GIAN-FIASCO FINI STORY, UN POVERO UOMO MAI BACIATO DALLA FORTUNA (CON LE DONNE) - 1- ALL’INIZIO SBUCA DANIELA DI SOTTO, PRIMA MOGLIE CHE FINI STRAPPA DALLE BRACCIA DEL PICCHIATORE FASCISTA SERGIO MARIANI (CHE REGOLò I CONTI CON UN’INTERVISTA AL VETRIOLO). DANIELA FINISCE POI INTERCETTATA PER UNA STORIA DI MALASANITà IN DUPLEX CON CHECCHINO PROIETTI, SEGRETARIO PARTICOLARE DI GIAN-MENEFREGO - 2- PRIMA DI FINIRE NEL TRITACARNE DELLA FAMIGLIA TULLIANI, FINI DEVE TRAPASSARE I PETTEGOLEZZI SULLA PRESUNTA LOVE-STORY CON STEFANIA PRESTIGIACOMO. LE CHIACCHIERE ALLA ‘CAFFETTERIA’ CAUSARONO LA ROTTURA COI COLONNELLI LA RUSSA E MATTEOLI - 3- L’AMORALE DELLA FAVOLA: Più CHE DA BERLUSCONI, FINI DEVE STARE LONTANO DALLE DONNE

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1 - 2007 - I DIARI DELLA FAMIGLIA FINI: IL PRIMO MATRIMONIO - SERGIO MARIANI, IL PRIMO MARITO DI DANIELA DI SOTTO, IN UNA INTERVISTA APPARSA IN WWW.COLLETTIVAMENTE.IT
 Intervista di Marco Damilano per l\'Espresso - http://notepersonali.blogspot.com/2010/08/i-diari-della-famiglia-fini-il-primo.html -,

Pochi sanno che il grande Moralista, il Gianfranco Fini che non perdona niente a nessuno, ha sposato una donna già sposata. Ebbene sì, la prima moglie di Fini, Daniela, era già sposata quando iniziò una relazione clandestina con Gianfranco Fini. Ecco un\'intervista significativa al primo marito della donna, Sergio Mariani.

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La vicenda tra me, Gianfranco e Daniela dovrebbe avere lui il coraggio di raccontarla. Io ho sempre avuto la dignità di viverla... Dieci giorni fa la separazione tra Gianfranco Fini e la moglie Daniela DiSotto. Un passo politico, annunciato con un comunicato, l\'ennesimo strappo del leader di An dal suo passato. E dal passato oggi riemerge il terzo lato del \'triangolo nero\': Sergio Mariani, il primo marito di Daniela, all\'epoca grande amico di Gianfranco.

Protagonista di un episodio oscuro: il 10 marzo 1980 si sparò all\'addome mentre Daniela stava andando dall\'avvocato per ufficializzare la separazione e la sua relazione con Gianfranco. Da allora Mariani non ha mai parlato: rompe per la prima volta un silenzio lungo decenni perché, spiega, \"mi ritrovo a vivere impotente uno scenario molto simile a quello di allora per colpa della protervia altrui\".

In questi anni Mariani, coinvolto in numerose vicende giudiziarie, è stato dirigente di An, è membro dell\'Assemblea nazionale del partito e non ha mai smesso di frequentare Fini. Nel 2006 i rapporti si sono interrotti: \"Fini sta rovinando la vita dei miei figli, delle persone che amo, di quelli con cui ho lavorato. So quanto mi può costare quello che dico, ma non ci sto. Non uscirò mai con i miei piedi dal partito\".

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Quando ha conosciuto i due Fini? \"Daniela l\'ho vista nella sezione Msi del Quadraro, a Roma, dove c\'era una forte presenza dei rossi. Una ragazza molto determinata, in realtà esprimeva una grande femminilità. Era, come si dice, da bosco e da riviera. Gianfranco l\'ho incontrato nel \'73 nella sede del Fronte della gioventù di via Sommacampagna. Vestiva in trench o con un cappotto di pelle nera. Frequentava la corporazione studentesca di cui era responsabile Maurizio Gasparri. Aveva una penna brillante, fiorivano i giornaletti, servivano persone che sapessero scrivere\".

Lei era invece un uomo d\'azione, diciamo così. La chiamavano Folgorino...\"Avevo partecipato al XXIX corso della Folgore ed ero molto rapido. Ma il mio vero soprannome era il Legionario, sono stato nella Legione straniera. A Roma sono arrivato nel 1972, dopo un mandato di cattura: a Milano avevo picchiato un ragazzo, gli avevo fatto parecchio male. Il Msi era monolitico, stretto attorno a Giorgio Almirante. Una volta le sue segretarie, le sorelle Ornella e Gila, ex combattenti della Rsi, mi chiesero davanti a lui: \'Se ti desse uno schiaffo, tu che faresti?\'. E io: \'Glielo ridarei\'. Almirante sorrise: capiva il carattere delle persone\".

