L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - CI VOLEVANO DUE ANTI RADICAL-CHIC COME DAGO E FERRARA PER FARE LA FORTUNA DELL’ADELPHI, LA CASA EDITRICE PIU’ CHIC E SNOB

Adelphi fa cinquanta: a lungo confinata in un piccolo spazio nelle librerie per addetti ai lavori, piano piano, ma inesorabilmente negli anni Ottanta tra Kundera e Mordecai Richler, ha conquistato le vetrine e le masse….

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Barbara Palombelli per "Il Foglio"

Caro Roberto Calasso, ho letto in questi giorni che la tua Adelphi compie cinquant'anni. E ti dico grazie. Grazie di avere scelto autori e titoli in modo apparentemente casuale, come soltanto una persona veramente curiosa come te poteva fare. Non ti sei scoraggiato, non hai creduto ai profeti di sciagure editoriali, hai lasciato agli altri la noia delle crisi ripetute e ripetitive. Siamo tantissimi, ancora a leggere libri.

Roberto CalassoRoberto Calasso

Siamo quelli che sono stati bambini quando ancora non si facevano troppi vaccini e si passavano un paio di mesi all'anno a letto, tranquilli, a smaltire pertosse, morbillo, scarlattina, varicella, bronchiti, influenze. Siamo cresciuti con poca tv, tanti classici negli scaffali, divoratori di pagine. Tu ci hai inseguito, acchiappato, divertito come nessuno.

La bacheca Adelphi, a lungo confinata in un piccolo spazio nelle librerie per addetti ai lavori, piano piano ma inesorabilmente negli anni Ottanta ha conquistato le vetrine e le masse. Hai avuto due formidabili promotori sul grande pubblico: Roberto D'Agostino e "Quelli della notte" con il primo Milan Kundera, "L'insostenibile leggerezza dell'essere" (1984-'85), tormentone televisivo dell'allora lookologo Dago. E il direttore di questo giornale negli anni Duemila con Mordecai Richler e il suo immenso "La versione di Barney", poi declinato in una dozzina di saggi limitrofi.

ROBERTO DAGOSTINO GIULIANO FERRARAROBERTO DAGOSTINO GIULIANO FERRARA Milan KunderaMilan Kundera

Le signore mie e le sciure ti hanno scoperto con il primo Patrick Mc-Grath di "Follia", poi ti hanno adorato con il sentimentale Sándor Márai. Ora prenotano Carrère e Cameron, non perdono un Bennet e un Isherwood. Tutti abbiamo ritrovato il Simenon delle anime perse della provincia francese e i migliori gialli di Maigret. Irène Némirovsky e Israel Singer ci hanno rivelato le mille rivalità che attraversavano le comunità ebraiche internazionali prima della Shoah.

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La ristampa di Betty Mitford - immensa autrice dei Cinquanta - ci ha finalmente svelato che la fonte del tormentone cinico di Gianni Agnelli, "si innamorano soltanto le cameriere", era proprio lei (e non lui). Cinquant'anni di libri riempiono vite, sogni e biblioteche. Anche i nuovi arrivati, come la romana Letizia Muratori, non sfigurano fra i Ceronetti e i Parise.

A farli stare bene insieme, una carta e una rilegatura che si possono anche strapazzare senza perdere quell'arietta di libro antico ritrovato nella casa al mare chissà come. Per finire, caro Roberto, confesso che il mio preferito è la tua "La Folie Baudelaire", la storia di quel gruppo di ragazzacci che inventarono la modernità nella Parigi di fine Ottocento, senza accorgersene, mentre cercavano disperatamente i soldi per pagare l'affitto di casa. Scrittori e poeti che hanno abitato una città sempre da rivisitare, sfogliando le tue pagine.

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