CAZZI AMARI PER OBAMA - AL QAEDA OFFRE UN PATTO AGLI “SCISSIONISTI” DELL’ISIS: SEPPELLIRE L’ASCIA DI GUERRA E UNIRSI PER COMBATTERE IL NEMICO OCCIDENTALE - LA NUOVA RETE JIHADISTA, DAL MAGHREB ALLE FILIPPINE

Per Al Baghdadi è un risultato importante perché Al Qaeda finora non ha riconosciuto il suo Califfato e se Al Zawahiri ha autorizzato questa apertura è perché Isis sta dimostrando di saper edificare una “coalizione jihadista globale” - Per resistere agli Usa, il Califfo sta mettendo su una rete terrorista che va dal Marocco all’Asia…

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Maurizio Molinari per “la Stampa

 

michelle e barack obama michelle e barack obama

L’unità delle truppe jihadiste da Gibilterra alla Filippine, e una disposizione tattica in Iraq e Siria per sfuggire ai raid: sono le mosse con cui Abu Bakr Al Baghdadi, Califfo dello «Stato Islamico» (Isis), risponde alla coalizione di Barack Obama lasciando intendere di pianificare una lunga guerra su più fronti.


L’unità jihadista è il risultato più importante per Al-Baghdadi, che lo scorso anno si è ribellato al leader di Al Qaeda Ayman al Zawahiri scegliendo in Siria di sfidare Jubat al Nusra, emanazione diretta della centrale afghano-pakistana. Al Qaeda nella Penisola Arabica e Al Qaeda nel Maghreb Islamico, le due organizzazioni più agguerrite di Al Qaeda, in un comunicato congiunto offrono un patto d’alleanza al secessionista Al-Baghdadi chiedendo ai «fratelli jihadisti» di «cessare di ucciderci l’un l’altro per unirci contro la campagna americana e la diabolica coalizione che ci minaccia». 

abu bakr al baghdadi abu bakr al baghdadi


«Washington guida una nuova crociata contro tutti i musulmani - affermano le due organizzazioni - e dobbiamo combattere assieme». Per Al Baghdadi è un risultato importante perché Al Qaeda finora non ha riconosciuto il suo Califfato e se Al Zawahiri ha autorizzato questa apertura è perché Isis sta dimostrando di saper edificare una «coalizione jihadista globale» mietendo adesioni proprio fra i fedelissimi della centrale afghano-pakistano.


Il caso più eclatante è Gouri Abdelmalek, capo militare di Al Qaeda nel Maghreb Islamico, che all’inizio di questa settimana ha annunciato la nascita dei Soldati del Califfato in Algeria trasferendosi al servizio di Al Baghdadi. Nelle settimane precedenti il Califfo aveva incassato la fedeltà di tre cellule di Al Qaeda in Marocco e gruppi salafiti in Giordania ma soprattutto, in agosto, dal Sinai era arrivata l’adesione da parte di Bayt al Maqqdis, i jihadisti del Sinai. Un comandante di Bayt al-Maqqdis spiega a Reuters l’accordo con Isis: «Comunichiamo via web, ci insegnano a dare le operazioni».

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Forse questo è motivo per cui, da agosto, si è impennato il numero di soldati egiziani e «collaboratori di Israele» a cui Bayt al Maqqdis taglia la testa, trasformando la decapitazione dei nemici in una sorta di firma del Califfato. La collaborazione dei beduini del Sinai consente a Isis - secondo la polizia israeliana - di «cercare reclute fra arabi-israeliani e tribù del Negev» riuscendo a trovare volontari come Rabiya Shahade, 26 anni di Hebron, che in video promette di «bere il sangue di sciiti ed alawiti».


Ma è guardando ancora più a Est che ci si accorge dell’efficacia del reclutamento di Isis che dall’inizio dei raid Usa in Iraq ha ottenuto l’«adesione» di 4 gruppi jihadisti afghano-pakistani e 4 del Kashmir oltre a cellule di Maldive, Singapore, Malaysia, Indonesia e Filippine accomunati dalla convinzione che «il Califfato è obbligatorio come la Jihad».

isis isis

 

Ma non è tutto perché le sue mosse sono anche tattiche: nell’ultima notte ha reagito ai raid Usa a sud di Baghdad ordinando ai soldati di «creare postazioni d’artiglieria incassate nel terreno», distribuirsi sul territorio in gruppi esigui e «muoversi in fretta» per rendere più difficile le missioni dei raid Usa. Nulla da sorprendersi se il ministro degli Esteri saudita, Saud al-Faisal, prevede che la guerra contro Isis «durerà almeno 10 anni».

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