ENTRA LA CORTE DEL 'PAPOCCHIO"! L’IMMUNITÀ O SI TOGLIE A TUTTI O SI CAMBIA PER TUTTI! - IL "FRODO" LEGISLATIVO DI ALFANO-GHEDINI, PRIVILEGIA SOLO LE QUATTRO PIÙ ALTE CARICHE DELLO STATO. QUESTO PRINCIPIO SAREBBE "RESTRITTIVO" E DUNQUE IN CONTRASTO CON L’ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE SULL’EGUAGLIANZA DEI CITTADINI - IL LODO-“FRODO” SAREBBE CONTEMPORANEAMENTE BOCCIATO E APPROVATO, ESEMPIO ENNESIMO DI COMPROMESSO ALL’ITALIANA CHE FA FELICI TUTTI, DESTRA E SINISTRA

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Mancano quasi tre settimane (6 ottobre) alla sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano e anche se dalla maggioranza si butta acqua sul fuoco, il giudizio della Consulta è atteso con grande preoccupazione.

ANGELINO ALFANO - copyright PizziANGELINO ALFANO - copyright Pizzi

A emettere il verdetto sul disegno di legge composto da un solo articolo e otto commi che sospende i processi penali nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato, saranno 15 membri della Consulta; di questi 14 sono uomini e uno, Maria Rita Saulle, la 74enne giurista di Caserta, è l'unico magistrato donna.

Per la maggior parte (10 in tutto) si tratta di personalità che vengono dal Sud dove forte è la tradizione del diritto, e ben 4 da Napoli compreso il presidente Francesco Amirante che in queste ore sta cercando di raccogliere le opinioni dei colleghi.

Fa sempre un certo effetto entrare nel palazzo della Consulta che sta a due passi dal Quirinale e che prima di diventare sede della Corte nel 1955 ospitò il ministero degli Esteri dell'Italia unita. Negli imponenti saloni che portano all'Aula si sente ancora il profumo del tabacco di Giovanni Flick (oggi presidente emerito della Corte e presenzialista di ogni evento mondano), e fino a poco tempo fa era possibile vedere piegato sui libri della grande biblioteca Giovanni Conso, l'altro ex-presidente che ha gestito la Consulta con grande equilibrio.

GHEDINIGHEDINI

A questa pattuglia di alti magistrati toccherà sciogliere un nodo più politico che giuridico sul quale le opinioni degli italiani sembrano molto chiare. In un sondaggio che si poteva leggere ieri pomeriggio alle 18 sul sito del "Sole 24 Ore", il 70% boccia il Lodo di Angelino Jolie Alfano perché lo ritiene un'eccezione inaccettabile (qualcuno parla di "frodo") rispetto alle norme europee dove l'immunità è prevista solo per i parlamentari ed è comunque limitata all'esercizio delle loro funzioni.

Nella maggior parte delle nazioni i rappresentanti dell'Esecutivo non godono di alcuna agevolazione oppure, come accade in Grecia, Portogallo e Francia, l'immunità per ogni tipo di procedimento è garantita solo ai capi di stato (e in altri paesi ai reali).

Ad appesantire il clima è arrivata nei giorni scorsi la memoria difensiva di 21 pagine depositata presso la Corte dall'Avvocato dello Stato, Glauco Nori. Se la Consulta dovesse bocciare il Lodo Alfano - dice in sostanza l'Avvocato - si creerebbero, con la minaccia di un procedimento penale, danni che potrebbero costringere alle dimissioni il presidente del Consiglio.

GASPARRI, RISSA AL SENATO PER ELUANAGASPARRI, RISSA AL SENATO PER ELUANA

L'intervento a piedi giunti dell'Avvocato dello Stato è suonato come una minaccia che i giuristi più raffinati respingono dicendo che in realtà non vi sarebbe anche in caso di bocciatura del Lodo nessun obbligo esplicito e formale di dimissioni. Questo missile sparato dall'Avvocato dello Stato sembra scritto di pugno da Niccolò Ghedini, il difensore d'ufficio di Berlusconi che ieri a Cortina ha aggiunto i suoi applausi alle 'farneticazioni' di Renatino Brunetta.

