DOPO LE DIMISSIONI (ANNUNCIATE) DELLO SPEAKER DELLA CAMERA, JOHN BOEHNER, IL “GRAND OLD PARTY” NON RIESCE A TROVARE UN SUCCESSORE: LE FAIDE INTERNE SCORAGGIANO TUTTI I CANDIDATI - EPPURE I REPUBBLICANI NON SONO MAI STATI COSÌ FORTI ALLA CAMERA

La realtà del Gop è di un partito con due anime, in Congresso e tra gli sfidanti per la nomination. Trump, Ben Carson e Carly Fiorina hanno, insieme, oltre il 50% delle preferenze nei sondaggi, a dimostrazione della forte fronda conservatrice che vuole punire Jeb Bush e la gerarchia ufficiale per non aver saputo fermare lo strapotere di Obama…

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Glauco Maggi per “Libero quotidiano”

 

john boehner piange 7 john boehner piange 7

Il partito repubblicano è nel caos. Il giorno dopo la visita del Papa al Congresso c'era stato l' annuncio scioccante delle dimissioni (per fine ottobre) dello Speaker della Camera, John Boehner: diventato il bersaglio dell'ala organizzata degli ultraconservatori aveva scelto di sacrificarsi nella speranza di salvare l' unità del Gop.

 

Giovedì, prima che i deputati repubblicani votassero il nome da presentare alla Camera per la nomina, Kevin McCarthy, attuale leader della maggioranza repubblicana, si è inaspettatamente ritirato. Era il favorito ma ha detto di non avere il supporto minimo di 218 voti per vincere. Boehner ha posposto sine die la votazione e resterà al suo posto fino a quando non ci sarà un successore: il danno d' immagine è enorme.

 

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Il Congresso va in vacanza per la settimana del Columbus Day, ma alla ripresa i giochi dovranno essere fatti, pena l' autodistruzione. Ieri è scattato l' assedio a Paul Ryan, la figura più autorevole del Gop, stimato presidente della Commissione fiscale e nel 2012 numero due di Mitt Romney per la Casa Bianca. Romney è stato il primo a telefonargli per convincerlo, ma Ryan è riluttante. Ha visto la carneficina che ha eliminato Boehner e McCarthy e non vuole bruciare il prestigio che ha, e che vorrebbe conservare per una futura corsa presidenziale.

 

paul ryan paul ryan

Inoltre è geloso del tempo libero che spende nei fine settimana nel suo distretto in Wisconsin, e quindi per indurlo ad accettare una carica rischiosa e impegnativa ha bisogno di ben più dei 218 voti: chi gli è vicino e amico, nello staff o tra i colleghi deputati, fa sapere che solo una acclamazione della totalità o quasi dei repubblicani gli renderebbe impossibile dire di no. Essere appoggiato senza riserve anche da molti teapartisti è un obiettivo che potrebbe essere raggiunto più facilmente dopo che Donald Trump lo ha lodato e approvato esplicitamente come Speaker in un' intervista in tv.

 

marco rubio con jeb bush e mitt romney marco rubio con jeb bush e mitt romney

La realtà del Gop è di un partito con due anime, in Congresso e tra gli sfidanti per la nomination. Trump, Ben Carson e Carly Fiorina hanno costantemente, insieme, oltre il 50% delle preferenze nei sondaggi, a dimostrazione della forte fronda conservatrice che vuole punire Jeb Bush e la gerarchia ufficiale per non aver saputo fermare lo strapotere di Obama. Il paradosso è che, spezzando il partito, non avranno mai l'"Obama repubblicano" che sognano.

 

Eppure il Gop, che ha conquistato la maggioranza alla Camera nel 2010 e l' ha aumentata nel 2014 a 247 deputati (su 435), non era mai stato così forte dal 1929. L' anno scorso aveva preso pure il controllo del Senato e la sua sfida doveva essere di far vedere al Paese di saper governare, per vincere anche la Casa Bianca nel 2016.

donald trump donald trump

Invece sta mostrando che non sa neppure governare se stesso, dilaniato da una lotta intestina provocata da una frazione dei suoi deputati.

 

Lo Speaker è una carica di tipo istituzionale eletto dalla Camera. Il partito che ha la maggioranza impone il proprio candidato, ma il Gop non ci sta riuscendo perché i 40 del Freedom Caucus fanno ostruzionismo. Anche quando hanno obiettivi condivisi dai conservatori moderati, i radicali pensano che l' ostacolo per raggiungerli sia la dirigenza repubblicana e non Obama, che avendo il veto può bocciare tutte le leggi che non gli piacciono.

 

donald trump come mussolini donald trump come mussolini

È una strategia suicida su due fronti. Primo, l' opinione pubblica incolpa il Gop per le serrate del governo causate dai Tea party se mancano i voti per passare il bilancio. Secondo, infiammare la base repubblicana con obiettivi che non possono essere raggiunti significa dividere le forze e rischiare di non far eleggere un presidente del Gop, condizione indispensabile per invertire la politica obamiane, in economia e internazionale. Peraltro, anche sulla crisi siriana il marasma nel Gop è totale, con Trump "amico" di Putin e Marco Rubio e gli altri molto più interventisti e antirussi.

 

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