finiamola! - I MAGISTRATI HANNO IN MANO UNA LETTERA DI 10 ANNI FA CON L’OFFERTA DI UN ALTRO ACQUIRENTE - AN NEI BILANCI ABBASSÒ IL VALORE DELLA CASA - DOPO PONTONE, UN ALTRO EX FEDELISSIMO SCHIANTA GIANMENEFREGO - APOLLONJ GHETTI: “FINI SAPEVA CHE LA CASA VALEVA ALMENO 1,2 MILIONI” - “NEL 2002 MI FECE VEDERE LA PIANTINA, CHE IO VALUTAI (IN QUANTO AGENTE IMMOBILIARE, AMICO E DIRIGENTE DI AN). UN ALTRO ESPERTO DIEDE LA STESSA VALUTAZIONE”…

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1. \"FINI SAPEVA: LA CASA VALE 1,3 MILIONI\"
Stefano Zurlo per \"il Giornale\"

FilippoFilippo Apolloni Ghetti

Quando ha letto il Giornale è rimasto di stucco: «Ma guarda un po\' che fine ha fatto la casa di Montecarlo: l\'hanno svenduta per 300 mila euro. Un prezzo ridicolo». Quando, invece, ha ascoltato la reazione di Fini si è sentito preso per i fondelli: «Ma come fa a definire congruo quel prezzo? Ma Gianfranco chi vuole prendere in giro? Me no di certo».

Filippo Apolloni Ghetti, 59 anni, importante agente immobiliare romano di simpatie fasciste e poi aennine, guardò insieme a Gianfranco Fini la piantina dell\'appartamento di boulevard Princesse Charlotte 14 e lo valutò, grossomodo, 1 milione e duecentomila, un milione e trecentomila euro. «Non ricordo il giorno esatto, ma ricordo bene che c\'era l\'euro da poco. Quindi direi che eravamo nel 2002».

Otto anni fa, un\'epoca in cui la saga dei Tulliani era ancora di là da venire. Oggi Apolloni Ghetti, che intanto ha seguito Francesco Storace ed è uno dei dirigenti de La Destra, racconta al Giornale per la prima volta la storia di quella perizia e del colloquio avuto con Fini sull\'appartamento di Montecarlo.

Come mai Fini la chiamò?
«Devo premettere che sono stato in gioventù dirigente del Fuan e all\'epoca ero membro dell\'assemblea nazionale di An. Con Gianfranco ci conosciamo da quaranta anni e fra di noi c\'è sempre stato un buon rapporto personale».

Dunque?
«Dunque era abbastanza normale che Fini mi consultasse per valutare un immobile. È successo anche alte volte, magari passando attraverso la sua segreteria e gli amministratori del partito».

FRANCESCOFRANCESCO STORACE

Quella volta come andò?
«Fini mi chiamò in via della Scrofa, nel suo ufficio. Lì mi mostrò una piantina e mi disse più o meno queste parole: \"Sai, la contessa Colleoni, che io manco conoscevo, ci ha lasciato in eredità questo appartamento a Montecarlo\". Devo dire che l\'uomo era o pareva stupito; mi feci intendere che dopo il passaggio dal Msi ad An i lasciti erano drasticamente calati, questo regalo l\'aveva sorpreso. Non se l\'aspettava».

Lei?
Gli dissi: \"Gianfranco, cosa faccio, vado a Montecarlo a vederlo?\" \"No, non ti voglio disturbare, guarda un po\' la mappa\". Mi spiegò che erano 75 metri quadri commerciali. Io cominciai a fare le mie considerazioni, lui prendeva diligentemente appunti. E via via spiegava: mi accennò al fatto che il quartierino doveva essere ristrutturato».

Ma le disse più esplicitamente che era in pessimo stato?
«No, per niente. Mi disse che doveva esser ristrutturato. Andammo avanti a discutere a lungo. Venti minuti, mezz\'ora, di più, non lo so. Io alla fine espressi la mia valutazione: \"Gianfranco l\'appartamento vale almeno 1,2-1,3 milioni di euro\"».

finifini montecarlo

Fini commentò la sua analisi?
«Se ne uscì con un sonoro \"però\". Poi aggiunse: \"I miei mi avevano parlato di ottocentomila euro\", e lo disse con il disprezzo che un leader può avere per i suoi funzionari che considera incompetenti».

Ottocentomila euro?
«Ottocentomila; questa la valutazione data a Fini dai suoi tecnici. Ma non finì lì».

Che altro successe?
«Per essere più sicuro organizzai un consulto telefonico volante. Chiamai Giorgio Viganò, un grande agente immobiliare oggi purtroppo scomparso, e chiese lumi a lui».

Scusi, lei chiamò un altro immobiliarista davanti a Fini?
«Certo, mi rendevo conto che la perizia era confidenziale, non approfondita, e volevo irrobustire il mio parere. Anche se ero sicuro del fatto mio per due ragioni: perché avevo visto la piantina e perché quella via di Montecarlo, boulevard Princesse Charlotte, la conosco benissimo».

Dunque telefonò a Viganò.
«Che confermò a grandi linee il mio expertise. \"L\'appartamento - mi disse - vale fra un milione e cento e un milione trecentomila euro\". Poi aggiunse una considerazione interessante: \"Guarda che se hai la fortuna di pescare il cliente giusto, quello che vuole a tutti i costi la residenza a Montecarlo, il prezzo sale. Puoi guadagnare altri centomila, duecentomila euro\"».

ItaloItalo Bocchino e Gianfranco Fini

Lei?
«Riferii a Fini che chiamò qualcuno sulla linea telefonica interna del partito e scandì queste parole: \"Guarda che Filippo dice che l\'appartamento di Montecarlo vale più di un milione di euro\"».

