FINI? C'EST Fini! un EX FASCIO noto eterosessuale attenzionato da FELTRUSCONI - Cossiga MINACCIA A COLPI DI 'CONSIGLI': "se fossi fini Mi dimetterei da presidente, formerei un mio gruppo parlamentare e farei una battaglia a viso aperto" - PD: "FELTRI FA USO 'CRIMINOSÒ DEL GIORNALE" - 'AVVENIRE", FELTRI CHIEDA SCUSA - ELLEKAPPA: “E’ già la seconda volta che Berlusconi non condivide quello che scrive con Feltri sul suo giornale”; “Alla terza gli aumenta lo stipendio...”

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1 - Informative...
Jena per "La Stampa" - Fini è un noto eterosessuale attenzionato dal premier.

2 - FELTRUSCONI
Ellekappa per "La Repubblica" - "E' già la seconda volta che Berlusconi non condivide quello che scrive con Feltri sul suo giornale"; "Alla terza gli aumenta lo stipendio".

JENA BARENGHI - Copyright PizziJENA BARENGHI - Copyright PizziFlavia PerinaFlavia Perina

3 - «Il Secolo": "IL PDL DA L'IMMAGINE DI UN PARTITO BECERO, CON LA BAVA ALLA BOCCA"
Da "La Stampa" - «Abbiamo una certa difficoltà a rispondere all'articolo con cui Vittorio Feltri ha "picconato" Gianfranco Fini. Non per le argomentazioni che presenta, ma per la frase conclusiva («consiglio non richiesto: rientri nei ranghi»), che ci pare una gentile metafora dell'antico "tornate nelle fogne" e scuote persino il nostro rinomato aplomb». La direttrice del Secolo, Flavia Petrina, risponde così all'editoriale di Vittorio Feltri su Il Giornale su Gianfranco Fini. Il «giochino "a chi è più di destra"», dice sta snaturando il Pdl «con l'immagine di un partito becero, nevrastenico, con la bava alla bocca».

4 - MATTEOLI, CHI SI MERAVIGLIA PIÙ DI FELTRI?
(Adnkronos/Aki) - «Mi domando se c'è ancora qualcuno che si meraviglia degli articoli di Feltri...». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, rispondendo a una domanda sull'attacco del direttore de 'Il Giornalè al presidente della Camera Gianfranco Fini. Matteoli è intervenuto a margine di una conferenza della sicurezza ferroviaria a Bruxelles. «Comunque -ha detto ancora Matteoli- che chiunque di noi fa politica deve aspetarsi quello che ieri è accaduto a Fini e nei giorni scorsi, ad altri, anche a me».

MATTEOLI E GINEVRA - Copyright PizziMATTEOLI E GINEVRA - Copyright Pizzi

5 - LUMIA (PD): FELTRI FA USO 'CRIMINOSÒ DEL GIORNALE. INTERVENGA BERLUSCONI...
(Adnkronos) - «È evidente che Vittorio Feltri fa un uso 'criminosò del suo ruolo di direttore del Giornale e che abusa della fiducia del suo editore, Silvio Berlusconi, che è dolorosamente obbligato ogni volta a dissociarsi dalla testata di sua proprietà e dall'opinabile operato della persona a cui l'ha affidata». Lo ha dichiarato il senatore del Pd Giuseppe Lumia. «Sappiamo - ha aggiunto - che Berlusconi ha sempre particolarmente a cuore l'indipendenza e la libertà degli operatori del mondo dei media ed è forse solo questo motivo che l'ha trattenuto dal sollevare dall'incarico il suo infedele collaboratore Feltri. Ma - ha concluso Lumia - la misura ormai è colma: rimuova Feltri e si risparmi così altre umilianti dissociazioni dal suo giornale».

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6 - 'AVVENIRE", FELTRI RILEGGA SE STESSO E CHIEDA SCUSA...
(Adnkronos) - 'Avvenire' contro Vittorio Feltri. Il quotidiano della Cei prende spunto dalle parole dirette dal direttore de 'Il Giornalè al presidente della Camera: «Prima di unirti al coro, avresti dovuto informarti. Bastava una telefonata a me». Feltri, scrive 'Avvenirè, «rimprovera aspramente» a Fini «di non averlo chiamato al telefono» prima di parlare di 'killeraggiò. «Rinfaccia cioè ad altri quello che lui neanche si è sognato di fare prima di spacciare per reati contro la legge e la morale, gli ignobili insulti contenuti in una lettera anonima diffamatoria. Rilegga se stesso, Feltri. Ci pensi. E, se ne è capace -si legge su 'Avvenirè- chieda scusa».

