Guido Olimpio per il Corriere della Sera
Cosa c'era nella stiva del Tupolev iraniano precipitato il 15 luglio con 168 persone a bordo? Fonti medio¬rientali sospettano che il jet stesse trasportando un carico di sofisticati detonatori e alcuni di questi sarebbe¬ro esplosi provocando il disastro.
Il comandante dell'aereo, decolla¬to da Teheran e diretto a Erevan (Ar¬menia), ha segnalato un'emergenza 16 minuti dopo il decollo. E poco do¬po il Tupolev, forse durante un dispe¬rato tentativo di atterraggio, si è schiantato nella regione di Qazvin, a nord della capitale.
Fawzi Salloukh e Franco FrattiniIl jet - secondo indiscrezioni - aveva imbarcato, ol¬tre ai bagagli dei passeggeri, un buon numero di casse di metallo che ospitavano detonatori di ultima gene¬razione. Apparati composti da due chilogrammi di esplosivo e meccani¬smi elettrici. Alcuni di questi, per mo¬tivi non chiariti, avrebbero causato una deflagrazione fatale al jet. Infatti, testimoni hanno raccontato di aver sentito degli scoppi prima dell'impat¬to.
NEDA UCCISA IN IRANSempre secondo le fonti il Tupolev do¬veva trasferire il ma¬teriale lungo la se¬guente rotta: Iran-Ar¬menia- Turchia- Si¬ria. Quindi il carico bellico avrebbe pro¬seguito, via terra, per il Libano. I deto¬natori erano, infatti, destinati al mo¬vimento filo-iraniano degli Hezbol¬lah, tenace avversario di Israele.
iranEra stato scelto un percorso tortuoso - sostengono ambienti dell'opposizio¬ne in esilio - nella speranza di dare meno nell'occhio. Una misura di pre¬cauzione accompagnata dal cambio del «manifesto di carico» che doveva essere attuato a Erevan. In passato le autorità turche hanno impedito il transito di equipaggiamenti militari. E in un'occasione un attentato ad un treno da parte dei separatisti curdi nel sud della Turchia ha svelato un traffico di missili in favore del¬l'Hezbollah.
Sembra che l'operazione Tupolev sia stata gestita da una sezione spe¬ciale dei Pasdaran, impegnata a soste¬nere le milizie sciite. Tra le vittime vi sarebbe, infatti, anche un dirigente dei Guardiani della rivoluzione a cui era stato assegnato il compito di sor¬vegliare la consegna. E non è un caso che nella zona dove si è schiantato il jet siano arrivati uomini della sicurez¬za e artificieri mentre le autorità han¬no continuato a parlare di «inciden¬te ».
Informazioni trapelate dal Liba¬no hanno aggiunto un particolare in¬teressante. Il piano prevedeva che le casse dovessero essere nascoste in uno dei rifugi che l'Hezbollah ha crea¬to nel Libano sud. Ma dopo un'esplo¬sione che ha distrutto, il 14 luglio, il deposito di Khirbet Slem, gli iraniani avevano deciso di nascondere i deto¬natori a nord del fiume Litani.
La presenza di arsenali proibiti ha causato, negli ultimi mesi, forte ten¬sione tra l'Hezbollah e il contingente Onu, del quale fanno parte soldati ita¬liani. A fine aprile un reparto spagno¬lo ha iniziato a scattare foto nel villag¬gio di Rabat Al Talatin dopo aver indi¬viduato «un luogo sospetto». Un'atti¬vità che ha provocato l'immediata re¬azione di decine di civili - in realtà Hezbollah - che hanno circondato la pattuglia.
Una situazione simile si era verifi¬cata in gennaio quando una folla di miliziani, travestiti da abitanti, ha as¬salito un'unità francese che aveva scoperto un bunker a sud del fiume Litani. Ne è nato un duro confronto risolto con l'intervento di una colon¬na di soldati libanesi, tutti sciiti. I mi¬litari sono entrati nel tunnel ed han¬no «certificato» che non vi erano ar¬mi. In realtà hanno dato una mano all'Hezbollah nel coprire azioni non permesse dalle risoluzioni Onu.