Miguel Gotor per "Il Sole 24 Ore"
Se è vero che è morto, è uscito di scena come ci saremmo aspettati, imitando un personaggio pirandelliano, ad esempio Il fu Mattia Pascal: in silenzio e in un giorno imprecisato del 2008, nel cuore della campagna francese ove abitava da molti anni, lontano dallo sguardo indiscreto del mondo. Lo ha scoperto il giornalista Giovanni Fasanella che voleva entrare in contatto con lui per intervistarlo, ma al telefono una voce impastata di ferma cortesia gli ha risposto: «No, mi spiace, Corrado Simioni è deceduto».
Giovanni FasanellaAi più il suo nome non dice nulla e in effetti poco si sa di lui anche se visse un momento di celebrità nell'aprile 1980 quando Bettino Craxi, alludendo all'esistenza di un "grande vecchio" delle Brigate rosse che sarebbe stato in grado di tirare i fili della sovversione armata in Italia, delineò un ritratto che gli calzava a pennello. Il segretario socialista infatti disse che andava cercato «tra quei personaggi che avevano cominciato a fare politica con noi e poi erano scomparsi e magari sono a Parigi a lavorare per il partito armato».
Si racconta che Simioni si risentì di questa improvvisa accusa e che fra i due vecchi amici e compagni di lotta politica nella Milano socialista e autonomista della prima metà degli anni 70 fosse avvenuto un chiarimento in cui Craxi spiegò che non aveva voluto alludere alla sua persona. Eppure è bastato quest'episodio per alimentare un motore che in Italia - quando si parla di terrorismo e non solo - tende a girare a pieno regime, quello della dietrologia.
Bettino CraxiVa detto che Simioni, con la sua avventurosa biografia, forniva alcuni appigli, o meglio degli acuminati spunzoni di roccia, che lo studioso di storia farebbe bene a non afferrare con leggerezza quando prova a scalare a mani nude le ripidi pareti della cosiddetta verità storica. Di certo Simioni fu tra i fondatori nel '69 del Collettivo politico metropolitano insieme con Renato Curcio, un compagno di strada da cui avrebbe presto separato il suo destino.
Curcio RenatoÈ Curcio ad avere raccontato che Simioni partecipò, nell'estate del '70, al convegno di Pecorile, l'atto di fondazione delle Br. Secondo la testimonianza di Curcio proprio in quell'occasione Simioni si contraddistinse per il suo radicalismo ideologico e per il progetto di alzare da subito il livello dello scontro armato. A quanto sembra fu messo in minoranza e si allontanò dal nucleo originario con il suo " Super clan", di cui facevano parte anche Prospero Gallinari e Mario Moretti, che qualche tempo dopo avrebbero compiuto il percorso inverso per rientrare nelle Br.
prospero gallinariSimioni, invece, sarebbe rimasto nel "Super clan" con i suoi amici Vanni Mulinaris, Duccio Berio e Françoise Tuscher, nipote dell'Abbé Pierre, con l'obiettivo di creare una struttura chiusa e sicura, super clandestina appunto, che potesse condizionare dall'esterno la lotta armata in Italia.
Ex br come Michele Galati e Antonio Savasta hanno raccontato che Moretti, negli anni 70, mantenne i rapporti con Simioni e i suoi amici che nel frattempo si erano trasferiti a Parigi ove avevano aperto una scuola di lingue chiamata "Hyperion" con succursali aperte e subito chiuse anche Roma, il caso vuole proprio durante il sequestro Moro.
Mario MorettiÈ vero anche che nel 1965 Simioni fu allontanato dal Psi,viaggiò per l'Europa, in particolare in Germania, dedicandosi a studi di teologia e lavorò per qualche anno presso la Mondadori. Della sua attività editoriale interessa soprattutto lo studio dell'opera di Luigi Pirandello di cui ha curato, fra l'altro, libri dai titoli significativi come "I vecchi e i giovani" e "Sei personaggi in cerca d'autore".
Non sappiamo se Simioni sia stato il "grande vecchio" della lotta armata nel nostro paese come adombrato da Craxi, anzi dubitiamo che quel tragico fenomeno abbia avuto bisogno di simili semplificazioni, ma certo in questa storia molto italiana non poteva mancare Pirandello: così è, se vi pare.