in bambola non solo palazzo chigi ma anche il colle - Una crisi di governo che dovesse esplodere per smentire gli accordi Nato, sullo sfondo di una mozione Onu che l’Italia ha accettato suonerebbe come drammatica smentita anche delle posizioni sostenute dall’amerikano Napolitano - la maggioranza politica non esiste più. Esiste ancora, forse, una maggioranza numerica grazie ai \"Responsabili\", ma è proprio quello il ramo dell’albero che Bossi sta segando...

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Stefano Folli per il Sole 24 Ore

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Una crisi di governo sulla politica estera assomiglia molto a un suicidio internazionale. Ancora peggio una crisi che dovesse esplodere per smentire gli accordi Nato, sullo sfondo di una mozione Onu che l\'Italia ha accettato. E infine, ipotesi in assoluto pessima, una crisi che prendesse forma all\'indomani delle dichiarazioni ufficiali del presidente del Consiglio, rese ai maggiori alleati, in cui si annunciano i bombardamenti «mirati» in Libia della nostra aviazione.

napolitanonapolitano berlusconi

Non siamo a quel punto e con ogni probabilità non ci arriveremo. Ma ieri è stato fatto un discreto passo avanti verso questo scenario disastroso, con effetti sull\'immagine dell\'Italia nel mondo che è facile immaginare. Di sicuro i rapporti fra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi sono ai minimi termini e la Lega ha attaccato frontalmente il premier per bocca del ministro dell\'Interno, Roberto Maroni, che ha concordato ogni parola e ogni aggettivo con il leader storico.

Erano anni che non ascoltavamo certi toni leghisti nei confronti di Berlusconi: per la precisione dal 1994-95, quando sprofondò il primo tentativo di collaborazione. Negli ultimi anni siamo stati sommersi da messaggi reciproci di amicizia eterna e si è parlato mille volte, a ragione, di un patto di ferro fra il Pdl e il Carroccio.

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Cosa è cambiato? Non è solo la Libia, anche se la gestione della guerra alle porte di casa ha fatto da detonatore al malessere leghista. C\'è molto di più. Questioni generali: la debolezza della leadership berlusconiana, peraltro sempre più solitaria e refrattaria a condividere con l\'alleato le decisioni più importanti; l\'eterno duello con le procure, a cui tutto il resto viene subordinato; il procedere a strappi, in base agli umori del momento; gli spazi e le poltrone offerti ai cosiddetti «Responsabili», sempre visti con sospetto dalle parti di via Bellerio.

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Temi più specifici: la tendenza a trasformare il voto amministrativo a Milano in un referendum intorno alla figura del premier (compreso il caso Lassini, che ha indispettito la Lega); la vicenda Parmalat, malcondotta, alla base ieri del grido di battaglia bossiano («siamo una colonia francese»); l\'immigrazione, con Berlusconi che dice a Sarkozy: «Avete ragione, voi accogliete cinque volte più immigrati di noi»; la questione nucleare.

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Si potrebbe continuare. Ma forse ciò che davvero ha irritato Bossi è stato vedere come il presidente del Consiglio minimizzasse quasi con sarcasmo le obiezioni leghiste («Tutto a posto con Umberto; si sa, lui deve fare la campagna elettorale»). A quel punto una strategia di lungo periodo fondata sulla pari dignità (e sul disegno leghista di succhiare voti al Pdl nel Nord) è andata in pezzi. La prima vittima dei bombardamenti sulla Libia, del tutto invisi agli elettori del Carroccio (e a quanto pare non solo a loro), è l\'equilibrio su cui si fonda il governo Berlusconi.

GuerraGuerra in Libia

Ora si tratta di verificare quello che accadrà nelle prossime ore. Stando agli avvenimenti di ieri, la maggioranza politica non esiste più. Esiste ancora, forse, una maggioranza numerica grazie ai «Responsabili», ma è proprio quello il ramo dell\'albero che Bossi sta segando. Occorre capire come si svilupperà il «passaggio parlamentare» cui ha alluso Maroni. Il presidente della Repubblica, come sappiamo, l\'aveva giudicato inutile nella sua dichiarazione di martedì. Ma a questo punto è inevitabile, visto che ormai lo reclama anche l\'opposizione (che tuttavia sulla Libia continua a essere divisa).

GuerraGuerra in Libia e

È chiaro che una crisi di governo suonerebbe come drammatica smentita anche delle posizioni sostenute da Giorgio Napolitano. E questa è una ragione in più per salvare il salvabile. L\'ipotesi è una mozione di maggioranza che recuperi la Lega attraverso una serie di precisazioni, alcune delle quali già contenute nel documento votato tempo fa in commissione. E dunque richiamo stringente all\'Onu, limiti alle missioni aeree per circoscrivere l\'uso della forza, garanzia che non ci sarà un\'«escalation» sul terreno, linea severa sull\'immigrazione clandestina, eccetera.

GuerraGuerra in Libia

Che tutto questo basti a placare Bossi, a pochi giorni dalle elezioni, è da capire. Dipende da quello che si vuole. Se la Lega non intende aprire la crisi sulla politica estera, come sarebbe ragionevole, il margine per un compromesso si troverà. Nonostante la durezza dello scontro e l\'atteggiamento insofferente di Berlusconi. È in gioco, bisogna ricordarlo una volta ancora, la credibilità internazionale dell\'Italia, che rischia di scendere al livello del quarto mondo.

GuerraGuerra in Libia

Un compromesso non sanerebbe le ferite profonde della coalizione, che come si è detto vanno al di là della questione libica e minano in maniera ormai irreversibile la legislatura. Però un minimo d\'intesa eviterebbe lo sconquasso, in attesa di vedere come andrà il voto di Milano e di altri centri.

Dopo la sfuriata, il compromesso è l\'unica strada a breve termine. E di questo è consapevole dietro le quinte anche il Quirinale.

 

 

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