GHEDDAFI A UN PASSO DALLA FINE - LA LIBIA NEL CAOS PIÙ TOTALE - VOCI DI GOLPE MILITARE CONTRO IL COLONNELLO - MOLTE CITTÀ IN MANO AI MANIFESTANTI - DIVERSI AMBASCIATORI SI DIMETTONO E LE AZIENDE OCCIDENTALI LASCIANO IL PAESE (ANCHE L’ENI COMINCIA IL RIMPATRIO DEI “NON OPERATIVI”) - LE OPPOSIZIONI LIBICHE CONTRO IL SILENZIO DEL CAVALIER POMPETTA - LE DISASTROSE FORSE ARMATE DEL RAIS LO COSTRINGONO AD USARE MERCENARI STRANIERI (CHE ALLE PRIME DIFFICOLTÀ SE LA DANNO A GAMBE)…

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1. VOCI SU GOLPE MILITARI CONTRO GHEDDAFI...
(ANSA)
- Fonti libiche hanno fatto sapere alla tv satellitare Al Jazira che all\'interno dell\'esercito vi sarebbero grandi tensioni, al punto da poter prevedere che il capo di stato maggiore aggiunto, El Mahdi El Arabi, possa dirigere un colpo di stato militare contro il colonnello Gheddafi.

saifsaif gheddafi

Sul sito web della tv si ipotizza che questo sviluppo potrebbe mettere fine ai disordini in corso. Una fonte imprecisata ha comunicato ad Al Jazira che \"il popolo sentirà buone notizie entro la fine della giornata\". Tuttora - secondo le stesse fonti - violenti scontri si sviluppano tra quello che resta delle Guardie dei Comitati Rivoluzionari pro-Gheddafi ed i militari ribelli, al comando del capo di stato maggiore. In questi scontri sarebbe rimasto gravemente ferito il comandante delle forze speciali, Abdalla El Senoussi, che potrebbe essere addirittura già morto.

2. ONG; BENGASI E ALTRE CITTA\' IN MANO A MANIFESTANTI...
(ANSA
) - Diverse città della Libia, tra cui Bengasi e Sirte, sono finite nelle mani dei manifestanti dopo le defezioni nell\'esercito: è quanto ha annunciato la Federazione internazionale per i diritti dell\'Uomo

\"Molte città sono cadute, in particolare nell\'est e sulla costa. Alcuni militari si sono uniti\" alla protesta contro il regime di Muhammar Gheddafi, ha detto all\'agenzia France presse la presidente della Fidh, Suhayr Belhassen, citando, in particolare, Bengasi, bastione dell\'opposizione, e Sirte, città natale del colonnello Gheddafi. Sempre secondo la Belhassem le violenze durante le manifestazioni hanno causato \"tra i 300 e i 400 morti, ma probabilmente siamo più vicini ai 400\".

gheddafigheddafi berlusconi

Un\'altra Ong, Human Rights Watch, parla invece di un bilancio di almeno 233 morti. Le informazioni della Fidh, basata a Parigi, provengono essenzialmente dalle leghe libiche per i diritti umani. Secondo queste stesse informazioni, Bab el Azizia, il campo dove vive Gheddafi alla periferia di Tripoli, sarebbe stato attaccato nella notte tra domenica e lunedì.

3. LEADER ISLAMICI,RIVOLTA E\' DOVERE DIVINO OGNUNO...
(ANSA-REUTERS)
- Un gruppo di leader musulmani libici ha detto oggi che la rivolta contro la leadership in Libia è il dovere divino di ciascuno. \"Hanno dimostrato una totale, arrogante, impunità e hanno continuato,e anche intensificato, i loro crimini sanguinosi contro l\'umanità- Hanno così dimostrato una totale infedeltà alla guida di Dio e del suo amato Profeta (la pace sia con lui)\", ha detto il gruppo, chiamato Rete dei liberi ulema di Libià.

\"Questo li rende immeritevoli di qualsiasi obbedienza o sostegno e fa della ribellione contro di loro, con tutti i mezzi possibili, un dovere divino\", afferma ancora il gruppo in una dichiarazione ottenuta oggi dalla Reuters.

HannibalHannibal Motassim Bilal Gheddafi

4. ABBATTUTO ELICOTTERO DA COMBATTIMENTO...
(ANSA) -
Un elicottero armato con missili è stato abbattuto nella città di Shahat: lo scrive il sito libico Libya-alyoum. L\'elicottero era stato mandato a proteggere la stazione radio di Beida. Altri velivoli militari continuano, secondo il sito a sorvolare la città in volo radente.

5. FREGATE MILITARI DA STAMANI NEL PORTO DI TRIPOLI...
(ANSA-AFP)
- Navi da guerra sono ormeggiate da stamani nel porto di Tripoli. Lo riferiscono fonti locali. \"Stamattina quattro fregate libiche hanno fatto la loro comparsa nel porto\" della capitale libica, ha riferito un testimone all\'ufficio dell\'Afp al Cairo.

