SPOON RIVER AD ARCORE - SULLE ORME DI EDGAR LEE MASTERS, MARCO DAMILANO LAPIDEGGIA IL CREPUSCOLO BERLUSCONIANO - IL GOVERNANTE LETTA, LA VEGGENTE VERONICA E IL DIAVOLO ALFONSINA: “LUI SI VANTAVA: IL DOTTOR GIANNI, UN MIO DIPENDENTE. E NON INTUIVA CHE ERA LUI A DIPENDERE DA ME” - “LO OSSERVAI MENTRE SI FACEVA IN MILLE PEZZI. ERA IL POTERE ED ERA FINITO NELL’IMPOTENZA” - “Immobilizzare una Nazione nell’eterno presente di quel volto d’uomo, i capelli di vetro, il viso di farD...\"

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Pubblichiamo tre estratti dall\'ultimo libro di Marco Damilano, \"Spoon River di Arcore-Antologia di un Impero al crepuscolo\" (Aliberti). Ne \"Il Governante\", \"Veronica\" e \"Il Diavolo\" si riconoscono senza fatica le fattezze di Gianni Letta, Veronica Lario e Alfonso Signorini.

SPOONSPOON RIVER AD ARCORE


Tratto da \"Spoon River di Arcore-Antologia di un Impero al crepuscolo\", di Marco Damilano (Aliberti)

1 - IL GOVERNANTE
Per intuire cosa mi mosse in vita, cari amici,
avreste dovuto vedermi quando celebravo la Morte.
Quando partecipavo a un funerale, quando componevo un necrologio.
E del defunto incensavo la Sua Personalità, prorompente e affascinante,
la Sua Conversazione, colta e brillante,
e la Sua Amicizia, così vera e così - naturalmente - appassionante...
Facevo infine quel che avevo sempre sognato.
Orchestrare un requiem,
scomparire in un tripudio d\'archi e violini.

Fui il direttore di un giornale che non scrisse mai una riga.
Fui il politico che mai si candidò, mai s\'iscrisse a un partito, mai prese la parola.
Fui il Governante che nessuno aveva mai votato.
Un pulviscolo sopra ogni cosa.
Un veleno diluito in una coppa fruttata.

veronicaveronica berlusconi

Ci presentò donna Maria, la prima volta le apparimmo entrambi intimiditi.
Conquistai la sua fiducia in una sera. Ciò che sapevo fare meglio.
Di me si fidavano ambasciatori, banchieri, dirigenti dello Stato, ministri, cardinali e papi.
Da me venivano gli avversari: un consiglio, un interessamento, un favore.
Li accoglievo, ossequioso, con la mano già tesa, il sorriso cortese,
il capello scolpito, il ginocchio appena prono.
Li confondevo tutti con la mia pieghevolezza.

«Sono qui, al servizio», li rassicuravo - essere gentili non costa niente, anche quando si uccide qualcuno.
Lui si vantava: il governo della Nazione in mano al Dottor Gianni, un mio dipendente.
E non intuiva che, ormai da tempo, era Lui a dipendere da me.
Lui era la luce, io l\'ombra.
Lui era tutto, io il Nulla.
Ma è il Nulla che regge il mondo.

BERLUSCONI-VERONICABERLUSCONI-VERONICA

È questa teoria di salottini affollati che si spalancavano quando entravo a casa di Maria.
Questo brusio annoiato, questo tintinnio di argenteria russa, questi stucchi candidi, queste tende damascate,
il vassoio d\'argento con i segnaposto: Alba, Meriggio, Tramonto.
Queste conversazioni mediocri di organigrammi e di compensazioni, è questo che ci tiene.
Il Potere è la lista degli invitati a cena.
Il Potere è un catering senza sapore, come quelli del mio consuocero.
Il Potere è un amabile, adorabile Nulla,
lo scrissi nel mio necrologio.

2 - VERONICA
Nacqui Miriam,
mia mamma mi chiamava Raffaella,
sul palcoscenico fui Stella, e poi Suzanne,
ma per il ruolo più importante presi il nome di Veronica.
Filavo con un ragazzo della mia città che studiava teatro, io sognavo di fare la scultrice.
Lui divenne farmacista, sul palcoscenico andai io.

SILVIOSILVIO BERLUSCONI GIANNI LETTA

Avevo appena finito di recitare quella sera,
la scena in cui restavo a petto nudo,
a fissare il turbamento degli uomini in prima fila.
Mi bussarono al camerino, con un enorme mazzo di rose rosse:
«Il Dottore vuole complimentarsi con te».