D'altra parte non è un mistero che intorno a papi-Silvio sono in molti ad essere convinti che si possa evitare con un cavillo l'eventuale mazzata della Corte. Questa è la tesi pronunciata ad esempio il 3 settembre scorso a Frascati dal querulo Maurizio Gasparri che ha detto testualmente: "non so cosa farà la Consulta, ma in qualche modo troveremo la soluzione, troveremo un avvocato, un Ghedini o un Ghedoni che troverà un cavillo".

Pap'occhioPap'occhioPALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALEPALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE

I 15 togati della Consulta sono sotto pressione e molti di loro non hanno dimenticato l'incredibile episodio di fine giugno quando il giudice salernitano Luigi Mazzella invitò a casa sua il collega Paolo Maria Napolitano e li attovagliò in modo confidenziale con Berlusconi, Alfano, Gianni Letta e i due presidenti delle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato (Donato Bruno, Carlo Vizzini).

L'episodio fu rivelato dai giornalisti "farabutti" dell'"Espresso" e creò enorme scalpore. Sulla cena, che comunque la si veda rappresenta una caduta verticale dello stile nelle istituzioni, il padrone di casa-magistrato, Luigi Mazzella, un salernitano 77enne, la prese a ridere, poi scrisse una lettera affettuosa a papi-Silvio per riconfermargli il suo affetto e la volontà di "continuare a invitare in casa mia chi voglio".

GNAM FLICK - copyright PizziGNAM FLICK - copyright Pizzi

Il 6 ottobre i "magnifici 15" saliranno sul Colle del Quirinale e varcheranno la soglia del loro palazzo carichi di pensieri e di turbamenti. Le ultime notizie dicono che lo schieramento per la bocciatura del Lodo comprende ben 8 magistrati su 15, ma sono notizie da prendere con le pinze perché in realtà la partita è aperta e, come dimostra la sconfortata dichiarazione rilasciata ieri da Di Pietro, l'esito è del tutto incerto.

BrunettaBrunetta

Nella sua infinita miseria Dagospia ha raccolto la sensazione precisa che si stia cercando di uscire da questa strettoia con quello che si chiama in modo spregiativo pateracchio e in modo più nobile compromesso.

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Il compromesso in una vicenda dove il diritto è soverchiato dagli interessi della politica, passerebbe in questo caso attraverso la concessione di qualcosa ai due fronti in conflitto.
Per dirla con parole semplici, i "magnifici 15" della Corte potrebbero arrivare alla conclusione che con il dettato legislativo scritto dalle manine sapienti di Alfano-Ghedini, si privilegiano solo le quattro più alte cariche dello Stato.

Questo principio sarebbe quindi "restrittivo" e dunque in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione sull'eguaglianza dei cittadini, e soprattutto con l'articolo 68 sull'immunità dei parlamentari, per cui nell'attuale formulazione non potrebbe essere accettato a meno di un'applicazione estensiva all'intero Parlamento.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni LettaIl sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta

In pratica il cavillo dovrebbe portare a una mezza bocciatura che tuttavia spalanca la porta in nome della coerenza con le altre norme sull'immunità previste dalla Carta Costituzionale. L'immunità o si toglie a tutti o si cambia per tutti! Il marchingegno causidico sul quale sembra che si stia lavorando nelle stanze del Parlamento e della Consulta dovrebbe mettere i cittadini e i partiti di fronte a questa drastica alternativa. E il Lodo (oppure "frodo") sarebbe contemporaneamente bocciato e approvato, un ennesimo esempio di compromesso all'italiana.

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Se fosse vivo Leonardo Sciascia, l'autore di "Todo Modo" dove la politica sgranava il rosario tra i delitti, potrebbe ambientare nei saloni del palazzo della Consulta un romanzo meraviglioso. Il titolo esatto si trova in un vecchio film di Renzo Arbore intitolato "Il pap'occhio".

 

 

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