7 - Cossiga: "Gianfranco dimettiti, fai un gruppo e combatti"...
Fabrizio dell'Orefice per "Il Tempo"

Se ne sta sprofondato nella sua poltrona. Sommerso dalle tecnologie. Tv di ultima generazione, due I-Pod, termometri, una radio wi fi, una miriade di telefonini. Chiede al suo consulente informatico: «Quanti ne ho?». E quello: «Presidente, ne ho contati 26. Ma ce ne sono altri. Saranno una quarantina».

FINI VINCINOFINI VINCINO

Francesco Cossiga si diletta così. Sempre più tecnologico, cincischia tra telecomandi e computer sempre più piccoli. Guarda Sky e riascolta le parole che Silvio Berlusconi ha pronunciato in mattinata sul testamento biologico, di fatto annunciando che il Pdl andrà avanti. E lui, l'ex presidente della Repubblica, sorride. Così, a mezza bocca. Sornione. Gattesco.

fini rieducazionefini rieducazione

Presidente, Fini è ancora di destra?
«Fini l'ho conosciuto tanti anni fa. Era davvero un ragazzo, era il pupillo di Almirante. Deve sapere che io ero molto amico di Almirante».

Come nacque questa amicizia?
«Eravamo giovani deputati nel 1958. E diventammo vicini di banco prima in commissione Finanze e poi in quella Affari Costituzionali. Quindi amici, anche se io provenivo da una famiglia antifascista e repubblicana anche quando l'Italia era fascista e monarchica. Una volta ci mettemmo a passeggiare sotto braccio in Transatlantico. Erano gli anni in cui quelli del Msi erano emarginati. Ci guardavano tutti».

FINI E TULLIANI IN CINTA  - CHI.FINI E TULLIANI IN CINTA - CHI.

E Fini?
«Di Fini ricordo l'ultima volta che vidi Almirante, in ospedale. C'era donna Assunta che teneva in braccio il nipote Luca. E un passo dietro Fini».

Che impressione le fece?
«Fini? Un gran signore, una persona molto cortese e molto rispettoso. Ho conosciuto il Fini neofascista, più fascista di Almirante. Poi ha fatto bene il parlamentare perché sa parlare bene. E ha fatto bene anche il ministro degli Esteri».

VINCINOVINCINO

Oggi che cosa pensa del nuovo Fini?
«Ci sono alcune posizioni che condivido. Per esempio sull'immigrazione, visto che si tratta di una posizione molto vicina a quella della Chiesa. E sono d'accordo anche sull'abbassamento a cinque anni della soglia per ottenere la cittadinanza».

Che cosa non condivide invece?
«Il fascismo come male assoluto. Neanche in campo religioso si usano quelle espressioni. Neppure un anglicano che si fa cattolico potrebbe usare quelle espressioni della sua Chiesa di provenienza».

È facile immaginare che non condivida il Fini sul testamento biologico.
«No, come anche quello sulla fecondazione assistita. Guardi, ai miei tempi era consuetudine consolidata che i presidenti delle Camera non intervenissero su argomenti all'ordine del giorno delle assemblee. Le dirò di più, non intervenivano neppure su argomenti di attualità politica. Una volta ebbi modo di rilevarlo e mi chiamò Bertinotti, allora alla guida di Montecitorio. E mi fece notare che ormai non era più così, che la mia era una visione antica e mi citò anche uno lavoro del professor Ferrara a proposito proprio del ruolo dei presidenti».

Senta presidente, stavolta però si sta verificando un fatto forse nuovo.
«Quale?».

Il presidente della Camera è in straordinaria sintonia con quello della Repubblica. Anche in passato accade che un segretario del Msi si autoelesse portavoce del presidente della Repubblica. Quel segretario si chiamava Fini, ma sarà un caso di omonimia, ma al Quirinale c'era lei.
«Sì è vero. Non era il solo però. Anche i socialisti, i liberali e parte del mio partito, la Dc, fecero lo stesso. Oggi però mi pare ci sia una consonanza di fatto tra il presidente della Repubblica e Fini».

FINI SUBFINI SUB

Non c'è il rischio che si crei una confusione proprio sul prossimo grande tema all'ordine del giorno della politica, il testamento biologico.
«Di quale confusione parla?».