Non lo avevano di certo colpito i miei occhi, e neppure la mia voce.
Ma il complimento, che abbia aderenza o meno con la realtà, si accetta sempre volentieri.
E io lo accolsi, da quell\'uomo che avevo conosciuto a una cena,
mi era apparso irriflessivo.
Il giorno dopo mi invitò a colazione, a casa sua - abbiamo davvero frequentato pochi ristoranti.

Mi fece sapere che io avrei scalato la montagna, sei fossi stata con Lui, per Lui.
Il Grande Seduttore ti conduce per mano verso la tua aspirazione.
Lui era mutevole, inafferrabile, multiplo. Come me.
Il mio sogno era essere insieme Miriam, Raffaella, Veronica,
tanti volti, tante donne e una sola.

Mi presentavano come sensibile, enigmatica, artistica, sofisticata.
Suggerivano: se una donna come me aveva deciso di vivere accanto a Lui,
perché mai l\'Italia non avrebbe dovuto sceglierlo come suo Sposo?
Era una recita scadente, la sua recita migliore.
E intanto la mia vita separata dalla sua si popolò di ragazze più giovani,
scenate di gelosia, rose rosse destinate ad altre, ciarpame.
Ma io non sono mai stata banale.

SIGNORINISIGNORINI E BERLUSCONI

Lo osservai mentre si faceva in mille pezzi.
Era il potere ed era finito nell\'impotenza.
Era la libertà e si agitava, in trappola di se stesso.
Era il Cavaliere della giovinezza e ora le vergini gli si offrivano,
per esorcizzare il tempo che gli sfuggiva.
In tutte, lo so, cercava tante donne, o una sola.

Cercava Veronica.
Ma io non avevo più bisogno della sua protezione. Avevo raggiunto la mia pienezza.
Io che lo conoscevo più di ogni altro, io che ero stata l\'unica che davvero l\'aveva amato.
Io fui la prima a lasciarlo.
Mi seguirono tutte le altre.


3 - IL DIAVOLO
Kalispera,
strillavo eccitato di notte con il cane Vespa ai miei piedi,
a chi c\'era e a chi non c\'era.
Chi c\'era, si preoccupava. E non chi c\'era, s\'incazzava.
Perché, lo sapete bene cari, la peggiore vendetta è non pubblicare.
E io pubblicavo e mi vendicavo in egual misura.
Illustravo le Vite degli Altri su settimanali colorati.
Grandi foto di baci rubati, carezze dentro un portone, amori sudati e bagnati.
Per alcuni trasformavo la quotidianità in favola,
per altri la stravolgevo in incubo.

rubyruby

Per alcuni costruivo il Paradiso, gli altri li precipitavo all\'Inferno.
Meglio stronzi che anonimi, era il mio credo, e io anonimo non lo sono mai stato.
Da Lui arrivai dopo un viaggio sul pulmino aziendale.
Era il mio mito, me lo ritrovai di fronte e per poco non svenni.
«Ragazzi, questo è l\'ultimo panettone che mangiamo insieme» annunciò.
Intendeva dire che entrava in politica: non smisi mai di votarlo.
«Non ci incroceremo mai» mi disse una volta. E io: «Nessun rischio, lei non è il mio tipo».

La mia ex fidanzata mi accusò di essere diventato gay per ritorno mediatico.
Ma si sbagliava: perché i media li controllavo io, ero io a custodire l\'immagine di una persona,
la nuova stella da esaltare, il nemico da annientare, con una copertina.
Il pettegolezzo distrugge, il gossip costruisce, non l\'avete mai sentito?
Io costruivo carriere, legami, relazioni.
Innalzavo e abbassavo.

L\'ignoranza è forza, comandava il ministero della Verità nel Grande Fratello, quello vero.
Io frequentavo la casa del Gf, quello ripreso dalle telecamere, misi in pratica l\'insegnamento.
Chiusi un popolo nel confessionale, a sparlare degli altri,
guidai una folla immensa verso la sua terra promessa, il buco della serratura.
Tramutai con photoshop il vecchio in giovane, il povero in ricco e il ricco in umile,
arrivai a coronare il sogno dell\'umanità - diavolo di un\'Alfonsina - fermare il tempo.

MARCOMARCO DAMILANO

Immobilizzare una Nazione nell\'eterno presente di quel volto d\'uomo,
i capelli di vetro, il viso di fard,
il sorriso da sovrano stanco e rincoglionito senza età,
la dittatura del make-up.
E non temetti mai la Fine.
Ero sicuro dell\'eternità.
Perché il gossip non morirà mai.
Kalispera.

 

 

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