IL GIORNO PIÙ LUNGO - CONSIGLIO DI GUERRA A PALAZZO GRAZIOLI: GIÀ DA MERCOLEDÌ SERA IL BANANA ERA DECISO A CHIUDERE I CONTI CON FINI: “PROVINO A GIOCARMI CONTRO E LI RIPORTO ALLE ELEZIONI. E VEDIAMO QUANTI PARLAMENTARI SEGUIRANNO GIANFRANCO” – I SONDAGGI IN CALO (PERSO IL 5%) HANNO IMPOSTO LA SEPARAZIONE: “NON STO FERMO A FARMI MASSACRARE. MI SONO TOLTO UN PESO, COME QUANDO HO DIVORZIATO DA VERONICA”…

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Francesco Bei per \"la Repubblica\"

FiniFini Berlusconi - Nonleggerlo Baraldi


«Mi sono tolto un peso, mi sento liberato. Come quando ho divorziato». Al termine di quello che sarà ricordato come il giorno più lungo della legislatura, Silvio Berlusconi tira un sospiro di sollievo e già pensa alla prossima campagna elettorale.

«Vediamo quanti parlamentari gli andranno dietro. Se ci renderanno la vita difficile, torneremo al giudizio degli italiani». Consiglio di guerra a palazzo Grazioli. Dalla mattina entrano ed escono nel salotto del Cavaliere tutti i più stretti collaboratori, da Letta a Ghedini, da Bonaiuti a Bondi. Berlusconi non ha più remore, non ascolta più chi gli consiglia di non precipitare la situazione: «Basta, con questa rissa continua il Pdl ha già perso il 5 per cento nei sondaggi. Non sto fermo a farmi massacrare».

Dopo pranzo nuova riunione con i coordinatori e i capigruppo per stendere la sentenza di condanna al presidente della Camera. Ma la decisione di rompere con Fini in verità è già stata presa la sera prima, a nulla è valsa la corsa notturna (in Vespa e sandali tedeschi) di Giuliano Ferrara al Plebiscito per scongiurare l´irreparabile.

FINIFINI BERLUSCONI

Così, dopo averci dormito sopra, indispettito dalla lettura dei giornali, Berlusconi è andato a sfidare il nemico in campo aperto. «Andiamo alla Camera», ha ordinato a sorpresa alla scorta prima di pranzo. Mentre Fini presiedeva, il Cavaliere ha fatto ingresso nell´Aula durante le votazioni sulla manovra.

Né uno sguardo né un saluto con Fini. Berlusconi gli ha voltato le spalle, ignorandolo platealmente. Quindi, seduto al banco del governo, a meno di due metri dalla poltrona di Fini, si è messo a discutere con Bobo Maroni le prossime mosse: «Voglio nominare sei nuovi sottosegretari. Poi voglio promuovere tutti gli attuali sottosegretari a viceministri... è un titolo più onorevole».

GIULIANOGIULIANO FERRARA

Il premier ragiona come se dovesse durare fino alla fine della legislatura. Ma non esclude più nulla. «Mettiamoci a lavorare alla campagna elettorale», ha detto a tutti quelli che negli ultimi giorni sono andati a trovarlo. Il ragionamento del premier non prevede infatti subordinate. Non esistono governi di transizione.

Il piano, nel caso qualcuno volesse provarci, è quello di trasformare palazzo Madama nel \"ridotto della Valtellina\", il luogo dove organizzare la difesa finale. «Al Senato avremo comunque la maggioranza - ha spiegato Berlusconi - e, se pure Fini riuscisse a provocare la crisi, diremo a Napolitano che non sosterremo nessun altra soluzione se non il ritorno alle urne. Io sono un imprenditore, al rischio sono abituato».

Visto che ormai ha deciso di affrontare a viso aperto i suoi nemici, Berlusconi è intenzionato ad andare martedì prossimo in Senato per pronunciare un duro j´accuse nei confronti delle procure, preannunciando l´istituzione di una commissione d´inchiesta parlamentare sull´uso «politico» della giustizia. Commissione che avrà gli stessi poteri dell´autorità giudiziaria, potrà chiedere ai pm le carte delle inchieste in corso sul Pdl e interrogarli in audizione. «Faremo il processo a chi ci vuole processare», preannuncia un falco berlusconiano.

UNUN PAOLONE BONAIUTI MANDA UN SALUTO A DAGO

L´escalation contro i giudici è dovuta anche all´incubo che inizia a farsi strada a palazzo Grazioli. Tra ottobre e novembre è attesa infatti la sentenza della Corte costituzionale sul legittimo impedimento e i consiglieri giuridici del premier si aspettano una bocciatura. A quel punto, senza il lodo Alfano costituzionale, Berlusconi sarà privo di qualsiasi scudo. E a Milano ricomincerà a ticchettare il conto alla rovescia per la sentenza nel processo Mills. L´imperativo dunque è quello di passare subito al contrattacco.

Deciso a sistemare tutti i conti aperti, il premier sarebbe prossimo anche a un «chiarimento finale» con l´altro uomo forte del Pdl: Giulio Tremonti. Il ministro che, in queste settimane, di fatto ha commissariato palazzo Chigi, gestendo in proprio la difficile partita della manovra. Un confronto tra i due ci sarà a settembre, perché i nemici vanno affrontati «uno alla volta».

MaroniMaroni

Berlusconi dunque pensa alle elezioni. Tanto che ha iniziato a prendere le misure a quello che considera già il suo prossimo sfidante: Nichi Vendola. Su di lui il premier ha chiesto sondaggi perché non ritiene la sfida tanto semplice. «C´è la convinzione - si leggeva due giorni fa sul \"Mattinale\" berlusconiano - che in Italia una leadership di sinistra radicale non avrebbe mai spazio. È la stessa convinzione che ha portato Bassolino prima e Vendola poi ad espugnare regioni tradizionalmente di centrodestra. Berlusconi è l´unico che può affrontare un avversario venuto dal nulla che appare come l´Obama italiano».

 

 

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