6. S.CRAXI, SE NECESSARIO PRONTI A EVACUARE ITALIANI. MA NON E\' STATO ANCORA DATO IL VIA...
(ANSA)
- \"Sono pronti i piani di evacuazione nel caso si rendessero necessari ma non è stato dato ancora il via\". Lo ha affermato il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, parlando con l\'ANSA della situazione dei cittadini italiani che si trovano in Libia. \"Per ora - ha detto - stiamo invitando i connazionali a rimanere nelle abitazioni e a non farsi trovare in mezzo ai disordini. Come in altri casi, l\'ambasciata italiana è perfettamente attrezzata per sostenere le nostre comunità all\'estero\". Comunque, ha concluso, \"seguiamo gli avvenimenti che si stanno di ora in ora modificando\".

STEFANIASTEFANIA CRAXI

7. OPPOSITORI A ROMA, BERLUSCONI FERMO DAVANTI A MASSACRO...
(ANSA)
- \"Berlusconi fermo di fronte al massacro del popolo libico\". Con questo slogan alcune decine di manifestanti libici e nordafricani hanno protestato oggi a Roma di fronte all\'ambasciata della Libia chiedendo a gran voce che il governo italiano \"rompa il silenzio\" di fronte al \"massacro\" ordinato dal \"dittatore\" Gheddafi. \"L\'Italia e l\'Ue sapevano benissimo come funzionano le cose in Libia.

Siamo preoccupati per questo silenzio. Berlusconi non può liquidare la faccenda con un \'non disturbo\'\". ha sottolineato il presidente della comunità del mondo arabo in Italia, Foad Aodi. Alla manifestazione, a cui ha partecipato anche Rifondazione Comunista, hanno partecipato alcune donne, e giovani originari della Libia in Italia ormai da anni. \"Vogliamo una Libia migliore, siamo tutti uniti contro il massacro per avere un Paese dove ogni persona abbia quello che gli spetta\" è stato l\'appello di Aisha Bougrara, giovane studentessa di 14 anni.

libialibia

8. ENI,IN CORSO RIMPATRIO DIPENDENTI NON OPERATIVI...
(ANSA)
- E\' in corso il rimpatrio sia dei famigliari dei dipendenti dell\'Eni dalla Libia, come già previsto a seguito della chiusura anticipata delle strutture scolastiche nel Paese, sia dei dipendenti non strettamente operativi del gruppo petrolifero. Lo comunica l\'Eni. \"In questo momento - dice una nota - Eni non ravvisa alcun problema agli impianti e alle strutture operative. Le attività proseguono nella norma senza conseguenze sulla produzione. Eni, tuttavia, sta provvedendo a rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza a tutela di persone e impianti\".

9. SI DIMETTONO AMBASCIATORI IN INDIA, CINA E LEGA ARABA...
(TMNews)
- L\'Ambasciatore libico in India ha annunciato oggi di essersi dimesso, per protesta contro la violenta repressione delle manifestazioni in corso da giorni nel Paese. Anche i diplomatici libici in Cina e presso la Lega araba hanno lasciato il loro incarico. L\'Ambasciatore libico in India Ali Al-Issawi \"ha presentato le sue dimissioni durante un intervento alla Bbc, per protesta contro il ricorso alla violenza contro i suoi concittadini\", scrive la Bbc sul suo sito in arabo. Al Issawi ha anche accusato il regime del colonnello Muammar Gheddafi di \"ricorrere a mercenari stranieri contro i libici\".

Poco ore prima era stato l\'Ambasciatore libico in Cina ad annunciare le sue dimissioni, invitando tutti i membri del personale diplomatico libico a fare altrettanto, stando a quanto riferito dalla tv araba al Jazeera. Hussein Sadiq Al Mousrati ha anche chiesto l\'intervento dell\'esercito, affermando che Gheddafi potrebbe aver già \"lasciato la Libia\".

LIBIALIBIA

Contattata lunedì mattina dalla France presse, l\'Ambasciata della Libia a Pechino non ha voluto commentare. Ieri, era stato il rappresentante permanente della Libia presso la Lega araba, Abdel Moneim al-Honi, ad annunciare ai giornalisti le sue dimissioni, dicendo di volersi unire alla \"rivoluzione\" e di voler protestare contro la \"violenza usata sui manifestanti\" nel suo paese. Gli scontri scoppiati in Libia hanno causato almeno 233 morti dal 17 febbraio scorso, secondo Human Rights Watch, di cui 60 solo ieri nella città di Bengasi.