Be', i presidenti della Repubblica e della Camera sembrano essere contrari al testo approvato a Palazzo Madama; quelli dello Senato e del Consiglio invece sembrano favorevoli.
«Il rischio c'è ma ci ha pensato Schifani a sgombrare il campo difendendo Napolitano da eventuali attacchi. Ora bisognerà vedere che cosa farà Fini».

E che farà secondo lei?
«È possibile che conceda il voto a scrutinio segreto e allora si verificherà che un pezzo del Pd voterà a favore della legge e forse qualcuno del Pdl si esprimerà per il no».

Se Fini decidesse di scendere dallo scranno più alto, sedersi tra gli altri deputati e votare per il no?
«C'è solo un precedente nel Senato Regio quando il barone Manno, viste le difficoltà del governo, lasciò al vicepresidente e votò per Cavour. Era il 1852 se non ricordo male. Se fossi Fini prenderei una decisione più chiara».

Quale?
«Mi dimetterei da presidente, formerei un mio gruppo parlamentare e farei una battaglia a viso aperto».

Ma come? È uno dei fondatori del Pdl...
«Forse non ne è mai stato molto convinto. l'ha fatto perché glielo hanno detto i suoi. L'hanno un po' costretto».

Ma Fini oggi che politico è? È ancora di destra?
«Direi che è un radicale. Intendo dire un radicale del vecchio partito radicale. Un laicista, un laico. Se decidesse di fondare questo nuovo gruppo parlamentare potrebbe chiamarlo proprio "gruppo radicale", visto che non è più presente in Parlamento».

Presidente ma è pur vero che la destra, soprattutto la nuova destra europea, è tutta laica.
«Non c'è dubbio. Infatti anche la Dc veniva considerata come un partito riformista».

Vittorio Feltri e Daniela Santanchè - Copyright PizziVittorio Feltri e Daniela Santanchè - Copyright Pizzi

Intanto Berlusconi annuncia che il Pdl di fatto sosterrà il testo sul biotestamento tanto caro alle gerarchie ecclesiastiche. Pochi giorni fa aveva detto che avrebbe lasciato ai deputati del Pdl libertà di coscienza. Sta cercando di ricucire con il mondo cattolico?
«Il mondo cattolico... Diciamo che è molto più complesso. Sono d'accordo con quanto ha spiegato il cardinale Bertone, ovvero che solo in Italia si fa risalire al Vaticano qualunque pensiero di qualunque vescovo. Però mi ha sorpreso come anche da parte del Vaticano ci siano state critiche personali. Voglio dire: quando Pio XI scrisse la prima enciclica in lingua volgare e condannò il nazismo non citò Hitler o Goebbles. E quando condannò il comunismo non citò Stalin. Oppure la scomunica di Pio XII nella quale non era contenuto il nome di Togliatti».

Mauro Masi Vittorio Feltri e Bruno Vespa - Copyright PizziMauro Masi Vittorio Feltri e Bruno Vespa - Copyright Pizzi

E lei? Che cosa ne pensa?
«Quello che le posso dire è che proprio ieri ho disdettato l'abbonamento a Famiglia Cristiana. Basta. Ho mandato una mail, ormai si fa tutto per mail».

Presidente, si ricomincia a parlare di Grande Centro. Stavolta è un'ipotesi realizzabile?
«No. In questa settimana però ci sarà la convention dell'Udc e penso ci andranno alcuni esponenti teodem».

Ci andrà anche Francesco Rutelli?
«Lo sa che l'ho visto proprio poco fa? Non gliel'ho chiesto».

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Ci sarà una scissione nel Pd? Una miniscissione? Una scissioncina?
«Penso che qualcuno andrà via, non c'è dubbio. Bersani è un vecchio comunista e certamente farà del Pd un partito più laico».

D'Alema sembra in difficoltà per le inchiesta pugliesi. Eppure proprio lui aveva avvertito di «scosse» nei confronti di Berlusconi. Un abbaglio?
«No, assolutamente. Rilegga bene che cosa disse D'Alema quel giorno. Era un avvertimento rivolto ai suoi: attenti, sta per arrivare una scossa. Berlusconi non c'entrava nulla».

Rischia anche il Pd dalle inchieste pugliesi?
«Lo sa quanti anni ho io?».

A memoria non ricordo.
«Ne ho 81. Prima che veda la sinistra finire male per effetto della magistratura dovrò arrivare a 100. Forse a 110».

