IUS SÒLA - GENTILONI NON VUOLE CHIEDERE LA FIDUCIA SULLO IUS SOLI: I NUMERI NON CI SONO E LA MISURA E' IMPOPOLARE - DELRIO AZZANNA: "E' UN ATTO DI PAURA GRAVE" - E SE I BERSANIANI INCALZANO, GLI ALFANOIDI SMORZANO: “SI METTANO IL CUORE IN PACE”

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Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

MANIFESTANTE PRO IUS SOLI MANIFESTANTE PRO IUS SOLI

 

Paolo Gentiloni - da Corfù - cerca di calmare tutti sullo ius soli: «L' impegno che abbiamo descritto alcune settimane fa rimane, è un lavoro da fare. L' autunno non è ancora finito. Anzi, siamo ancora in estate». Il premier, dopo il rinvio di luglio, aveva promesso che la legge sulla cittadinanza non sarebbe morta.

 

E che il voto sarebbe arrivato in autunno. «Non sovrapponiamo il tema degli sbarchi a quello della cittadinanza - ha esortato - anche se ci sono punti di contatto, sono argomenti diversi». Ma la rinuncia a calendarizzare il ddl in aula fa pensare a una resa, del governo e del Pd. Nonostante si tratti di uno ius soli temperato (in Francia e Germania ci sono norme più avanzate) con la cittadinanza che scatta solo se i genitori sono immigrati regolari residenti da oltre 5 anni o se il bambino ha completato un ciclo scolastico.

 

GENTILONI GENTILONI

Per questo, le parole del ministro dem Graziano Delrio davanti allo stop in Parlamento («un atto di paura grave») hanno creato tante tensioni. Il capogruppo pd al Senato Luigi Zanda si è infuriato. Il segretario Matteo Renzi ha telefonato al premier Gentiloni per confermargli il suo sostegno.

 

E a Delrio per dire: «Ti capisco, ma così non aiuti». «Portare in aula il testo senza la garanzia che venga posta la fiducia significa ammazzare lo ius soli», ha spiegato il presidente dem Matteo Orfini. E ha aggiunto: «Ai ministri che chiedono lodevolmente di accelerare, suggerisco di lavorare più rapidamente per sciogliere il nodo fiducia. È a loro che compete questa decisione».

RENZI E DELRIO RENZI E DELRIO

 

Secondo l'ex premier Enrico Letta ha ragione Delrio: «È vero che i numeri non ci sono, ma bisogna avere il coraggio di spiegare le cose al Paese - ha detto parlando a Radio Anch' io - è stata fatta un'assimilazione crudele e sbagliata tra sbarchi dei migranti e ius soli. Si lavora sulle paure della gente, sulla pelle della gente. È orribile».

 

luigi manconi luigi manconi

«Lo ius soli è un provvedimento per giovani che sono cresciuti in Italia, che vanno a scuola con i nostri figli - spiega la presidente della Camera Laura Boldrini - credo sia conveniente per tutti farne dei buoni cittadini». E il presidente del Senato Pietro Grasso cerca di essere ottimista. Sulla possibilità di varare la legge entro l'anno, dice: «La prima cosa per ottenere un successo è crederci, io ci credo».

 

Ma nonostante i bersaniani di Mdp insistano («Non approvare lo ius soli, oltre a essere la certificazione della saldatura strategica tra Pd e Alfano, sarebbe una fine tristissima di questa legislatura», dice il capogruppo alla Camera Laforgia), e nonostante Sinistra italiana, con Nicola Fratoianni, si dica pronta a una fiducia "di scopo" pur di portare a casa la legge, i numeri non ci sono.

 

LAURA BOLDRINI LAURA BOLDRINI

«Ne mancano trenta», dicono i senatori pd. Il centrodestra - da Forza Italia alla Lega passando per Fratelli d'Italia- è contro. Ed è contro il Movimento 5 Stelle (che si astiene, ma al Senato vale come un no). Sulla possibilità di forzare, arriva la minaccia dell'alfaniano Maurizio Lupi: «Orfini si metta il cuore in pace - dice il capogruppo di Alternativa popolare - la richiesta di fiducia spetta al presidente del Consiglio, e il Consiglio dei ministri è un organo collegiale nel quale i nostri ministri non daranno mai l'assenso».

maurizio lupi maurizio lupi

 

Luigi Manconi ha scritto ieri una lettera aperta al premier: «D'ora in poi la mia fiducia al governo sarà meno scontata che in passato», scrive il senatore pd. E spiega: «Durante questa legislatura l' esecutivo ha chiesto la fiducia al Parlamento 61 volte. È un atto tutt'altro che raro o drammatico». Quanto ai numeri che non ci sono: «La politica insegna che i numeri li si conquista. Anzi, questo è il cuore della politica, ancor più quando si ritiene che il fine perseguito sia "irrinunciabile". E invece, qui si è rinunciato, direi senza combattere, e poi ci si è dichiarati sconfitti».

 

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