Vincenzo Nigro per “la Repubblica”
BANDIERA ITALIANA BRUCIATA IN LIBIA
La guardia costiera libica ha fermato in due diverse operazioni, dopo poche miglia di navigazione, cinque imbarcazioni con a bordo oltre ottocento migranti. Dopo essere stati bloccati, i migranti sono stati riportati indietro sul suolo libico e, a quanto si apprende da un comunicato della marina militare di Tripoli, "arrestati". È ancora presto per dire se si tratti di un' inversione di tendenza, forse solo nei prossimi giorni si potrà capire se le intese tra Roma e Tripoli iniziano a dare risultati.
Tuttavia la presenza di navi militari italiane nel porto di Tripoli continua a provocare contestazioni in Libia. Nulla di clamoroso, m a una conferma dei timori se non della ostilità di molti per il ruolo italiano in Libia. A Tripoli per esempio poche decine di tripolini hanno inscenato una manifestazione a Piazza Algeria, nel centro della città, per protestare contro il "colonialismo" italiano che ha riportato in città le navi della Marina militare.
MINNITI CON I CAPI TRIBU DELLA LIBIA
Slogan anti-italiani, bandiere tricolori calpestate e bruciate in una coreografia che sembra andare al di là della spontaneità. Dice un giornalista libico a Tripoli: «Nella protesta c' è di tutto: molto sentimento anti-Sarraj, molto interesse a metterlo in difficoltà per esempio da parte del Muftì Ghariani o dei Fratelli Mussulmani, oppure di altri gruppi politici, e poi certo c' è un sentimento di timore popolare anti-italiano, e ignoranza su quello che farà effettivamente la Marina militare in Libia».
Ma cosa farà davvero la Marina in Libia? Il portavoce della Marina libica Ayub Kassem ha risposto al telefono a qualche domanda sulla missione e sulle necessità della sua forza armata. «Qual è lo scopo per cui abbiamo invitato la Marina italiana ad aiutarci qui in Libia? Semplice: avere una vostra officina galleggiante a Tripoli ci permetterà poi di rimettere a posto il maggior numero di imbarcazioni possibili, ci permetterà di tornare in mare a fare il nostro lavoro».
Che consiste, precisa, non solo nella lotta ai trafficanti di uomini ma anche a quelli di droga e di benzina. «Il governo del presidente Sarraj ha chiesto una collaborazione più intensa all' Italia perché con voi tutto può essere più rapido e concreto».
Quanto alle proteste di questi giorni, «ci sono molte ragioni - dice Kassem - ma contro di noi ci sono trafficanti e criminali collegati anche ad ambienti politici, e sono capaci di minacce anche serie».