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Anche quest'indagine verrà insabbiata?
«No, andranno avanti. Ma poi giocheranno con le prescrizioni e finirà tutto. D'altro canto fecero così anche con Mani pulite. Si dissero: mica possiamo fare la guerra con tutti. E salvarono il Pci».

Come finirà il lodo Alfano?
«Si è aperta una trattativa. Alfano ha detto che vuole andare avanti, non si sa su che cosa. Ora si discute. Noi molliamo la riforma e voi non toccate il lodo. Letta parlerà con il capo di Magistratura democratica e troveranno un'intesa. Magari potrebbe essere l'astensione della Gandus nel caso Mills. Anzi, sa che le dico? Ora che ci penso potrebbe essere una buona intesa».

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Come una trattativa?
«Massì, è sempre successo così. Lei ha mai visto una riforma della giustizia fatta dal centrodestra? Ogni volta che si inizia, si tratta e non si fa nulla».

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Presidente, e il Quirinale? Che deve fare il Capo dello Stato?
«Parlare dei più importanti temi di attualità. La musica, anzitutto. La poesia. Cristoforo Colombo. E poi Dante. Come si può dimenticare Dante? Basta spulciare qualche libro, cercare qualche ricorrenza di Dante. Vuole che non se ne trovano? Una bella celebrazione e via».

E che fa? Parla per anni di Dante?
«Certo. Quando avrà finito gli argomenti può intervenire su Boccaccio. Quindi Petrarca. poi la musica. Rossini, evitando di dire che poi andò a vivere a Parigi magari».

DOVE VUOLE ARRIVARE IL "COMPAGNO" FINI - L'ARTICOLO DI FELTRI CHE HA ANNIENTATO GIANFRY
Vittorio Feltri per "Il Giornale" (lunedì 7 settembre)

Caro presidente Fini, sono abituato agli attacchi personali di giornalisti e politici e non mi sono offeso dei tuoi nella circostanza dell'affaire Boffo. Hai definito i nostri servizi in proposito esercizi di killeraggio, qualcosa di vergognoso, un esempio di giornalismo da bandire; le stesse accuse rivolteci dalle voci e dalle penne di sinistra non più intinte nell'inchiostro rosso, bensì nell'acqua santa; voci e penne che fino ad alcuni mesi orsono erano impegnate a criticare la Chiesa, il Papa, i vescovi, i parroci e anche i sacristi colpevoli di ingerire negli affari interni dello Stato italiano.

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Poiché anche tu, come me, sei avvezzo agli attacchi (per lustri ti hanno dato del fascista, a te e perfino a Tatarella, giudicato indegno di sedere al governo perché missino), accetterai quanto sto per dirti con spirito sportivo. Specialmente adesso, che sei amato più dall'opposizione che dalla maggioranza, reputerai civile un dibattito alla luce del sole, addirittura pubblico e con i crismi della democraticità.

Sulla vicenda Boffo ti sei comportato, tu, e non il Giornale, in modo vergognoso. Hai espresso un'opinione dura verso di me senza conoscere, nella migliore delle ipotesi, i fatti. Se li avessi conosciuti saresti stato prudente. Invece hai sparato per il piacere di sparare o per convenienza, che è anche peggio. Ti sei accodato agli intelligentoni del Pd e ai cronisti mondani di la Repubblica nella speranza di fornire un'altra prova che hai le carte in regola per entrare nel club dei progressisti.

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Non c'è altra spiegazione logica al tuo atteggiamento ostile verso un quotidiano che non ha ficcato il naso sotto le lenzuola ma nelle carte del Tribunale, divulgando un decreto di condanna e non le confessioni di una puttana come ha fatto la Repubblica con il tuo tacito consenso, visto che non risulta tu l'abbia biasimata per la campagna trimestrale, contro il leader del tuo partito, condotta esclusivamente sulla scorta di chiacchiere da postribolo.

Prima di unirti al coro invocante la mia crocefissione in piazza, dato che non sei ancora il segretario del Pd, bensì il presidente della Camera, avresti dovuto informarti. Bastava una telefonata a me, e non sarebbe stata la prima; se non altro, ascoltando l'altra campana, ti saresti chiarito le idee e le tue dichiarazioni sarebbero state più caute. Non ti è neanche passato per la mente che un conto sono i pettegolezzi e un altro i reati.

