CAPUCCI E GREMBIULINI – 3MILA MASSONI AL CONGRESSO DI RIMINI PROCLAMERANNO RAFFI GRAN MAESTRO PER LA TERZA VOLTa – LA VIRATA A DESTRA DOPO ANNI DI “CUORE A SINISTRA” – ZANONE: “IN CORSO UNA BATTAGLIA PER IL CONTROLLO POLITICO”…

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Alberto Statera per \"la Repubblica\"

VALERIOVALERIO ZANONE

Contrordine fratelli. La storia e il fratello Bakunin non dicono più, come avevano fatto fino a pochi mesi fa, che il cuore della più importante massoneria italiana batte a sinistra. Dopo l´ultimo breve governo Prodi, la vittoria di Berlusconi e la spettacolare nascita «congressuale» del Popolo delle Libertà, sistole e extrasistole tornano da venerdì verso destra a ritmica normalità.

L´evento è atteso a Rimini, nel palazzo dei congressi trasformato in un immenso tempio massonico tra alte colonne in cartongesso, compassi, simboli esoterici, spadoni, talismani, occhi di dio e ritratti garibaldini. È lì, fra tremila grembiulini provenienti da tutta Italia, soprattutto da Toscana, Calabria, Piemonte, Sicilia e Lazio, che si celebra per tre giorni la Gran Loggia 2009 del Grande Oriente d´Italia che proclamerà - pardòn, «installerà» è il termine iniziatico - nel terzo mandato il Gran Maestro Gustavo Raffi.

Stavolta Raffi se l´è vista brutta prima di ottenere la riconferma con il 46,76 per cento dei 10.509 voti sui 14.094 aventi diritto, contro il 38,66 per cento del suo avversario Natale Mario Di Luca, medico legale e docente alla Sapienza. «Non mi stupirebbe una battaglia in corso per il controllo politico della massoneria», ci dice Valerio Zanone, ex segretario del Partito liberale, ex ministro, spesso relatore agli incontri massonici di Villa Medici del Vascello, la sede del Grande Oriente che guarda sulla cupola di San Pietro.

GustavoGustavo Raffi

Per mesi, una serie di siti Internet con base in Malesia ha sbertucciato il Gran Maestro uscente, giungendo a ritrarlo - somma ingiuria - bardato in stola da Papa benedicente. Le accuse, sdegnosamente smentite, erano di aver cambiato lo statuto per farsi rieleggere, di essersi raddoppiato l´emolumento, di aver usato con mano un po´ pesante le carte di credito «aziendali», di aver fatto organizzare dall´agenzia turistica di famiglia la Gran Loggia di Rimini.

Dove l´anno scorso, alla vigilia delle elezioni politiche, certo del suo carisma il Gran Maestro si era allargato un po´. Si era chiesto: «Berlusconi sembra forse un uomo con aspirazioni pedagogiche, cioè quelle che a noi stanno più a cuore?».

Aveva sfrucugliato con qualche battuta il coordinatore nazionale di Forza Italia Denis Verdini, che molti dicono sia suo fratello di loggia nonostante le smentite, e se l´era presa persino con Giuliano Ferrara «un´amorale escrescenza di un paese che si divide tra laici, credenti, intolleranti e opportunisti, cinici del cattolicesimo ateo».

silviosilvio berlusconi - Copyright Pizzi

O «atei devoti», come li chiamò Benedetto Croce. Infine, come fanno fede i numerosi testimoni oltre ai nostri taccuini, scolpì: «Guardi non sono io, ma è la nostra storia stessa a dire che il nostro cuore batte a sinistra. Anche Bakunin era massone. Dal tempio però la politica resta fuori, ciascuno vota chi crede».

Ma ai lavori di Loggia del XX settembre precedente era stato invitato con tutti gli onori Paolo Prodi, storico e fratello del presidente del Consiglio allora in carica, che definì la massoneria «una delle più importanti agenzie produttrici di etica che abbia creato dal suo seno la storia dell´Occidente».

E la Gran Loggia annuale di Rimini era stata aperta dalla lettura di un messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e da un ben più caldo augurio del fratello-senatore di centrosinistra Elidio De Paoli, sottosegretario nel governo Prodi. Mal gliene incolse.

La campagna anti-Raffi partì subìto non su contestazioni dottrinali, iniziatiche o esoteriche, ma su questioni di onorabilità personale: le carte di credito, l´agenzia turistica del fratello (quello vero) e via andando per la serie «Fratelli coltelli».

RomanoRomano Prodi

L´avversario Di Luca, che ha tentato di strappare la poltrona a Raffi, a chi lo sospetta di essere lo strumento della destra berlusconiana per conquistare anche la più influente massoneria italiana, si presenta dichiarando che nel 1968 era a Valle Giulia tra gli studenti che protestavano. Aggiunge Di Luca che lui era socialista della corrente lombardiana.

Trattandosi di uno storico della massoneria, si presume che egli stesso ricordi come all´inizio degli anni Ottanta la sinistra socialista, che si rifaceva all´ignaro leader Riccardo Lombardi, fosse diventata una sorta di succursale della loggia deviata P2, nel momento in cui Licio Gelli lanciava il cosidetto piano di rinascita democratica.

Fino ad aver sede a Roma, vicino a via Veneto, in locali messi a disposizione dai plenipotenziari massonici Umberto Ortolani e Giuseppe Battista, dove Fabrizio Cicchitto, iscritto alla P2 e oggi leader berlusconiano, si muoveva con Claudio Signorile come il padrone. Cicchitto cercò goffamente di cavarsela raccontando un´improbabile storia di ricatti di Gelli a suo danno, mentre Berlusconi, anche lui risultato iscritto, come sempre fu grandioso: «Io muratore? Ma se ho costruito intere città!».

Da venerdì a Rimini i tremila grembiulini ascolteranno il filosofo Salvatore Veca che discute con Alessandro Meluzzi di «Costruttori di sogni» e Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale e dalla Rai, che con Gian Mario Cazzaniga discetta su «Costruttori di realtà».

L´animus è dialogante, si dice che la vera aspirazione di Raffi fosse il \"Veltrusconi\". Caduto Veltroni, cresciuti con Berlusconi i Cicchitto e i Verdini, fatti i conti con l´insidiosa opposizione interna, ci si riposiziona. L´allocuzione del Gran Maestro, ci si può giurare, garantirà per l´ennesima volta che nel tempio non si fa politica. In compenso, la materia etica non manca, specie di fronte alla finta legge appena approvata dal Senato sul testamento biologico.

«Spesso - aveva avvertito Raffi - si concede agli uomini di chiesa più di quello che loro stessi richiedono. La Costituzione garantisce al malato la libertà di rifiutare le cure. Non è tollerabile che il dogma condizioni le leggi». Eppure, è quel che la maggioranza berlusconiana, compresi i fratelli massoni, ha fatto al Senato.

 

 

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