MALI, IL NUOVO AFGHANISTAN - I FRANCESI VOLEVANO INTERVENIRE, CON LA BENEDIZIONE AMERICANA, DA ALMENO 8 MESI - QUESTIONI UMANITARIE? TERRORISMO? UNA MAZZA: IL MALI È POVERISSIMO MA HA GRANDI POTENZIALITÀ DI GAS, PETROLIO, ORO E URANIO - GLI ALLOCCHI ITALIANI SI INTRUPPANO NON PER SPARTIRSI LA TORTA MA PER INCASSARE I CAZZI E MAZZI DELLA GUERRA: LE FORZE ISLAMISTE HANNO SEMPRE BATTUTO L’ESERCITO REGOLARE…

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Fabio Mini per "la Repubblica"

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C'è da scommettere che alla maggioranza degli italiani il Mali non dica assolutamente niente. Qualcuno forse può ricordare che quando si voleva descrivere qualcosa di lontanissimo e misterioso si evocava Timbuctu. Anche i nostri soldati fino a pochi anni fa potevano meravigliarsi di un impiego in Mali. Le operazioni in Somalia, Namibia, Mozambico, Iraq e Afghanistan li hanno emancipati.

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Oggi i nostri soldati si preparano ad intervenire in Mali al fianco dei francesi e di altri europei che più o meno intensamente ne condividono le ambasce anche se non ne potranno condividere gli interessi. È una missione prevista sin dallo scorso anno. I francesi volevano intervenire con la benedizione americana da almeno 8 mesi: da quando le formazioni islamiste del Mali e dei Touareg hanno assunto il controllo del Nord del Paese e dichiarato unilateralmente l'indipendenza.

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Anche i francesi hanno ormai imparato a farsi i fatti loro coinvolgendo tutto il mondo e comunque noi partecipiamo a tutto ciò che ci viene chiesto. Per questo i nostri soldati si preparano tranquillamente. Forse fin troppo perché il Mali qualche piccolo mistero lo conserva ancora. È un'ex colonia francese politicamente debole, tecnicamente in guerra civile, spezzato in due da una forza islamista sunnita wahabita (leggasi ispirata dall'Arabia Saudita) che ha sempre battuto l'esercito regolare.

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Il Mali è poverissimo ma con grandi potenzialità di gas, petrolio, oro e uranio. Ce n'è abbastanza per fare qualsiasi "non guerra" e per spedire soldati in una operazione "non militare". Il Mali è già stato definito l'Afghanistan africano.

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È anche un rischio diretto per l'Europa: non tanto per la minaccia dei rifugiati che si stanno spostando a Sud, ma perché il contagio della destabilizzazione del Mali può estendersi all'Algeria che non si è ancora ripresa dal trauma del terrorismo e che ha appena annusato il profumo delle rivoluzioni al gelsomino. L'Algeria è già Europa, per lo meno negli interessi economici, e se il Mali è come l'Afghanistan noi ci staremo a lungo. Prepariamoci anche a questo.

 

 

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