IL CAVALIER DALEMONI - ATTACCATO DA MESI PER LE SUE AMICIZIE CON PERSONAGGI IN GALERA O SOTTO INCHIESTA, FINALMENTE DALEMIX PUÒ SPIEGARE TUTTO A MINIMO GIANNINI - E LO FA A MODO SUO: COCCOLATO DAI FANS DELLA FESTA DELL’UNITÀ, SI INFILA IL TOUPET DEL BANANA E SI ACCANISCE SU “REPUBBLICA” E “CERTA SINISTRA CHE MI ODIA” - LEGGE SUL CONFLITTO D’INTERESSI? “BUGIE”. MORICHINI? “CHE MALE C’È”. PRONZATO? “NO COMMENT”. TEDESCO? “MENZOGNE MANIACO COMPULSIVE”. VOLI GRATIS? “MORALISMO PARANOICO”…

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1 - D'ALEMIANI CONFLITTO D'INTERESSE? "CHE PALLE"...
Wanda Marra per "il Fatto quotidiano"

MASSIMO DALEMAMASSIMO DALEMA

Fischi, brusii di disapprovazione, segni evidenti di insofferenza. Basta nominare il conflitto d'interessi e il pubblico della Festa dell'Unità reagisce così. Sul palco c'è Massimo D'Alema, con Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica. E i fischi sono tutti per lui, che osa porre ancora una volta la questione al Lìder Maximo. La platea se n'esce con un collettivo (quanto inaspettato) "che palle". Chicche da un dibattito che ha accolto D'Alema come fosse una rockstar: posti esauriti mezz'ora prima dell'inizio.

E lui regala perle del tipo: "Penso che in questo momento l'unico che ha legittimità a pensare nel Pd sia Bersani". Non risponde sul perché il Pd si sia astenuto sull'abolizione delle Province: "L'ha spiegato Franceschini". E poi, meglio: "Io non c'ero". Ma "non voglio fare la parte di chi si giustifica con l'assenza". No? Un'ora e mezzo di intervista, ma la questione morale, Ponzellini e i voli di Stato arrivano solo alla fine.

MASSIMO GIANNINI MASSIMO DALEMA E MARCO MICCIOLIMASSIMO GIANNINI MASSIMO DALEMA E MARCO MICCIOLI


2 - D'ALEMA SI SENTE SILVIO: «CERTA SINISTRA MI ODIA» - L'EX PREMIER CONTRO I COMPAGNI: «MENZOGNE USATE COME LOTTA POLITICA»
Elisa Calessi per "Libero"

La «calunnia» come strumento di lotta politica». La «menzogna» che diventa «operazione ideologica per colpire qualcuno». Fino a stravolgere la verità. E questo perché, cari signori, «l'odio politico costituisce un ingrediente della lotta politica a sinistra». Penserete: è l'ennesima sparata di Silvio Berlusconi contro i comunisti brutti e cattivi. Sbagliato.

L'autore dell'invettiva è l'ex comunista Massimo D'Alema, oggi autorevole dirigente del Partito democratico. È successo alcune sere fa alla Festa dell'Unità di Roma, a Caracalla. E chissà se e quanto abbia contato il fatto che a intervistarlo era Massimo Giannini, vicedirettore di quel quotidiano, Repubblica, capofila delle «operazioni ideologiche» di cui sopra.

MASSIMO GIANNINI MASSIMO DALEMA MARCO MICCIOLIMASSIMO GIANNINI MASSIMO DALEMA MARCO MICCIOLI

IL CONFLITTO DI INTERESSI
La scintilla è un classico: il conflitto di interessi. Il non aver approvato quella legge è un errore che lei si porta dietro, lo incalza Giannini. D'Alema comincia così: «Innanzitutto, diciamo, bisognerebbe dire la verità. Quella che è stata completamente cancellata in un'operazione ideologica condotta da una parte della sinistra ».

