“I FINOCCHI CE LI MANGIAMO IN PINZIMONIO” - TUTTO SI INTRECCIA: DA SVASTICHELLA A FORZA NUOVA LA LUNGA LINEA NERA DELLO 'SFASCISMO' ANTIGAY - SEDE A 200 METRI DA GAY STREET CON POSTER IN ONORE DI DIMITRI, CONDANNATO PER "BANDA ARMATA", CARO AMICO DI ALEMANNO...

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Fabrizio Roncone per Il Corriere della Sera

«Scusaci, ma ora dobbiamo proprio andare...». Al tramonto, dopo l'ultimo spritz, Tony Masuzzo e Marcello Marano - («tranquillo, puoi scriverli i nostri cognomi, tanto abbiamo fatto outing da tempo...») - si congedano e, prendendosi per mano, s'alzano e vanno via. C'è ancora della tenerezza possibile, ci sono ancora gesti carini e spontanei, in Gay Street. Per cinquanta passi. Fino all'angolo.

Scritte GAY VILLAGEScritte GAY VILLAGE

Poi c'è un muro imbrattato, minaccioso. «Froci state a casa». «Gay malati». Quanto alle facce di quelli che ti camminano accanto, che incroci: normali, banali, quasi per bene. Solo che era così anche la faccia di «Svastichella» (Alessandro Sardelli, quarant'anni, il ceffo che al Gay Village, poche sere fa, voleva sgozzare due ragazzi che si stavano baciando).

La normalità dell'intolleranza. E tutto questo voltando a sinistra, costeggiando il Colosseo e salendo su, prendendo verso Villa Celimontana. Perché più nessuno, nella comunità gay, s'azzarda a risalire, sulla destra, a non più di duecento metri, i tornanti dolci e verdi di Colle Oppio.

manifesto Forza Nuova NO GAYmanifesto Forza Nuova NO GAY

Fabrizio Marrazzo, il leader della comunità gay romana, dice che «Colle Oppio è, in questa città, il simbolo geografico di una certa destra. E noi, perciò, a questo punto, lo evitiamo accuratamente ». A Colle Oppio andremo dopo: ora rileggiamo i racconti di Tony e Marcello e poi quelli di tanti altri omosessuali che raccontano e raccontando rabbrividiscono.

Per dire: chi ricorda il Gay Pride dello scorso anno? Il corteo che sfila e s'allunga verso piazza Venezia. Musica, balli, la solita gazzarra: finché, dalla discesa del Campidoglio, non marcia e viene giù un plotoncino di ragazzotti con le teste rasate e i bastoni e «qualcuno pure con un coltello alla cintola» (Fabrizio Marrazzo c'era e ricorda bene). Sventolavano anche una bandiera nera con una croce celtica. E ci furono «momenti di paura, di pura paura, e io li riconobbi, e dissi, e denunciai che il plotoncino era un'avanguardia di Casa Pound».

Sembra che i capetti del plotoncino, identificato dalla polizia, abbiano spiegato l'assembramento con una scusa assai gustosa: «Veramente stavamo andando a un matrimonio». Spiritosi (l'inverno scorso diffusero la notizia di voler aiutare un gay a diventare suora, notizia per altro battuta da alcune agenzie). Quindi intelligenti. E soprattutto furbi, mediatici questi giovanotti di Casa Pound.

SvastichellaSvastichella

Un centro sociale di estrema destra, una destra sociale che si batte contro le ingiustizie del capitalismo, che vorrebbe riscrivere la Costituzione, che in via Napoleone III, all'Esquilino, due curve dietro l'Oppio, occupa uno stabile di proprietà del ministero della Pubblica istruzione e ne fa un modello di vita, ci lascia abitare 25 famiglie di senzacasa e poi organizza dibattiti, invita l'ex gran capo brigatista Valerio Morucci a presentare il suo libro «Patrie galere» e così arrivano le troupe televisive, arrivano le interviste e tutti insieme vivono felici e inquadrati agli ordini del leader riconosciuto Gianluca Iannone, un tipo con la testa liscia e una barba alla Italo Balbo, lo sguardo arrabbiato e i modi però sorprendentemente - al telefono - gentili.

«Ci diamo del tu?». Diamoci del tu. «Perché telefonate sempre a noi, dopo che ci sono questi casini brutali?». Secondo te, Iannone? «Dovresti chiamarmi quando affrontate il problema degli sfratti, non quando aggrediscono quei...». Quei? «Senti: mi spiace per quel che è accaduto, ma sono aggressioni che ormai accadono ovunque nelle grandi città...».

A Casa Pound, come sanno bene gli investigatori della Digos, sono collegate una birreria, «Cutty Sark» (ed eccoci a Colle Oppio: all'esterno, manifesti che ricordano con «onore» Giuseppe Dimitri, tra i fondatori di Terza Posizione, condannato per «banda armata», caro amico del sindaco di Roma Gianni Alemanno e morto tre anni fa in un incidente stradale) e una libreria, «La testa di ferro » (dove, non casualmente, c'è una notevole selezione di testi firmati da Evola a Junger).

Svastichella TG SKYSvastichella TG SKY

A Gianluca Iannone, ma anche questo non sfugge alla Digos, è collegato a sua volta Maurizio Boccacci (52 anni, a lungo ideologo dell'area skin-head italiana, poi fondatore di Movimento politico occidentale, quindi noto per aver espresso la sua ammirazione per Adolf Hitler e per aver organizzato sit-in di sostegno a Erich Priebke, boia delle Fosse Ardeatine).

Di Boccacci, negli anni, restano un paio di chicche d'assoluta omofobia. Lui che, mentre sfila con i suoi giovani camerati «in viale dell'Impero» (in realtà via dei Fori Imperiali), grida: «I gay? I finocchi vorrete dire... Beh, noi quelli ce li mangiamo nel pinzimonio!». E poi lui che, orgoglioso, si assume la responsabilità di certi striscioni apparsi a Roma nell'agosto scorso e firmati dal movimento che s'è recentemente inventato: Militia.

Assalto Gay StreetAssalto Gay Street

Gli striscioni antigay e i manifesti, più noti, restano comunque quelli di Forza Nuova (l'organizzazione di estrema destra voluta da Roberto Fiore, ai tempi già fondatore di Terza Posizione con Giuseppe Dimitri - come vedete tutto torna e tutto s'intreccia - oggi adulato dai giovani di Casa Pound). Il manifesto simbolo fatto stampare da Fiore è questo: «L'Italia ha bisogno di figli, non di omosessuali. No al Gay Pride».

Assalto Gay StreetAssalto Gay Street

Il resto è cronaca. Tre ragazzi pestati la notte di Halloween. Un blitz al grido di «Duce! Duce!» nel circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Una ragazza picchiata perché sospettata d'essere lesbica. E poi tutto il resto che avete letto negli ultimi giorni. Anche se, tra i giovani di una certa destra romana, l'episodio cult resta quello che vide protagonista Francesco Storace.

Aveva litigato, alla Camera, con il verde Mauro Paissan. Si presentò ai cronisti e disse: «Quella checca mi ha graffiato con le sue unghie laccate di rosso, io però non l'ho toccato: sfido chiunque a trovare le sue impronte sul mio culo».

 

 

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