10. I MERCERNARI DI GHEDDAFI...
Giampaolo Cadalanu per \"la Repubblica\"

ManifestazioniManifestazioni in Libia

Trentamila dollari al giorno per sparare sui dimostranti libici che chiedono libertà. Altri dieci-dodicimila per ogni manifestante ucciso: a sentire la denuncia rimbalzata sui social network gli uomini che aiutano Muammar Gheddafi a reprimere il suo popolo non sono davvero figure romantiche come i \"mastini della guerra\" immortalati da Frederick Forsyth. Sono mercenari nel senso più deteriore, disperati finiti a difendere la poltrona del dittatore libico per mancanza di alternative. Sono trentamila, secondo le stime dell´organizzazione Human Rights Solidarity, e vengono in gran parte da Ciad, Mauritania, Nigeria, Algeria, Uganda e altri paesi dell´Africa centrale, oppure - dicono fonti giornalistiche francesi - dalle tribù libiche fedeli al \"libretto verde\".

Qualcuno arriva anche dall´Europa, molto probabilmente dai Balcani: i serbi già utilizzati per strutturare militarmente i \"Comitati popolari\" fedeli al regime, forse nostalgici di quando potevano \"divertirsi\" nei gruppi paramilitari cetnici, e forse qualche bosniaco disposto a farsi assoldare con la motivazione della solidarietà islamica.

Non è da escludere che ci sia anche qualche tedesco, membro del commando di istruttori per truppe d´élite istituito nel 2006 e guidato da un ex sottufficiale del nucleo speciale Gsg-9. Italiani sicuramente no: secondo il generale Franco Angioni, nemmeno gli ex membri delle truppe speciali, quelli che le aziende petrolifere del Nord Africa si contendono come consulenti per la sicurezza degli impianti, sono stati \"tentati\" dai petrodollari del colonnello. Troppa ruggine del passato, troppa distanza culturale, per poter lavorare con Tripoli.

Gli uomini schierati dal regime libico sarebbero arrivati a Bengasi con quattro aerei partiti dal Benin: secondo testimonianze raccolta dalla tv Al Arabiya, molti sono di colore, non parlano arabo e si esprimono solo in francese. A riprova della modesta capacità militare, alcuni sono stati catturati dai manifestanti: secondo la tv, hanno ammesso tranquillamente di essere stati assoldati da Khamis Gheddafi, figlio del Colonnello, e di aver avuto l´ordine di sparare sulla folla.

ManifestazioniManifestazioni in Libia

A rendere indispensabile l´intervento dei mercenari è stata la posizione descritta come \"tiepida\", quasi di attesa, delle forze armate della Jamahiriya: gli analisti ritengono che molti militari vogliano imporre una divisione dei poteri a Gheddafi e al suo clan, ma soprattutto che vogliano liberarsi del controllo diretto della famiglia. Un segno del gelo nelle relazioni fra soldati e regime sono state anche, la settimana scorsa, le accuse di corruzione lanciate contro le forze armate da Seif al Islami Gheddafi attraverso l´agenzia Libya Press. Al fianco del Colonnello, senza incertezze, resterebbe dunque la polizia, sostenuta dai Comitati rivoluzionari guidati da Ahmed Ibrahim, cugino del dittatore.

In termini di capacità militare, molti mercenari africani pagati dalla Jamahiriya possono vantare una buona esperienza: prima di Tripoli, li pagava il regime sudanese di Omar al Bashir per attaccare il Sud, con l´intenzione di combatterne i progetti di indipendenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con il distacco della zona del Nilo da Khartoum. Sono gli stessi soldati che il leader libico voleva trasformare in una \"Armata del Sahara\", naturalmente sotto la sua guida.

ManifestantiManifestanti Libici a Roma

Ma questa idea è finita nel nulla, così come sono falliti i tentativi del Colonnello di dare alla Libia forze armate efficienti a suon di dollari. Tripoli arrivò a comprare cacciabombardieri modernissimi dalla Russia: i Sukhoi 30 e i Mig 29, il cui debutto si trasformò in un´umiliazione. Quando gli Stati Uniti bombardarono la Libia in rappresaglia per l´attentato a una discoteca berlinese frequentata dai soldati Usa, nel 1986, Gheddafi fece decollare i suoi caccia per contrastare l´attacco. Gli aerei libici furono abbattuti appena dopo il decollo: l´orgoglio nazionale pretendeva che a guidarli fossero piloti libici, evidentemente inadeguati per le necessità, nonostante la preparazione con istruttori russi.

Secondo gli esperti, la cultura militare libica non è cambiata: i grandi investimenti nel mercato delle armi non danno risultati adeguati, per mancanza di manutenzione dei mezzi e di capacità operativa. E questo vale ancora di più con i mercenari: sono le truppe giuste per il lavoro più sporco, ma anche, dice un osservatore militare, «i meno affidabili, pronti a darsela a gambe se la situazione precipita».

 

 

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