte pervenute da altre istituzioni, tra cui l\'Istituto Opere Religiose (Ior), la banca vaticana, che ha donato 50 milioni di dollari per le cosiddette attività di religione del Papa, cioè le opere di misericordia e di beneficenza. Rimane soltanto la curiosità sulla destinazione del denaro. Ma la carità del Pontefice si esercita nel segreto, secondo il detto \"non sappia la tua mano destra quello che fa la sinistra\".

 

 

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