Andrea Tarquini per "la Repubblica"
Ungeria Gabor Vona Estrema destra Jobbik«Ci chiamano nazisti perché siamo i soli che parliamo chiaro, diciamo che ci vuole un cambiamento radicale. È assurdo che le ultime leggi promulgate dal Parlamento uscente siano state leggi contro la negazione dell´Olocausto, e diciamo basta a chi vuole imporre agli ungheresi di sentirsi sempre sconfitti per il passato, e per due guerre perdute».
Giovanissimo, magro, sempre vestito casual, così Gabor Vona, classe 1978, fresco di buoni studi universitari, arringa i suoi. È lui il leader di Jobbik, l´ultradestra ungherese che alle elezioni parlamentari di domenica è schizzata al 15 per cento e oltre, e si pone ora come modello per le forze radicali di tutta l´Unione europea.
Ungeria Gabor Vona Estrema destra Jobbik«La nostra patria à come un paese ferito, come un malato cui finora i medici, i partiti tradizionali, non hanno saputo proporre nessuna buona cura. Ma adesso ci siamo noi», tuonava la settimana scorsa Gabor Vona nella casa della cultura di Domoszlo, il suo villaggio natale dove lo abbiamo visto e ascoltato all´ultimo comizio. «I comunisti negano la malattia e intanto rubano, la Fidesz dice che poi andrà tutto bene, i liberali porgono al paziente uno spinello. Solo noi parliamo chiaro al popolo».
Ungeria Gabor Vona Estrema destra JobbikLa folla lo ascolta, applaude. Ci sono giovani con le teste rasate, ragazzoni e donne muscolose con l´uniforme nera della "Nuova guardia magiara", la milizia vicina al partito, ma anche coppiette chic e famiglie con i bambini in carrozzina.
«I partiti tradizionali tacciono sul problema vero del popolo magiaro, solo noi diciamo che le multinazionali hanno distrutto la nostra nazione, nessuno oltre noi osa dire che il 70 per cento della proprietà a Budapest è in mano israeliana, e le multinazionali si comprano e ci tolgono la nostra fertile terra coltivabile rovinando la nostra agricoltura», continua Vona. Il messaggio sugli ebrei e su Israele è appena velato, ma chiarissimo.
Ungeria Gabor Vona Estrema destra JobbikApplausi, grida di approvazione. Vona continua. «Vogliamo uno Stato robusto, giustizia e sicurezza per gli ungheresi, per far tornare a sentire gli ungheresi a casa loro. Vogliamo un popolo ungherese che torni fiero delle sue tradizioni, basta con chi lo vuol far sentire frustrato e "loser" per il passato. Diciamolo chiaro, certi discorsi sulle pretese responsabilità sull´Olocausto ce li sentiamo ripetere da sessant´anni, e da sessant´anni dura la crisi nazionale».
Legge e ordine, duri con le minoranze. «C´è gente che approfitta dello stato sociale, non lavora, sta a casa, incassa, poi magari beve o va a rubare. Noi non abbiamo paura di parlare del problema degli zingari. Basta con i sacrifici chiesti a chi lavora e mantiene non solo i suoi due figli, ma magari anche dieci figli di nomadi».
Parole decise anche verso i paesi confinanti, accusati di discriminare le minoranze magiare: «Perché mai noi fieri e antichi magiari dovremmo essere meno fieri degli slovacchi? Per scrivere tutta la storia della Slovacchia basta una sms...voglio un´Ungheria fiera, felice, padrona di se stessa e del suo destino». Così parla il terzo partito del nuovo Parlamento d´un paese membro dell´Unione europea, e cerca proseliti in tutto il continente.