Aldo Cazzullo per "il Corriere Della Sera"
Bertinotti Eleganza Rosa e beige Dal Corriere«È un mondo capovolto, una politica irriconoscibile, un'informazione impazzita. Scoppia la prima rivolta razzista della storia italiana, migliaia di operai perdono il lavoro, il pianeta vive una crisi di sistema da cui uscirà profondamente cambiato; e i giornali, le tv, i media si occupano di...».
Si occupano di Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera, rifondatore del comunismo italico, per quindici anni protagonista della politica, e di sua moglie Lella Bertinotti: dati per separati, dopo mezzo secolo di matrimonio.
bertinotti«Guardi, io ho giurato di non dire più una parola su questa storia. Basta una riga per rilanciare una cosa che non esiste. È una vicenda incredibile, che mi ha lasciato sconcertato. Furibondo. Come devo dirlo che non è vero niente! Ho dato il mio indirizzo di casa. Ho dato il mio numero di telefono: che citofonassero, che telefonassero, per verificare che rispondo io, che sono ancora a casa mia; poi basta, però». Ma com'è nata la voce? «Mi crede se le dico che non lo so? La prima indiscrezione l'ha data Dagospia, che di solito, riconosco, è bene informato. Ma nel mio caso non era così».
LELLA BERTINOTTIDavvero Bertinotti non vorrebbe parlarne più. «È una cosa pesantissima. Molto greve. Essere colpito negli affetti familiari è una prova che non auguro a nessuno. Chi è impegnato nella vita pubblica è più corazzato. Ma gli altri? I miei cari? Mia moglie, mio figlio, loro che c'entrano? Non soltanto Lella e io continuiamo a vivere insieme. Noi continuiamo a stare insieme». Nessuna discussione, nessun litigio? «E quale coppia non ha mai una discussione, un litigio? Ma l'amore no, quello non è in discussione. Siamo coniugi antichi, ormai consolidati...».
SANDRA VERUSIO - copyright PizziUn mondo irriconoscibile, dice Bertinotti. Uno che si è chiamato fuori davvero, in una politica dove nessuno abbandona mai sul serio. «L'avevo già detto quando ero presidente di Montecitorio, e poi in campagna elettorale, che avrei lasciato. Una parte della mia vita si è conclusa, insieme con un ciclo politico. Non sono uomo per tutte le stagioni. Per guidare un partito occorrono non soltanto energia, colpo d'occhio; occorre contemporaneità rispetto a quanto si vive. Io mi sento inattuale. Figlio di un'altra epoca. Uno che ha commesso errori, per carità. Ma ha sempre difeso, e ancora difende, i suoi valori».
amb38 sandra verusio lella bertinotti guya sospisioRimproverano a Fausto Bertinotti di aver ecceduto con la mondanità, con la televisione: con 79 convocazioni (più di Totti in nazionale) detiene tuttora ad esempio il record di presenze a Porta a Porta... «È vero, a lungo ho accettato molti degli inviti che ricevevo. Ma non lo rinnego. Ovunque sono andato, da solo o con mia moglie, sempre sono rimasto me stesso: un militante del movimento operaio.
dagoQuando andavo in televisione, era sempre per usarla come un tramite, per arrivare alle persone che mi interessavano davvero: i lavoratori in sciopero, i giovani convinti che un altro mondo fosse possibile. Oggi vedo che il processo di formazione delle opinioni è cambiato completamente: la tv è divenuta un cortocircuito fine a se stesso. Certo, già Gramsci aveva intuito l'importanza dei valori simbolici, dei processi emotivi, al punto da diffidare della democrazia rappresentativa. Ma il fenomeno Obama ci ha spiazzati tutti».
massimo fagioliOggi in televisione Bertinotti non va più. «Però continuo a fare politica. Non mi dedico più al raccolto, ma alla semina. Sono presidente della Fondazione della Camera: abbiamo celebrato Nilde Iotti e Angelo Costa, ora commemoreremo i trent'anni dalla morte di Pietro Nenni. A Lelio Basso invece è ispirata la mia rivista, Alternative per il socialismo, che è anche il titolo di una newsletter.
Ho tenuto un corso all'università di Perugia sulla Costituzione: non ho mai avuto meno di 400 studenti a lezione, ora lo rifarò. C'è un'associazione, Lapis, che ha generato un istituto di ricerche economiche. E una scuola, Altramente, che tiene corsi sugli immigrati e sull'autogestione delle aziende in crisi».
Rossana RossandaBertinotti ha tenuto una conferenza con Gorbaciov sul crollo del Muro, il 20 febbraio ne terrà un'altra sul futuro, con Casini e Fini. Collaborano con le sue iniziative intellettuali e giornalisti come Rossana Rossanda, Ritanna Armeni, Rina Gagliardi, Alfonso Gianni, Domenico De Masi. Non c'è più Massimo Fagioli, lo psicanalista: «Non mi ha perdonato di aver puntato su Vendola. Ora è vicino a Pannella. Non lo biasimo».
«La grande crisi finanziaria non ha rilanciato la sinistra. Anzi, tutta la sinistra - comunista, socialista, socialdemocratica - è in crisi profonda. Quando vent'anni fa ci furono i primi moti contro gli immigrati al Sud, la Cgil si mobilitò, nacquero associazioni, mezzo milione di militanti scese in piazza. Dopo Rosarno non è accaduto nulla. Viviamo una fase simile alla fine dell'800, quando, dopo la drammatica fine della Comune di Parigi, non si sapeva bene cosa fare».
n rossanda rossanaChe fare, appunto? «Prima esistevano due sinistre, la comunista e la riformista. Ora non ce n'è neppure una. Dobbiamo rifondarla. Tutti insieme, come quando Angelo Costa voleva aprire il neonato partito socialista agli anarchici». Al congresso di Venezia del febbraio 2006, dove fece approvare l'alleanza con Prodi, Bertinotti disse di volere sulla lapide una sola frase: «Qui giace un comunista».
rtnn15 ritanna armeni«Una definizione ambiziosa - riflette oggi -. Dovrei scusarmi di non essere stato all'altezza delle speranze. La "mia" sinistra deve coniugare Marx e l'anarchia, Marx e il socialismo utopistico, Marx e l'ambientalismo. E quindi la sinistra del futuro non potrà più chiamarsi comunista. Io sì; perché sono un figlio del Novecento, e questa contemporaneità non mi appartiene».