UN MONSIGNORE CI ILLUMINA SUL GIALLO: "MA QUALE 'AVVERTIMENTO MAFIOSO', NON è UNA NOTA DI POLIZIA O UNA PATACCA DEI SERVIZI. L'informativa SU BOFFO è la classica minuta preparata per la Segreteria di Stato, destinatari Ratzinger e Bertone" - NON SIETE CONVINTI CHE METà CURIA STIA BRINDANDO AL BOFFO-GATE? LEGGETE L'INTERVISTA A gian maria vian, insospettabile DIRETTORE DE "L'OSSERVATORE ROMANO": "Santa sede-governo, rapporti eccellenti. 'Avvenire'? Qualche scelta imprudente"

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1 - "L'informativa è la classica minuta preparata per la Segreteria di Stato, destinatari Ratzinger e Bertone"
Sembra un avvertimento mafioso. Sembra una nota della polizia. Sembra una patacca dei servizi. Sembra, sembra, sembrano tutti imbranati i nostri eroi investigativi. Scusate, ma ci vuole tanto a chiamare il Vaticano e chiedere un parere a chi di dovere sul giallo del "mini dossier" Boffo?

Complotto BOFFOComplotto BOFFO

E' quello che Dagospia ha fatto. Abbiamo contattato un monsignore ben addentro alle liturgie della Santa Sede, ben distante dalla Lobby di Velluto by Ruini-Boffo. E la risposta è questa: "L'informativa è la classica minuta preparata per la Segreteria di Stato, destinatari Ratzinger e Bertone".

Perché è senza firma e senza alcuna intestazione?
"Intanto basta prendere anziché la fotocopia l'originale del documento, quindi metterlo controluce e si leggerà in filigrana "Officie Sanctae Sedis", in più si vedrà lo stemma pontificio".

Ma perché è anonima? "Le minute preparate per la Segreteria di Stato Vaticana sono senza firma".

E quell'errore grossolano di ortografia, "sconcie" con la 'i'?
"Ormai gli italiani che lavorano alla Segreteria di Stato sono pochissimi. Africani, filippini, sudamericani hanno preso il loro posto. Il capo protocollo, per esempio, è originario del Malawi".

L'errore più grossolano che tutti noi abbiamo compiuto in questa storia infernale?
"Quello di scrivere che Ruini ha 'creato' Boffo. Esattamente il controria".

STAINO per l'unitàSTAINO per l'unità

2 - E "L'OSSERVATORE ROMANO" PRENDE LE DISTANZE DA BOFFO: "Avvenire? Qualche scelta imprudente"
VIAN COL VENTO: "«Santa sede-governo, rapporti eccellenti. Avvenire? Qualche scelta imprudente»
Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

«E' vero, sulle vicende private di Silvio Berlusconi non abbiamo scrit­to una riga. Ed è una scelta che riven­dico, perché ha ottime ragioni». Dice Gian Maria Vian, direttore dell'Osser­vatore Romano, il quotidiano del Pa­pa, che «il giornalismo italiano pare diventato la prosecuzione della lotta politica con altri mezzi. Segno che la politica, in tutti i suoi schieramenti, è piuttosto debole. Infatti da alcuni mesi la contesa tra partiti sembra svolgersi soprattutto sui giornali, che hanno assunto un ruolo non sol­tanto informativo, come mostrano le vicende anche degli ultimi giorni.

boffo- fotocopia del certificato del casellario giudiziale di Dino Boffo, il foglio cool _Riscontro a richiesta informativa di Sua Eccellenzaboffo- fotocopia del certificato del casellario giudiziale di Dino Boffo, il foglio cool _Riscontro a richiesta informativa di Sua Eccellenza

Ma forse - aggiunge Vian - non si è data sufficiente attenzione al fatto che, il giorno stesso in cui è esploso il caso del direttore di Avvenire, su Repubblica Vito Mancuso ha attacca­to, con molte approssimazioni stori­che e una durezza insolita, il cardina­le segretario di Stato, presentando co­me un appuntamento politico una ce­rimonia religiosa antica di sette seco­li, che quest'anno rivestiva una solen­nità particolare dopo la tragedia di un terremoto da trecento morti.

Co­sì, nel giro di quattro ore, l'Osservato­re ha risposto con un editoriale che ha chiarito il significato della Perdo­nanza e ribadito che non ci occupia­mo di polemiche contingenti.

Quan­to alla rinuncia del presidente del Consiglio, che è stato rappresentato da Gianni Letta, si è trattato di un ge­sto concordato, di responsabilità isti­tuzionale da entrambe le parti. Tanto più che i rapporti tra le due sponde del Tevere sono eccellenti, come più volte è stato confermato. Anche sul nostro giornale, che per la prima vol­ta, l'anno scorso, ha intervistato, in­sieme agli altri media vaticani, sia il presidente della Repubblica sia il pre­sidente del Consiglio».