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Chi c\'era allora nel Fronte della gioventù? \"Tutti gli attuali dirigenti di An. Ero a fianco di Teodoro Buontempo, con lui nel \'72 aprimmo la sede di via Sommacampagna 29, ho la residenza ancora lì, mai cambiata. Il partito per me è una comunità. Del fascismo mi piaceva il nome: le individualità unite per un obiettivo comune\".

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E Fini? Che ruolo aveva? \"Fini era emarginato, distaccato. E poi raccontava cose false: che proveniva dalla Giovane Italia di Bologna, che abitava in piazza di Torre Argentina e invece stava a Monteverde, che era figlio di un alto dirigente di una multinazionale del petrolio. Alcuni di noi sospettarono che fosse un infiltrato della polizia. Una sera decidono di dargli una lezione, bastonarlo. Salgo anch\'io in macchina. Lui si accorge del pedinamento, scappa, si infila in un palazzo. Io lo seguo da solo, entro, scendo giù. Trovo Gianfranco rannicchiato in un sottoscala. Mi prende le gambe e mi dice: \'Sergio, che colpa ne ho se non ho il vostro coraggio?\'. Mi sembrò un atto di sincerità. Ho visto il Fini sempre ingessato che si apriva. Diventammo amici\".

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Vi vedevate anche con Daniela? \"Mi sono sposato con lei nel 1976. Una volta andammo in tre a vedere \'Apocalypse Now\' e Gianfranco e Daniela applaudirono la scena della cavalcata delle valchirie e degli elicotteri. Nella scena successiva, quando la vietnamita fa saltare in aria gli americani, in sala esplose un applauso contro di noi. Si accesero le luci, alcuni poliziotti ci protessero, ci allontanammo di corsa, mestamente\".

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In quegli anni Fini si dichiarava fascista? \"Fini non è mai stato fascista. Allora diceva di essere mussoliniano. Ma lui non è né fascista né mussoliniano. È una persona che ha un profondo culto della personalità: la propria. È il suo limite. Un uomo che non è all\'altezza della libertà degli altri\".

Mariani, lei è stato più volte condannato per atti di violenza. Mentre Fini oggi è uno statista. Non le pare di esagerare? \"Sì, è vero, ho praticato, anzi, ho vissuto la violenza. Il mio avversario era il nemico, quello dello slogan \'Uccidere un fascista non è reato\'. Avevo accettato le regole del gioco. Dopo ho capito che erano condotte da organismi superiori, il sistema, ma nel 1974-75 si alza il livello dello scontro con la sinistra: dai cazzotti si passa ai bastoni - io usavo il manico di piccone, segato nell\'ultima parte perché si spaccava con i colpi - poi le spranghe, i coltelli e infine le armi.

SALUTOSALUTO AL CAMERATA

Ci segnò la morte di Mario Zicchieri, \'Cremino\', ucciso barbaramente a sedici anni. Il giorno prima aveva comprato un disco di Lucio Battisti, Daniela glielo aveva chiesto in prestito. Si era creata una organizzazione interna, il Msi per la lotta popolare, per condizionare il partito in una difesa più convinta dei suoi ragazzi e accettare la logica dello scontro. La maggioranza dei giovani aderì,anche Fini firmò il loro manifesto\".

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Fini estremista? Impossibile. \"Lo spinse il desiderio di essere accettato. Lo stesso che lo porta a proporre il Corano nelle scuole. La verità è che non è mai stato considerato da quelle frange, esattamente come oggi non lo accettano fino in fondo alcuni settori economici, finanziari, religiosi. Si dice che Fini sia una persona fortunata, ma in realtà è un utilizzatore del gratta-e-vinci della politica. Non si può non avere un progetto. Non si può passare da un estremo all\'altro, con indifferenza. Quando a Fiuggi nacque An, volle spegnere la luce come simbolo del nuovo corso: l\'ultimo dei messaggi che avremmo dovuto dare. Per lui, invece, si trattava di allontanare ogni cosa che avesse fatto parte del suopassato\".