Chi era questo interlocutore?
«Non lo so. Io aggiunsi una sorta di postilla: \"Gianfranco, piuttosto che rivenderlo a meno di un milione, tiello lì che tanto si rivaluta\". Lui mi ascoltava e cercava di capire. Però si intuiva che riteneva quella donazione una specie di rogna, forse perché si trovava a Montecarlo, all\'estero, era difficile da gestire, poneva evidentemente problemi di vario genere. Dunque, feci la mia controproposta».

Quale?
«\"Gianfranco - buttai lì - se me lo dai a un milione secco, te lo compro io\". Io avrei fatto un investimento, lui si sarebbe tolto quel problema. \"Filippo- mi rispose - ma ti interessa veramente?\" \"No, per niente, però ti voglio venire incontro\". \"No, meglio di no - replicò lui - tu sei membro dell\'assemblea di An. Qualcuno potrebbe avere da ridire\"». E Apolloni Ghetti s\'interrompe e sorride sarcastico: «A Apolloni Ghetti no, al cognato sì. Pazienza, è andata così».

GianfrancoGianfranco Fini esultante

Conclusione?
«Gli suggerii di metterlo sul mercato con una sorta di asta a salire in busta chiusa, dando l\'annuncio sui giornali e partendo da non meno di un milione. Lui ascoltò e chiosò: \"Buona idea\".

Poi?
«Di quell\'appartamento non ho più saputo nulla. Finché questa estate ho aperto il Giornale e sono rimasto a bocca aperta nel leggere che era stato ceduto a trecentomila euro. Capisce? Trecentomila euro. Non può capire il mio stato d\'animo, la mia rabbia, la mia umiliazione, nel vedere poi le incredibili dichiarazioni di Fini che sosteneva e sostiene ancora che quella cifra fosse congrua. Offendeva così la mia intelligenza e quella di chiunque mastichi un minimo, ma proprio un minimo, queste tematiche. Per fortuna me ne sono andato tre anni fa, ho seguito Storace, come presidente dell\'associazione Ludovisi lavoro per tenere unito il centrodestra, tutto il centrodestra».

Insomma, quanto vale secondo lei oggi l\'appartamento di boulevard Princesse Charlotte?
«Almeno un milione e mezzo di euro».

TULLIANI-MONTECARLOTULLIANI-MONTECARLO

2. AN NEI BILANCI ABBASSÒ IL VALORE DELL\'ALLOGGIO
Francesco Grignetti per \"La Stampa\"

Dopo l\'acquisizione dei nuovi atti presso l\'amministrazione di Alleanza nazionale, ossia gli allegati alla successione Colleoni del 1999, è ora chiaro ai magistrati romani che il partito che fu guidato da Gianfranco Fini aveva stimato già dieci anni fa che l\'appartamento di Montecarlo aveva un valore elevato. Risulta infatti dalle dichiarazioni fiscali dell\'epoca che An denunciò di essere entrata in possesso di una casa dal valore di 1 milione e 800 mila franchi, pari all\'epoca a 540 milioni di lire.

casacasa montecarlo

Ragionando in moneta unica sono circa 270mila euro. Un valore più elevato rispetto a quanto fu poi iscritto a bilancio. Ovvero, come dichiarò ad agosto il presidente della Camera: «L\'appartamento fu valutato, quando venne in possesso di An, circa 450 milioni di lire». Una certa discrepanza tra il valore fiscale e quello patrimoniale non stupisce. E\' prassi che si dichiari un valore basso per pagare il minimo di tasse, salvo poi pagare quanto dovuto al momento di un\'eventuale vendita.

AntonioAntonio Caruso

Ma alla procura salta anche agli occhi che se An dichiarò al fisco un valore effettivo di 270mila euro nel 1999 e poi è stato venduto a 300mila nel 2008 ciò vuol dire che praticamente non è stata applicata alcuna rivalutazione. L\'appartamento di boulevard Princesse Charlotte è stato venduto al prezzo più basso possibile.

Fissare quale fosse il valore dichiarato al fisco era un punto importante per l\'inchiesta. Dato che si procede per l\'ipotesi di truffa aggravata, e tutto ruota attorno alla questione del prezzo di vendita, scoprire che di fatto il valore del 1999 non è stato rivalutato, nonostante l\'arrivo dell\'euro e la crescita esponenziale del mercato immobiliare di Montecarlo, questo è il primo dato sicuro.

FrancescoFrancesco Pontone

Tutta la documentazione acquisita fino è all\'esame del procuratore capo Giovanni Ferrara e dall\'aggiunto Pierfilippo Laviani, i quali hanno avanzato anche un supplemento di rogatoria chiedendo all\'autorità monegasca altri documenti e soprattutto se il valore di 300 mila euro per la compravendita del 2008 sia stato ritenuto congruo dalla stessa autorità del Principato.

Tra gli altri documenti, c\'è anche una lettera di dieci anni fa - consegnata agli investigatori dal senatore Pdl Antonino Caruso - in cui un ignoto cittadino di Montecarlo avanzava un\'offerta di acquisto. «Si fa chiaro riferimento alla possibilità di vendita dell\'immobile», dice Caruso. Agli investigatori, Caruso ha consegnato anche una minuta che gli era pervenuta dal notaio monegasco Aureglia e che fissava in 2 milioni e mezzo di franchi il valore da dichiarare. «Questa - dice il senatore Caruso - era la cifra che all\'epoca il notaio indicava come congrua. E si badi che quei 2 milioni e mezzo di franchi sarebbero 380mila euro d\'oggi, ottantamila più del prezzo di vendita».

 

 

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