Quale? «Quella che comprende anche voi, per esempio», risponde l'ex premier indicando il vicedirettore di Repubblica. Poi, raccogliendo tutta la pazienza residua, ricostruisce i fatti. Marzo 1998: la Camera dei deputati approva la legge sul conflitto di interessi. Dunque, la tesi per cui la Bicamerale impedì che fosse approvata quella legge è una «clamorosa menzogna di cui io sono vittima. È un falso storico, una menzogna che è stata usata contro di me per fini di lotta politica. Anche all'interno del centrosinistra».

Pier Luigi BersaniPier Luigi Bersani

Non solo la Camera approvò una prima volta quel testo, ricorda, ma la Bicamerale, in parallelo, stava esaminando una norma sull'ineleggibilità ancora più severa. Poi la commissione cadde e la legge passò al Senato. Dove, continua D'Alema, fu approvata. «Il governo cadde quando la legge doveva tornare alla Camera in seconda lettura». A quel punto «il centrosinistra, non io, decise di dare priorità al Titolo V». Si passa alla questione morale. E precisamente a Franco Pronzato, l'ex responsabile Trasporti del Pd arrestato per l'inchiesta sugli appalti Enac.

Bersani con Franco PronzatoarticleBersani con Franco Pronzatoarticle

Dopo aver premesso che «sono episodi dolorosi, ma in un grande partito possono accadere, l'importante è che nessuno li copra», riserva una stoccata alla magistratura: «Sono restìo a commentare le indiscrezioni delle indagini: l'esperienza ci ha dimostrato purtroppo la precarietà di certe informazioni... ». Gentile eufemismo: «precarietà ».

Esaurito Pronzato, la firma di Repubblica gli rinfaccia il legame con un altro personaggio scomodo: Alberto Tedesco, senatore Pd, ex assessore alla Sanità pugliese, su cui pende tuttora una richiesta d'arresto. Altra «menzogna», protesta D'Alema che ricorda come Tedesco, ai tempi della nomina non fosse nemmeno iscritto al Pd e poi figurarsi se il presidente della Puglia si faceva dettare i nomi da lui.

ALBERTO TEDESCOALBERTO TEDESCO

Ma siamo alle solite: «Una tecnica di calunnia e di menzogna usata come strumento di lotta politica». E lui spesso è oggetto di questo «tiro al bersaglio» che a volte raggiunge forme di «tipo maniaco compulsivo». Per cui «qualsiasi cosa accada è colpa di D'Alema». E anche qui sembra di sentire Berlusconi: danno la colpa a me di tutto.

DELEGITTIMARE L'AVVERSARIO
Perché succede? «Perché l'odio è un ingrediente della lotta politica della sinistra, che si accompagna con una delegittimazione dell'avversario. Soprattutto se è della tua parte». Un atteggiamento che in passato «ha prodotto tragedie, lo stalinismo, e nel presente farse». Quando poi si arriva a Vincenzo Morichini, ex consulente della Fondazione Italiani Europei finito agli arresti e ai voli gratuiti di cui D'Alema ha usufruito, l'ex premier si stupisce dello stupore: che male c'è?

MORICHINI, SEDUTOMORICHINI, SEDUTO

Se per muoversi da un posto all'altro in campagna elettorale ha viaggiato gratis, anziché far pagare il Parlamento, non vede il problema. «Moralismo paranoico». Menzogna, calunnia, moralismo. Insomma c'è tutto l'armamentario del Cavaliere. E a proposito di questione morale, bisogna vedere cosa accadrà mercoledì alla Camera, quando l'Aula, con un voto segreto, si esprimerà sulla richiesta di arresto nei confronti di Alfonso Papa, Pdl.

Perché al di là della linea ufficiale molto bossiana («Galera, galera »), anche nel Pd sono in molti ad avere dubbi. «Premere il bottone per arrestare una persona non è una cosa facile», confessa un dirigente ex popolare. Ma la disciplina di partito? «Quando c'è di mezzo la coscienza, non vale...». In bilico sul da farsi sono anche molti ex diessini dal pedegree garantista. Perché a pensarla come D'Alema, in fondo, non sono pochi.

 

 

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