CONTRO CONTRADA - INGROIA, CHE LO PROCESSÒ: ''STIANO TRANQUILLI DELL'UTRI E GLI ALTRI: NÉ LA CORTE EUROPEA NÉ LA CASSAZIONE LO HANNO DICHIARATO INNOCENTE, RESTA UNO CHE TRESCAVA CON LA MAFIA ALLE SPALLE DELLO STATO'' - GIAN CARLO CASELLI: ''L'EX DEL SISDE COMMISE FATTI GRAVISSIMI: SOFFIATE A LATITANTI, TRA CUI RIINA, CONTATTI AMICHEVOLI CON BONTATE, INZERILLO, GRECO''

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1. DELL' UTRI & C. STIANO SERENI: LA CONDANNA NON È IN DISCUSSIONE

Antonio Ingroia per ''il Fatto Quotidiano''

 

Ingroia sicilia servizi Ingroia sicilia servizi

Bruno Contrada è colpevole del reato di concorso esterno in associazione mafiosa ed è stato perciò condannato in via definitiva a dieci anni di reclusione. Questo punto fermo non è stato per nulla intaccato dalla sentenza della Cassazione che tanto clamore ha destato ieri. È bene che sia chiaro a tutti e che non si cerchi di rovesciare la realtà, fattuale e processuale.

 

Perché, come da abusato copione, l' informazione e la politica ufficiale hanno subito brandito in modo indegno quella sentenza per proclamare l' innocenza di Contrada. Una innocenza che nessun giudice, neppure la Cassazione, ha mai dichiarato. Ribadendo, anzi, il contrario.

 

Certo, la decisione della Cassazione sconcerta, perché i giudici hanno dichiarato ineseguibile una sentenza di condanna che non hanno revocato e che quindi rimane ferma nella sua dichiarazione irrevocabile di colpevolezza.

 

ingroia antonio ingroia antonio

Aspettiamo le motivazioni per capire meglio, ma dalla lettura del dispositivo una cosa è certa: la Suprema Corte si è pronunciata su un mero "incidente di esecuzione", che non entra nel merito della condanna che resta irrevocabile, e si è limitata a prendere atto della pronuncia con cui la Corte europea dei diritti dell' uomo aveva condannato l' Italia a un risarcimento in favore di Contrada perché, secondo i giudici di Strasburgo, era stato condannato per un reato, il concorso esterno, oggetto di troppe oscillazioni giurisprudenziali, al punto che l' imputato all' epoca dei fatti non potesse rendersi conto dell' illiceità della sua condotta.

 

BRUNO CONTRADA NEL 1992 BRUNO CONTRADA NEL 1992

Ho già definito stupefacente quella sentenza della Corte europea, essendo palesemente assurdo affermare che un alto funzionario dello Stato possa essere inconsapevole della illiceità del fatto di tradire lo Stato per trescare con la mafia.

 

Resta comunque il fatto che né la Corte europea né la Corte di Cassazione di Roma hanno mai riconosciuto che Contrada fosse innocente né tantomeno hanno revocato la sentenza di condanna ed è sbalorditivo che la stragrande maggioranza degli organi d' informazione sostenga il contrario, contro ogni evidenza.

 

Si rassegnino allora quelli che vorrebbero strumentalmente usare la sentenza della Cassazione, come già avevano tentato di fare con la pronuncia della Corte europea, per rimettere in discussione la condanna definitiva di Marcello Dell' Utri e degli altri complici della mafia anch' essi condannati con sentenze definitive e che stanno scontando la loro pena.

BRUNO CONTRADA NEL 1998 BRUNO CONTRADA NEL 1998

 

 Perché è fin troppo chiaro che il trambusto mediatico che si è fatto in passato, che si fa oggi e che sicuramente sarà fatto in futuro riguarda Contrada, ma si preoccupa di altri. A cominciare da Dell' Utri: lo si vuole tirare fuori dal carcere nel timore che possa raccontare i tanti segreti che ancora custodisce sui rapporti che per anni Cosa nostra ha tenuto con un certo mondo della politica e dell' imprenditoria, in particolare su quelli, mai chiariti, con Silvio Berlusconi.

 

ingroia nel durante il processo contrada ingroia nel durante il processo contrada

Del resto, a quella condanna non si è arrivati per accanimento giudiziario, come pure vaneggiano in tanti. È un fatto inoppugnabile che nonostante i ripetuti appelli, gli innumerevoli ricorsi in Cassazione e alla Corte europea, circa una quarantina di giudici italiani - tra giudici per le indagini preliminari, giudici del Tribunale della Libertà di Palermo, giudici della Cassazione in sede cautelare, giudici del Tribunale di primo grado di Palermo, giudici della Corte d' Appello di Palermo e ancora giudici della Cassazione, hanno riconosciuto prove granitiche di colpevolezza e per questo Contrada è stato condannato a pena definitiva.

 

Una convergenza di elementi di natura eterogenea solidissimi: dichiarazioni, tutte accuratamente riscontrate, di tanti collaboratori di giustizia di primissimo livello come Tommaso Buscetta, Francesco Marino Mannoia, Salvatore Cancemi; testimonianze autorevoli e al di sopra di ogni sospetto come quelle dei compianti giudici Antonino Caponnetto e Mario Almerighi, dell' ex procuratore federale svizzero Carla Del Ponte, di alcune vedove di mafia come Gilda Ziino, moglie dell' industriale Roberto Parisi, e Laura Cassarà, moglie del capo della squadra mobile di Palermo, uno dei tanti poliziotti uccisi anche a causa dell' isolamento in cui si sono trovati per colpa di funzionari dello Stato infedeli come Contrada.