19761976 - Gianfranco Fini (24 anni) e Gorgio Almirante GianfrancoGianfranco Fini e Giorgio Almirante lasciano il Quirinale - 1988 - Dal Corriere

Quando seppe che Fini aveva una relazione con sua moglie Daniela? \"La loro conoscenza si approfondì in una visita alla tomba del Duce con un pullman di camerati romani nel 1979. Vivevamo insieme sotto lo stesso tetto, ma Daniela e Gianfranco avevano cominciato una relazione clandestina nella casa di una dipendente del \'Secolo\', collega di Daniela. Venni a sapere qualcosa, chiesi spiegazioni e lei mi rispose: non è vero, te lo giuro sul nostro bambino morto. Ebbi uno scontro fisico con chi mi aveva raccontato quella cosa e aveva messo in dubbio la parola della mia donna. Io ho creduto a Daniela, in ogni caso\".

Cosa successe il giorno della sparatoria? \"Non ricordo. È una rimozione. La vicenda si è svolta come tutti e tre sappiamo bene. Se sono arrivato a spararmi è perché Fini ha inciso pesantemente. Mi aveva portato di fronte al fatto di essere responsabile del fallimento del mio matrimonio. La colpevolizzazione mi ha messo in un profondo stato depressivo rispetto al quale non avevo possibilità di ritorno né di perdono di me stesso\".

GianfrancoGianfranco Fini con Almirante nel 1978alemannoalemanno giovane fascista

Prova rancore, odio nei loro confronti? \"Se Daniela quando eravamo ancora sposati si è innamorata di Fini non ha nessuna colpa, il sentimento non si può gestire. Il problema non sta nel tradimento dell\'amore, ma nell\'errore di Fini: il tradimento dell\'amicizia, di un vincolo di comunità. Ma Fini ha già il potere e lo esercita. Chi si mette di traverso viene esautorato dagli incarichi politici. Il dopo fu ancora più imbarazzante: restai nel partito, nonvolevo andarmene per responsabilità che non avevo. Mi chiesero di trasferirmi al Nord, Fini non vedeva l\'ora di allontanarmi da Roma. Almirante lo bloccò: \'Mariani non si muove\'\".

BocchinoBocchino Almirante prima dopo - Nonleggerlo Blog

Lo ha mai affrontato? \"Sono cose che deve raccontare Fini. Il personaggio pubblico è lui. Oggi sono rabbioso per l\'ingiustizia che sto subendo. Alcuni colonnelli sono affascinati dalla capacità di Fini di raggiungere gli obiettivi, forse sperano di vincere sulla ruota della fortuna. Sono l\'unico dirigente dell\'epoca che non è diventato parlamentare\".

GasparriGasparri con Almirante

A causa delle condanne per violenza? \"No: era stato rotto un braccio a un ragazzo di Sommacampagna, corsi al liceo Plinio e picchiai il responsabile, fui preso dai carabinieri. Alemanno stava da quelle parti, fu arrestato anche lui e quando arrivai in caserma era legato con le manette al termosifone e lo stavano picchiando selvaggiamente. Poi è diventato ministro. Ai dirigenti di An chiedo: oggi tocca a me, quando toccherà a voi, per quello che rappresentiamo? Io pago per lesa maestà, per aver offeso questo imperatore che brilla di luce propria\".

Perché esce allo scoperto? \"Sono di fronte al fallimento delle mie attività, senza colpa. Lavoro come intermediatore editoriale, per assicurarmi al minor costo possibile la stampa di manifesti, volantini, altre attività, per conto del partito. An mi deve 750 mila euro per quanto riguarda la Federazione romana, per le campagne elettorali provinciali del 2003 e europee 2004, più 90 mila per la campagna europea di Adolfo Urso.

Ho attaccato un manifesto in cui denunciavo tutto. Ho sperato che Fini facesse qualcosa. Con lui ho continuato ad avere rapporti corretti fino all\'estate 2006, quando vengono da me i carabinieri che indagano su Marco Buttarelli, segretario amministrativo di An di Roma. Buttarelli mi aveva dato il 10 per cento di quanto mi deve An: 70 milaeuro, senza Iva, e non 84 mila che sarebbero state regolarmente fatturate da una delle società beneficiarie ed esecutrici del lavoro. La mia colpa è che non dico ai carabinieri a chi li ho dati. Faccio sapere a Fini che ho agito in modo corretto. Da questo momento si interrompe ogni rapporto\".