Obietterai. Ma tu hai dato dell'omosessuale al direttore dell'Avvenire. Ti rispondo, caro Fini: l'omosessualità non è un reato; e neppure un peccato, per me non cattolico. Piuttosto tu, amico mio, un paio di anni orsono ti lasciasti sfuggire una frase infelice e memorabile: "Un maestro elementare non può essere gay". Con ciò dando per assodato che un gay sia anche pedofilo.

Converrai, di questo dovresti vergognarti.

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Poiché l'omosessualità non è in contrasto con la legge, non mi sarei mai sognato di rimproverarla a Boffo. E in effetti gli ho solo "ricordato" le molestie a sfondo sessuale a causa delle quali è stato condannato dalla giustizia ordinaria, e non da me. Il Giornale si è limitato a riferire un episodio, ciò rientra nel diritto di cronaca (ho scritto cronaca, non gossip).

Prendo atto che in un biennio hai cambiato posizione sui gay e non li consideri più - era ora - immeritevoli di stare in cattedra. Però un'altra volta avvisaci prima delle tue virate, altrimenti ci cogli impreparati. A proposito di virate. Sei ancora di destra o da quella parte ti sei fatto superare da Berlusconi? Non è una domanda provocatoria. Nasce piuttosto da una constatazione. Sulla questione degli immigrati, parli come un vescovo. Sul testamento biologico parli invece come Marino, quello della cresta sulle note spese dell'Università da cui è stato licenziato.

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Intendiamoci, su questo secondo punto, molti sono d'accordo con te perfino nel Pdl, me compreso. Ma sul primo, scusa, è difficile seguirti. Tempo fa con Bossi firmasti una legge, che porta i vostri nomi, per regolamentare gli ingressi degli extracomunitari. La quale legge, nella pratica, si è rivelata insufficiente per una serie di lacune organizzative e burocratiche su cui sorvolo per brevità.

Era ovvio che il governo di centrodestra, non appena insediato, correggesse e integrasse quelle norme introducendo il reato di clandestinità e, grazie alla collaborazione della vituperata Libia, i respingimenti, che non riguardano gli aventi diritto all'asilo politico, ma chi viene qui convinto che l'Italia sia un gruviera in cui ogni topo, delinquenti inclusi, ottiene ospitalità e impunità.

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A te la nuova disciplina, benché indispensabile, non va a genio. E vai in giro a dire che è una schifezza, e immagino, tu punti a farla cancellare. Affermi che occorre essere più umani. Edificante. Ma come si fa? Ci teniamo tutti gli immigrati incentivando altri arrivi in massa? E dove li mettiamo? Case, ospedali, scuole, servizi e posti di lavoro: provvedi tu a crearli? Con quali soldi? Buono chiunque a essere umano scaricando sulla collettività - in bolletta - ogni onere. Perché viceversa non ti dai da fare per persuadere l'Europa, che ci fa le pulci, a condividere con noi il problema e a pagare le spese della soluzione? Per esempio con la spartizione, fra i vari Paesi membri della Ue, degli immigrati che approdano alle nostre coste?

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A te non premono soluzioni alternative, sennò faresti proposte anziché lanciare critiche alla tua stessa maggioranza. Ti sta a cuore la simpatia della sinistra, che non sai più come garantirti. Il motivo si può intuire; se sbaglio correggimi. Miri al Quirinale perché hai verificato che la successione a Berlusconi avverrà con una gara cui è iscritta una folla. Fare il ministro non ti va; hai già dato. Fare l'uomo di partito, figurarsi; anche qui hai già dato. Continuare ad occupare la presidenza della Camera? Che barba. E allora rimane il Colle, lì a due passi da Montecitorio.

Per arrivarci servono molti voti, ma non ne hai abbastanza nel Pdl. È necessario raccattarne a sinistra, alla quale, dunque, fai l'occhiolino nell'illusione di sedurla. Oddio. L'hai sì conquistata; lo si è potuto vedere alla Festa dell'ex Unità dove sei stato salutato quale novello Berlinguer. Ma la sinistra ti usa perché le fai comodo; sei il suo tassì. Al momento di eleggere il presidente della Repubblica (la prossima legislatura) ai progressisti sarà passata la cotta. E da loro non beccherai un voto.

Consiglio non richiesto: rientra nei ranghi. Torna a destra per recitare una parte in cui sei più credibile; non rischierai più di essere ridicolo come lo sei stato spesso negli ultimi tempi.

 

 

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