- DELUSIONE A STELLE E STRISCE PER IL (SUD)AMERICANO -

Obama ci sperava, i media ci credevano, ma non è ancora tempo di un Papa degli States - Ci si accontenta del Santo Padre “continentale” - Dolan e O’ Malley stoppati dall’Islam - Barack saluta gli ispanici Usa “che oggi condividono la gioia per questo momento straordinario…”

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Massimo Gaggi per "Il Corriere della Sera"

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«Quella del cardinal Bergoglio è un'ottima scelta anche per i cattolici nordamericani. L'Argentina, come gli Stati Uniti, è un Paese di immigrati. Avrà lo stesso nostro spirito nel rimboccarsi le maniche per rinnovare la Chiesa», dice Kathleen Sprows Cummings, la direttrice del Centro studi sul cattolicesimo americano della Notre Dame University, in Indiana. Parole che nascondono una punta di delusione di un popolo che sperava in un pontefice statunitense.

«Un uomo straordinario, di grande compassione», scandisce, apparentemente convinto, anche il vecchio cardinale Edward Egan, arcivescovo emerito di New York, il predecessore di Timothy Dolan. Ma lo dice parlando negli studi della rete televisiva Nbc dove era presumibilmente andato nella speranza di celebrare l'elezione di uno dei suoi colleghi più giovani.

Chissà se è deluso anche Barack Obama che ieri sera ha mandato a Francesco un caloroso messaggio di auguri poche ore dopo aver perorato pubblicamente la causa della scelta di un papa statunitense: un fatto senza precedenti. La Chiesa Usa aveva candidati forti (Dolan e O'Malley), ma molti consideravano inopportuno scegliere uno di loro.

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Per l'ombra di una gestione assai discutibile dello scandalo della pedofilia che ancora pesa sul clero americano, ma anche per il timore di dare troppo potere anche in campo religioso alla superpotenza. Un papa «a stelle e strisce» avrebbe potuto agevolare il messaggio della Casa Bianca, ma anche diventare un intralcio. Il cardinale Dolan ha benedetto la «convention» democratica (come quella repubblicana), ma i rapporti dei vescovi con l'Amministrazione Obama non sono certo idilliaci.

Il presidente è intervenuto su questo punto, peraltro a Conclave già iniziato, per spiegare, in un'intervista alla rete Abc trasmessa ieri poco prima della fumata bianca, che un papa americano avrebbe esercitato il suo magistero in piena autonomia «esattamente come un papa polacco, italiano o guatemalteco.

Non so se ci avete fatto caso», ha aggiunto con una punta di ironia, «ma la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti non sembra prendere ordini da me». Un chiaro riferimento al conflitto tra vescovi e Casa Bianca su vari temi etici, dai matrimoni gay alla contraccezione.

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Con Obama che di recente ha cambiato rotta esentando le organizzazioni a sfondo religioso dall'obbligo di finanziare polizze sanitarie comprendenti anche la contraccezione per i loro dipendenti. Ma anche la soluzione di compromesso studiata dalla Casa Bianca è stata poi respinta dalla gerarchia ecclesiastica.

Ma il presidente, ovviamente, accantona le divergenze e cerca ciò che unisce. Nel messaggio di ieri sera si è mostrato compiaciuto per la scelta del primo papa proveniente dalle Americhe e poi ha elogiato l'impegno di Jorge Mario Bergoglio «a fianco dei poveri e delle persone più vulnerabili. La sua scelta testimonia della vitalità e della forza di una regione che ha un ruolo sempre più importante nel plasmare i destini del mondo». Un omaggio anche agli ispanici che vivono negli Usa «che oggi condividono la gioia per questo momento straordinario».

 

 

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