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Perché non li ha denunciati?\"I panni sporchi si lavano in famiglia. Di recente li ho citati in giudizio. Questi soldi mi sono dovuti non solo perché ho eseguito il lavoro, ma perché esisto. Dichiarerò ai quattro venti cosa è diventata An, quali ricatti governino il vivere sociale di un partito assolutamente non democratico. Non do la responsabilità solo a Fini. All\'indomani del manifesto vengo chiamato da Donato La Morte, che michiede di mettere a posto la vicenda. Mi dicono che se ne occuperà l\'avvocato Bongiorno. Giulia Bongiorno è persona spiritosa, cambiale in scadenza al partito: una che diventa deputata, ma non prende la tessera quasi che la nostra sia la storia di un branco di imbecilli. Ma la transazione è una colossale presa in giro\".

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La Bongiorno è il legale di Fini e signora nella separazione. Perché si lasciano oggi? \"La separazione è una tappa nel percorso di onnipotenza di quest\'uomo. Lui l\'aveva già lasciata negli anni Ottanta, ma Daniela non lo accetta. Se questo oggi avviene è per altri motivi. Chi ne deve trarre lezione sono gli altri dirigenti di partito: il fatto è di uno squallore terrificante, una violenza che questa donna sta subendo, con una vicenda giudiziaria ridicola che vede coinvolta Daniela, il fratello di Fini, la cognata di Fini, il segretario di Fini Checchino Proietti. Cosa farà ora Fini? Andrà all\'anagrafe a cancellare il cognome del fratello? Licenzierà Checchino?\".

Con Daniela oggi che rapporti ha? \"Due anni fa in un\'intervista ha raccontato che ordinai una spedizione punitiva contro Fini. Ma ero in coma, non potevo ordinare nulla. Mi amareggia l\'ignavia di un partito che non difende un suo dirigente dalle accuse perché provengono dalla donna del capo. Daniela ha anche rivelato la nascita del nostro figlio che ha vissuto dieci minuti in incubatrice. Non è così: purtroppo il bambino nacque morto. Ma non ho nessun odio nei suoi confronti. Vorrei solo che Daniela fosse più se stessa, che interpretasse una politica con lo stile che lei definiva borgataro e che non è denigrante: è un modo schietto di vivere\".

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Che cosa si aspetta ora da Fini? \"Si vuole dimostrare che talmente insignificante è il mio ragliare che il problema è solo avere la pazienza che io muoia. Io muoio, ma il mio ragliare lo farò pesare come il rullo di mille tamburi. Non sono una persona che capitola di fronte alla forza. Sono uno che combatte fino alla morte, e anche dopo. A questa violenza, questa sì non so dove Fini l\'abbia imparata, io reagisco con la violenza che sapevo esprimere. Una volta si diceva: allo sfidante la scelta delle armi. Io non le ho scelte, le accetto. Quali che esse siano\".

2 - QUANDO LE INTERCETTAZIONI PIZZICARONO DANIELA DI SOTTO, FINI ALL\'ATTACCO:
\"GOGNA MEDIATICA CONTRO MIA MOGLIE\"
Repubblica del 9 giugno 2006

Prima i colonnelli che serrano le fila, coesi nel difendere il partito dalla \"martellante campagna di stampa che appare finalizzata a danneggiare gravemente An\". Poi, l\'intervento diretto del leader, colpito molto da vicino dalla pubblicazione delle intercettazioni perché fra gli attori di quei dialoghi c\'è anche Daniela Di Sotto. Gianfranco Fini si dice \"indignato\" per \"la gogna mediatica\" contro sua moglie, le intercettazioni servono, dice, \"ma qualcuno ne ha abusato\" perché è \"immorale leggere quelle di persone che non sono indagate\".

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\"Le gogne mediatiche non fanno onore
a chi le mette in campo\". Così Fini critica l\'uso delle intercettazioni da parte dei mass media. Il presidente di An ringrazia \"i tanti colleghi di partito\" per la nota con la quale si stigmatizza un atteggiamento che induce a pensare a \"un tentativo di dare, di Alleanza Nazionale, un\'immagine che non corrisponde alla verità\".

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\"Indignato per evidenti ragioni anche di tipo familiare\". Fini ritiene che non sia sufficiente \"essere mia moglie, essere legati da un vincolo\" per \"meritare atteggiamenti sospetti o, peggio ancora, gogne mediatiche\". Il leader di An si dice \"fiducioso che il tempo sia galantuomo\" ma osserva: \"La storia recente è piena di episodi nei quali, una volta che si è determinato un danno, poi quasi mai chi lo ha causato ne paga le conseguenze\".

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\"Intercettazioni servono per accertare delle responsabilita\". Ma non bisogna abusarne: così Fini riconosce l\'utilità dello strumento. \"Il problema è che non bisogna abusarne, e pare che l\'Italia sia il paese più intercettato del mondo, quindi uno ne ha abusato\".