BRUNO CONTRADA ESCE DAL CARCERE BRUNO CONTRADA ESCE DAL CARCERE

 

E, ancora, diverse prove documentali dei trattamenti di favore nei confronti di mafiosi, come il rilascio della patente ai boss Stefano Bontate e Giuseppe Greco, dei segreti d' indagine rivelati a Cosa nostra.

 

Fatti, non congetture. Tutti puntualmente dimostrati. Ora si vuol far passare Contrada per una povera vittima innocente costretta a farsi dieci anni di ingiusta galera. Ma la verità è un' altra ed è quella scritta nelle sentenze di condanna, che né la Corte europea dei diritti dell' uomo né la Cassazione hanno messo in discussione.

 

 

2.  CASELLI: "LA SUPREMA CORTE NON HA CAPITO: QUEL REATO ESISTE DA SEMPRE" - L' EX DEL SISDE COMMISE FATTI GRAVISSIMI

Giuseppe Legato per ''La Stampa''

BRUNO CONTRADA NEL 1995 BRUNO CONTRADA NEL 1995

 

«Che il dottor Contrada sia felice per questa sentenza sul piano umano e personale è addirittura ovvio. A riguardo nulla da dire. Resta il dovere della critica argomentata. Soprattutto in un caso che per il suo lunghissimo iter processuale è più controverso di quanto sia possibile immaginare».

 

Gian Carlo Caselli, la Cassazione ha revocato la condanna a carico di Bruno Contrada. Come legge questa pronuncia? «Occorre aspettare la motivazione. Se fosse basata (come sembra) sulla sentenza della Cedu (Corte europea dei diritti dell' uomo) - secondo me - come non aveva capito la Cedu allora, così oggi non capisce la Cassazione».

 

Cosa non avrebbero capito?

«L' una e l' altra ragionano in astratto, come in vitro, come se la mafia non esistesse».

 

Chiariamo subito: è una sentenza d' assoluzione?

BRUNO CONTRADA NEL 1979 BRUNO CONTRADA NEL 1979

«La Cedu e la Cassazione non prendono in esame i fatti specifici che portano alla responsabilità di Contrada. Quindi non si tratta di un' assoluzione per quanto riguarda i fatti. Che in ogni caso sono e restano gravissimi».

 

È corretto sostenere che anche se non fosse stato incriminato e condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, gli sarebbe stato contestato il favoreggiamento a Cosa Nostra?

«In teoria tutto è possibile ma nel caso concreto, il concorso esterno in associazione mafiosa (416 bis) ci stava tutto. E l' hanno confermato fior di sentenze sia di merito (una di Tribunale, due di Corte d' Appello) e che di Cassazione quando ha annullato l' unica sentenza che assolveva Contrada. Se anche fosse stato possibile ipotizzare il favoreggiamento o il concorso in associazione a delinquere semplice (art. 416), la configurabilità a pieno titolo del concorso in associazione mafiosa assorbiva, escludendola, ogni altra ipotesi».

PIERO GRASSO E GIANCARLO CASELLI PIERO GRASSO E GIANCARLO CASELLI

 

Facciamo un esempio?

«Se si contesta un omicidio risponde di concorso anche chi ha fornito la pistola».

 

E quindi chi è stato Bruno Contrada?

«Tutte le sentenze di condanna a suo carico concludono dicendo che l' imputato ha dato il contributo sistematico e consapevole sia alla conservazione sia al rafforzamento di Cosa Nostra».

 

Quali furono i fatti contestati?

ANTONINO DI MATTEO ANTONIO INGROIA GIANCARLO CASELLI ALLA FESTA DEL FATTO A MARINA DI PIETRASANTA jpeg ANTONINO DI MATTEO ANTONIO INGROIA GIANCARLO CASELLI ALLA FESTA DEL FATTO A MARINA DI PIETRASANTA jpeg

«Ci sono state "soffiate" per consentire la fuga di latitanti in occasioni di imminenti operazioni di polizia. Tre volte in favore del mafioso Saro Riccobono e una volta - nel 1981 - addirittura in favore di Salvatore Riina. Risulta che l' imputato si sia mosso con la Questura per far avere la patente a Stefano Bontate e a Michele Greco detto "Il Papa". A monte delle soffiate c' erano amichevoli contatti con Bontate, Salvatore Inzerillo, Michele Greco e Salvatore Riina: tutti mafiosi ai vertici di Cosa Nostra. In sostanza, secondo un pentito, dire che Contrada era nelle mani di Cosa Nostra era come dire pane e pasta: tutti lo sapevano».

Giancarlo Caselli Giancarlo Caselli

 

È sostenibile dire che Contrada non poteva sapere di commettere un reato visto che lo stesso non era - al tempo - sufficientemente chiaro?

«Contrada non poteva non sapere di violare la legge».

 

Strasburgo si è espressa, due anni fa, a favore di Contrada. Non andava processato né condannato perché il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non era chiaro. Sbaglia anche la Corte Europea?

«Il concorso esterno in 416 bis esiste da sempre, non l' ha inventato nessuno. La Cedu dice che ha cominciato a esistere dopo alcune oscillazioni giurisprudenziali. A me sembra assurdo. Queste oscillazioni sono sopravvenute a partire dal 1991, cioè ben dopo i fatti contestati al dottor Contrada. E poi se ci sono stati processi e condanne nei confronti di molti imputati che non erano il dottor Contrada, vuol dire che il reato esisteva già. L' elaborazione può intervenire soltanto su un reato già esistente».

 

 

 

 

 

 

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