IL CUORE NON E’ UNO ZINGARO - TROPPI BIMBI ROM IN CLASSE? E I GENITORI DEI COMPAGNI NON MANDANO I FIGLI A SCUOLA

A Landiona, in provincia di Novara, 12 famiglie hanno deciso di ritirare i figli dalla scuola elementare: “I rom sono 25, noi meno della metà. Chi deve integrarsi, noi o loro?” - Dieci anni fa per scongiurare la chiusura ci fu la “caccia” all’alunno straniero - Ma ora il rischio incombe di nuovo…

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Marco Bardesono per il Corriere della Sera

ZINGARIZINGARI

Seicento anime, un castello, una chiesa, un piccolo centro storico con i portici dove nelle sere d'estate la gente ancora si siede sugli sgabelli per fare quattro chiacchiere. A Landiona, un piccolo comune in provincia di Novara, tra il parco naturale delle Lame del Sesia e Vicolungo, dove sorge il più grande outlet del Piemonte occidentale, dodici famiglie hanno deciso di ritirare i loro figli dalla scuola elementare: «Ci sono troppi zingari - attaccano -. Avevamo avvertito sindaco e direttrice».

RomRom

E dire che dieci anni fa per mantenere la scuola, l'intero paese si era mobilitato per convincere le famiglie di un accampamento di rom a far seguire le lezioni ai loro figli. I nomadi accettarono e così le elementari non furono chiuse. Dieci anni dopo le cose sono cambiate radicalmente: «Non è una questione di razzismo - fanno sapere le dodici famiglie di Landiona -. Loro, i rom, sono in 25, noi meno della metà. Allora ci siamo chiesti se ad integrarsi sarebbero dovuti essere i nostri figli e non i loro».

ZINGARIZINGARI

Ieri, primo giorno di scuola, i bambini non si sono presentati in aula: «Li abbiamo iscritti alle elementari di Vicolungo. Per noi genitori è comunque un sacrificio, perché li dovremo portare e andare a prendere in auto perché non c'è un pulmino scolastico. D'altra parte qui a Landiona, nonostante avessimo per tempo comunicato le nostre intenzioni, nessuno ha fatto nulla».

Chiamata in causa, Marisa Albertini, il primo cittadino del piccolo centro, spiega: «Abbiamo cercato di convincerli a lasciare i loro bambini, ma hanno preferito portarli altrove. Avevamo tentato di accorpare le classi con quelle di Sillavengo, altro paese della zona, per favorire una maggiore integrazione, ma non è stato possibile».

CLASSE DELLE ELEMENTARICLASSE DELLE ELEMENTARI

La decisione di ritirare gli alunni «è un fatto di una gravità assoluta - ha commentato Francesco Cavagnino, consigliere comune di minoranza -. Questa vicenda getta discredito su tutto il paese, ma noi non siamo razzisti». Non si esprime, invece, il direttore del circolo didattico di Biandrate che comprende anche la scuola di Landiona: «Ho ricevuto l'incarico da una settimana - si limita a dire - ho sentito qualcosa, ma per ora preferisco non esprimere giudizi, se non nelle sedi opportune».

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Chi esprime giudizi pesanti, invece, è Mario Carossa, capogruppo del Carroccio in consiglio regionale: «È assurdo che i nostri connazionali debbano ritirare i bambini da scuola per i troppi rom in classe. Dimostra come l'immigrazione senza controllo e la convivenza forzata siano dannose e impossibile. È di questi problemi che si dovrebbe occupare il ministro Kyenge».

BAMBINI A SCUOLABAMBINI A SCUOLA

La polemica cresce e la vicenda approderà in Parlamento. Infatti Franca Biondelli, deputata novarese del Pd, ha annunciato un'interrogazione urgente che presenterà già nelle prossime ore a Montecitorio.

LANDIONA IN PROVINCIA DI NOVARALANDIONA IN PROVINCIA DI NOVARA

Si è trovata una soluzione di compromesso, invece, per la prima classe elementare di Costa Volpiano, nel Bergamasco. Alcuni giorni fa, apprendendo la composizione della classe (con 14 bambini stranieri), sette genitori di altrettanti alunni italiani avevano
protestato e chiesto un immediato provvedimento da parte della direzione didattica. I bambini stranieri sono stati smistati in due diverse sezioni.

Polemiche e proteste sono rientrate. Ma a Landiona, dove ieri in classe si sono presentati soltanto sei bambini - tutti figli di rom - il provvedimento prossimo, e forse il più probabile, sarà proprio quello di chiudere la scuola, come già si era rischiato dieci anni fa.

 

 

 

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