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\"Immorale\" coinvolgere i non indagati. Fini definisce \"disdicevole e immorale\" che \"alcuni stralci di intercettazioni relative a persone che non sono indagate e che hanno l\'unico torto, in qualche modo, di essere legate a persone più famose o di esser citate da persone famose, si ritrovino sbattute in prima pagina\". Un aspetto, questo, \"relativo alla deontologia professionale, ammesso che qualcuno avverta ancora la necessità di tutelare questo valore\". Ma anche un \"aspetto patologico\" che sarebbe \"sfuggito di mano, penso - osserva Fini - anche alle autorità preposte. Credo che anche l\'Authority per la tutela della privacy si stia ponendo il problema\".

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La nota dei fedelissimi. L\'inchiesta di Potenza scuote le acque interne al partito. Gli esponenti di An chiedono che il governo ponga fine alle \"inopportune\" divulgazioni delle intercettazioni, ma sono decisi a fare chiarezza in casa. Tanto che qualcuno già chiede la convocazione della direzione di An. \"Si vuole colpire l\'immagine del partito\", ma \"non ci lasceremo intimidire\". An è \"legittimamente turbata\" ma intenzionata a \"portare avanti il proprio progetto politico di ammodernamento e di maggiore efficienza della giustizia\".

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\"Martellante campagna di stampa\". Altero Matteoli, Ignazio La Russa, Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Mario Landolfi, Alfredo Mantovano, Cristiana Muscardini, Domenico Nania, Andrea Ronchi, Francesco Storace, Mirko Tremaglia e Adolfo Urso spiegano: \"A fronte di un\'indagine giuridica complessa che vede coinvolte persone di diversi ambienti per comportamenti che spetterà alla magistratura valutare attentamente\", An registra una martellante campagna di stampa che sembra finalizzata a danneggiare gravemente An nella sua immagine e credibilità\".

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3 - ANNO 2007 - FINI: \"SONO INDIGNATO PER LE CALUNNIE - SU PRESTIGIACOMO SQUALLIDO GOSSIP\"
http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/politica/fecondazione3/fecondazione3/fecondazione3.html - 16 giugno 2007

Dopo Stefania Prestigiacomo anche Gianfranco Fini dice la sua sul pettegolezzo che li vuole uniti da un\'affettuosa amicizia, tanto affettuosa da influenzare le scelte del ministro degli Esteri in materia di referendum sulla fecondazione. Ieri Stefania Prestigiacomo aveva manifestato la sua indignazione nell\'intervento a Porta a Porta, oggi Gianfranco Fini dichiara tutto il suo sdegno per le voci che circolano e che sono state riportate dalla stampa.

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\"Provo indignazione per le maldicenze, le illazioni e le gratuite insinuazioni con cui si è cercato di spiegare le ragioni della mia meditata decisione di votare sì per tre referendum - dice il ministro degli Esteri -. Indignazione che diventa autentico disgusto per il fatto che non si è esitato a coinvolgere in uno squallido gossip di stampo maschilista il ministro Prestigiacomo, cui rinnovo la stima e l\'apprezzamento\".

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Quelle che nei giorni scorsi erano voci sussurrate sono diventate grida dopo che Gianfranco Fini ha annunciato che al referendum sulla fecondazione voterà sì a tre dei quesiti proposti, una decisione che contrasta con la linea di An e che ha scatenato numerose polemiche sia all\'interno del partito, sia nello schieramento di governo. Il ministro Prestigiacomo già da tempo ha reso pubblica la sua adesione al fronte del sì e ora, stando alle malelingue, avrebbe convinto anche Fini.

Stefania Prestigiacomo nel suo intervento televisivo ha interpretato il pettegolezzo come la prova del \"clima intimidatorio della campagna referendaria\" sfociata, afferma la titolare delle Pari Opportunità in \"calunnia pubblica e privata\". \"La politica è maschilista - ha detto Prestigiacomo - se uno trova convergenze ad alto livello subito parte il gossip\" e si scatenano \"campagne di linciaggio\" che \"non sono piacevoli per nessuno\".

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Prestigiacomo ha sottolineato che nel rendere pubblica la sua posizione sulla fecondazione il ministro degli Esteri ha \"compiuto una scelta coraggiosa\", che qualcuno ha trovato il \"modo per infangare\". Sia Gianfranco Fini, sia Stefania Prestigiacomo sono sposati e hanno figli. Secondo quanto ha dichiarato il ministro per le Pari Opportunità i loro rapporti di lavoro si sono consolidati durante il viaggio nei paesi colpiti dallo tsunami lo scorso gennaio.

 

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