CARTA CANTA VILLAN DORME - MANCA IL TESTO DELLA MANOVRA, MA RENZI FA E DISFA LE MISURE: “NON CI SONO CONDONI” (E QUELLO DEL CONTANTE?) - PRIMA VUOLE CANCELLARE EQUITALIA, ORA FUSIONE A RISCHIO CON AGENZIA DELLE ENTRATE - PARLAMENTO E QUIRINALE ANCORA ASPETTANO LA LEGGE DI BILANCIO E DECRETO FISCALE

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1. Nessun condono, chi ha preso multa la deve pagare: basta Equitalia killer  

Da “Ansa”

PADOAN RENZI PADOAN RENZI

 

"Non c'è nessun condono: chi ha preso la multa la deve pagare. A chi dice che il governo sta facendo i condoni o aiutando gli evasori, rispondo che ha fatto nel 2015 il miglior risultato negli ultimi sessant'anni: oltre 14 miliardi dalla lotta all'evasione. Dire che aiutiamo gli evasori è senza alcun riferimento alla realtà. Eliminiamo un meccanismo, quello di Equitalia, che era punitivo per il cittadino". Lo ha detto Matteo Renzi a Rtl 102.5: "Basta con Equitalia come 'killer' dei cittadini, deve essere un consulente".

 

2. Fusione in bilico tra Equitalia e Agenzia delle Entrate

Valentina Conte per la Repubblica

 

PADOAN RENZI PADOAN RENZI

Equitalia cambia nome. Ma non casa. Troppo difficile inglobarla nell’Agenzia delle entrate, per vincoli costituzionali, contrattuali e forse di buon senso. Così, l’ultima soluzione, accarezzata dal governo, è quella di trasformare Equitalia in una partecipata pubblica, magari al 100% proprio dall’Agenzia (ora è al 51%, l’altro 49% dell’Inps). Una società per azioni, come ora. Nel perimetro fiscale, come ora. Libera di mantenere i più vantaggiosi contratti bancari, come ora, ai suoi 7.917 dipendenti. Ma con un nome nuovo o piuttosto una sigla burocratica, tipo Drae, facile da scordare: dipartimento riscossione dell’Agenzia delle entrate. Un dolce oblio.

 

equitalia cartella equitalia cartella

La possibile soluzione al nodo della cancellazione di Equitalia arriva dopo ore di intenso lavoro sulla stesura dell’annunciato decreto legge fiscale che dovrebbe contenerla, assieme alla rottamazione delle cartelle e alla voluntary disclosure bis, il presunto condono fiscale sui contanti e le cassette di sicurezza. Una soluzione considerata meno discutibile di altre, che al contrario rischiano lo stop del Quirinale, si ripete tra i tecnici impegnati nel dossier. Al punto che Palazzo Chigi pensa addirittura di togliere le norme Equitalia dal decreto immediatamente esecutivo e di infilarle nella manovra, il disegno di legge di bilancio, atteso ieri in Parlamento, ma slittato forse a lunedì. Proprio per rimettere la partita nelle mani del confronto politico.

 

rossella orlandi rossella orlandi

D’altro canto, le alternative non sono molte. Equitalia scompare, ma la riscossione non può eclissarsi. E la fusione con l’Agenzia delle entrate non è affatto un gioco da ragazzi. Il nodo è il personale: 7.917 dipendenti di Equitalia (di cui 94 dirigenti, l’1,18% del totale) entrati senza concorso e contrattualizzati come bancari a fronte di 39.612 colleghi dell’Agenzia (di cui 367 dirigenti, lo 0,92% del totale), quasi tutti vincitori di una selezione pubblica e con stipendi molto più bassi. Un funzionario (laureato) dell’Agenzia guadagna al massimo 30-34 mila euro lordi all’anno (1.800 euro netti al mese). Il corrispondente di Equitalia il doppio.

 

ERNESTO MARIA RUFFINI EQUITALIA ERNESTO MARIA RUFFINI EQUITALIA

Senza parlare dei vertici. Rossella Orlandi, il direttore dell’Agenzia, incassa 207.680 euro lordi, il livello più alto dei 24 massimi dirigenti. In Equitalia ad esempio, come si ricava dal sito, il responsabile dell’area legale e quello del personale viaggiano attorno ai 223 mila euro lordi (nel 2015). E l’ex amministratore delegato Benedetto Mineo, oggi responsabile fiscalità locale, ne prende 240 mila. Ben più della Orlandi. Anche se il nuovo amministratore di Equitalia Ernesto Maria Ruffini ha appena varato una riforma degli stipendi che porterà a 2 milioni di risparmi annui.

 

Una fusione a freddo è dunque materia che brucia. Ne è riprova la sorte toccata a due bozze del decreto, una con la trasformazione dei dipendenti di Equitalia in statali, l’altra con l’ipotesi contraria, cioè la conversione dei contratti pubblici dell’Agenzia in privati: cestinate entrambe.

 

AGENZIA ENTRATE AGENZIA ENTRATE

Nel primo caso, perché scatta un surrettizio allargamento del pubblico impiego e l’illegittimità ai sensi dell’articolo 97 della Costituzione, quello che prevede l’ingresso nella pubblica amministrazione solo per concorso, proprio per salvaguardarne l’indipendenza. Nel secondo caso, perché un’Agenzia delle entrate privata sarebbe un unicum nei paesi occidentali: il fisco privatizzato, con rischi per l’imparzialità e la gestione di funzioni sensibili, come le tasse dei cittadini. Oltre al fatto che gli stipendi di quasi 40 mila dipendenti si alzerebbero di botto, con impatto sulla spesa pubblica.

tasse tasse

 

Il dossier Equitalia si rivela dunque meno scontato di quanto auspicato dall’annuncio via slide del premier Renzi, sabato 15 ottobre al termine del Consiglio dei ministri che ha varato la manovra. Manovra ancora senza testo. Così come il decreto fiscale. Colle e Parlamento attendono.

 

 

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