L'Osservatore Romano non si è mai occupato delle vicende di Berlusconi anche perché, spiega il direttore, «negli ultimi due anni il giornale è cambiato. Prima c'erano una o anche due pagine di cronaca italiana e un'altra di cronaca di Roma. Siamo un giornale piccolo, anche se impor­tante. Proprio su richiesta del nostro 'editore' abbiamo triplicato lo spa­zio delle informazioni internazionali.

informativa boffoinformativa boffo

E, in genere, il quotidiano della Santa Sede oggi non è solito entrare negli scontri politici interni dei diversi Sta­ti, a cominciare dall'Italia. Preferia­mo dedicarci ad analisi di ampio re­spiro, piuttosto che seguire vicende molto particolari, controverse e di cui spesso sfuggono i contorni preci­si, come quelle italiane degli ultimi mesi».

Sul caso che riguarda il direttore di Avvenire, non è certo in discussione la solidarietà personale con Dino Bof­fo. Vian, che lo conosce da quindici anni ed è stato editorialista del gior­nale dei cattolici italiani, gliel'ha espressa per iscritto, il giorno stesso. E' un dato però che la linea dell'Osser­vatore Romano non sia stata la stessa del giornale dei vescovi, e taluni edi­toriali di Avvenire molto critici verso il governo abbiano destato sconcerto Oltretevere:

«Non si è forse rivelato imprudente ed esagerato - si chiede Vian - paragonare il naufragio degli eritrei alla Shoah, come ha suggerito una editorialista del quotidiano catto­lico? Anche nel mondo ebraico, fer­ma restando la doverosa solidarietà di fronte a questa tragedia, sono sta­te sollevate riserve su questa utilizza­zione di fatto irrispettosa della Sho­ah.

Boffo e RuiniBoffo e Ruini

E come dare torto al ministro de­gli Esteri italiano quando ricorda che il suo governo è quello che ha soccor­so più immigrati, mentre altri - pen­so per esempio a quello spagnolo - proprio sugli immigrati usano di nor­ma una mano molto più dura? Mi sembra davvero un caso clamoroso, nei media, di due pesi e di due misu­re » .

Anche l'informazione religiosa, de­nuncia Vian, tende ad appiattirsi sul­le tendenze deteriori di quella politi­ca, anch'essa un tempo in genere più ampia e approfondita. «Sono stato ac­creditato in sala stampa vaticana dal 1975 al 2007, e ricordo quindi benissi­mo il direttore Federico Alessandri­ni, in precedenza vicedirettore del­­l'Osservatore: un gentiluomo d'altri tempi sempre disponibile a spiegare le cose, che aveva tutta la preparazio­ne per farlo e interlocutori giornalisti ben più preparati e tuttavia desidero­si davvero di capire.

Oggi, invece, sembra aperta la caccia al prelato, me­glio se cardinale, e preferibilmente per una battuta polemica. E così si fi­nisce anche per ripiegare su figure di ecclesiastici, magari autorevoli ma or­mai ritirati, oppure che non hanno il ruolo istituzionale per parlare a no­me della Santa Sede, come ha dovuto precisare l'attuale successore di Ales­sandrini, il gesuita Federico Lombar­di. Mentre, per fortuna, mi sembra che questa abitudine non sia così dif­fusa tra i vaticanisti non italiani».

Osservatore RomanoOsservatore Romano

Vian non fa nomi, ma non è impossi­bile vedere dietro le sue parole il pro­filo del cardinale Lozano Barragán per la sanità e di monsignor Sgreccia per la bioetica, entrambi emeriti. «Ora, per esempio, dei migranti ha la responsabilità un diplomatico come l'arcivescovo Vegliò, che ha dimostra­to sensibilità e prudenza; certo, se si mette in discussione il suo ruolo o, peggio, si dicono enormità sul suo conto, come è stato fatto frettolosa­mente e con impudenza, lui ha tutto il diritto di reagire, anche con ener­gia, come ha fatto».

Ma i rapporti tra l'Italia e la Santa Sede, ribadisce Vian, «sono buoni. Berlusconi è stato il pri­mo a chiarire che non sarebbe anda­to a Viterbo per la prossima visita del Papa, quando ha capito che la sua pre­senza avrebbe causato strumentaliz­zazioni. L'incontro dell'Aquila è salta­to per non alimentare le polemiche, ma era stato previsto proprio per se­gnare simbolicamente un impegno comune, dello Stato e della Chiesa, per le popolazioni colpite dal terre­moto. Con la presenza del cardinale Bertone a rappresentare Benedetto XVI, che è anche primate d'Italia. No, nelle relazioni tra Repubblica Italiana e Santa Sede non cambia nulla».

 

 

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