1. MARINE LE PEN NON SFONDA E MACRON S’AVVIA A ESSERE IL PROSSIMO INQUILINO ALL'ELISEO
2. AVVISO AI NAVIGATI: IL RISULTATO DEL VOTO FRANCESE SPINGERA’ RENZI A METTERE IL FIATO SUL COLLO DI GENTILONI PER FAR CADERE IL GOVERNO E TORNARE AL VOTO IL PRIMA POSSIBILE
3. FOLLI: “RENZI POTREBBE DIVENTARE IL MACRON ITALIANO. IL CANDIDATO D’OLTRALPE HA COLTO LA DISFATTA DEI SOCIALISTI DI HOLLANDE E HA IMBOCCATO UN SENTIERO PERSONALE"
4. "NON HA PERSO TEMPO CON LE PRIMARIE DEL PARTITO. MATTEO, INVECE, SI È INTESTARDITO IN UNA LUNGA CONTESA INTERNA, HA SPESO UN PATRIMONIO DI ENERGIE PER UN RISULTATO MODESTO: UNO SFORZO DI RILEGITTIMAZIONE AFFIDATO A UNA SORTA DI MINI-REFERENDUM”
 

Condividi questo articolo


1 - L’EX PREMIER NON PUÒ LIMITARSI A SALIRE SUL CARRO DEL VINCITORE

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

francia emmanuel macron con brigitte francia emmanuel macron con brigitte

Sarebbe incongruo se ora la reazione italiana al voto francese si limitasse a un generico tentativo di salire sul carro del vincitore Macron da parte del centrosinistra renziano. Ovvero a un applauso a Marine Le Pen a opera dei “sovranisti” anti-euro. Il primo turno delle presidenziali contiene lezioni più profonde su cui riflettere. E non esistono facili analogie, nonostante le apparenze.

 

In primo luogo, Macron non è il Renzi francese. Semmai, è Renzi che potrebbe diventare in prospettiva il Macron italiano. Il candidato del centro/centrosinistra d’Oltralpe ha colto per tempo la disfatta del partito socialista di Hollande e ha imboccato un sentiero personale lungo il quale non ha mai perso di vista l’Europa e il ruolo della Francia al di là della tentazione nazionalista.

MACRON MACRON

 

Sarà pure il candidato del “sistema”, come dicono con un punta di irrisione i sui avversari, ma è stato coerente con i suoi principi e ora sfida Marine Le Pen che si dipinge come espressione dell’anti-sistema. Di certo Macron non ha perso tempo con le primarie del Ps, da cui è emerso Hamon poi drammaticamente sconfitto nel voto di ieri sera.

 

Renzi sembra condividere il giudizio negativo sul partito tradizionale, il Pd in questo caso, ma a differenza di Macron si è intestardito in una lunga contesa interna di cui le primarie di domenica prossima costituiscono il passaggio cruciale. Solo adesso, dopo la Francia, qualcuno forse noterà che si è speso un patrimonio di energie per un risultato modesto: uno sforzo di rilegittimazione affidato a una sorta di mini-referendum vissuto senza passione, come ha scritto Piero Ignazi su queste colonne, e con il rischio di una mediocre affluenza.

 

HOLLANDE MACRON HOLLANDE MACRON

Peraltro Macron ha ottenuto il risultato che finora a Renzi è sfuggito: riuscire a farsi davvero trasversale e conquistare segmenti dell’elettorato di centrodestra. Molti dei voti mancati al post-gollista Fillon sono passati a lui. Idem per un pezzo dei consensi socialisti che Hamon ha perso (un’altra fetta consistente è andata a sostegno del massimalista-nazionalista Mélenchon e della sua sterile posizione che ora gli impedisce di compiere una scelta fra i due candidati maggiori).

 

MARINE LE PEN MARINE LE PEN

Renzi avrebbe interesse oggi a rimodulare la sua proposta politica sul modello Macron. Andando però alla sostanza e quindi abbandonando le punzecchiature all’Unione, le mezze minacce, le promesse di battere i pugni sul tavolo: una linea da comprimario anziché da protagonista. Fra due settimane lo scontro frontale Macron-Le Pen si giocherà sull’integrazione europea e sul futuro della moneta, quindi anche sul rapporto con Berlino e con la Commissione di Bruxelles.

Marine Le Pen Marine Le Pen

 

Il “fronte repubblicano” che si è già unito contro la candidata dell’estrema destra ha fatto una scelta che Renzi, se vuole essere il Macron italiano, dovrebbe replicare con altrettanta chiarezza d’intenti. La sconfitta dei partiti storici - socialisti e post-gollisti esclusi dal ballottaggio - è un segnale anche per l’Italia.

 

Significa che il panorama politico sta vivendo una mutazione sconvolgente, ben oltre la prevedibile sconfitta finale del Front National. Qualcosa che riguarda anche noi, se i Cinque Stelle continueranno a crescere nei sondaggi e se, anziché un “fronte repubblicano”, avremo degli accordi opachi all’ombra del proporzionale.

 

Ossia di una legge elettorale molto diversa da quella francese, come lo era del resto anche l’Italicum; il che priva l’Italia di quella garanzia democratica offerta dal doppio turno fondato su collegi uninominali, tassello essenziale in un sistema che funziona e seleziona la sua classe dirigente.

gentiloni e renzi gentiloni e renzi

 

Quanto ai sovranisti, da Salvini ai Fratelli d’Italia, il loro compiacimento è scontato, ma non apre prospettive esaltanti. Se il destino del Fronte è la sconfitta finale, gli epigoni italiani del lepenismo non avranno possibilità migliori. E se, più realisticamente, il loro obiettivo è di condizionare Berlusconi, è facile immaginare che il fondatore di Forza Italia sia più interessato al trasversalismo di Macron o alla rinascita di un centrodestra nel solco del Ppe.

 

2 - RENZI CERCA LA SCIA DI MACRON “SOCIALISTI AL 6%, IL PD STA AL 40”

renzi con la campanella renzi con la campanella

Ernesto Ferrara per “la Repubblica”

 

«E poi si lamentano del nostro 40%...», dice Matteo Renzi. Un pò ci scherza, un pò sarà scaramanzia. Del resto a chi chiede se il risultato del voto francese e di Macron possa rappresentare un buon auspicio per il Pd Matteo Renzi risponde che «non c’è nessun automatismo: è importante che Macron sia avanti ma la sfida vera è tra 15 giorni ed è un passaggio cruciale».

 

Dall’affermazione di Macron, Renzi coglie un segnale: «È nato il Pd anche in Francia», dice ai suoi. Ora deve vincere, per l’Europa». Commentando il voto dalla sua Pontassieve però quello che lancia l’ex premier è anche un messaggio interno al suo partito. Forse anche a chi ne è uscito per fondare Mdp: «Spero vinca Macron, ma intanto faccio notare a chi si lamenta del nostro 40% che in Francia i socialisti sono al 6% (Hamon, ndr), anche in Olanda sono bassi».

paolo gentiloni paolo gentiloni

 

Golfino blu girocollo alla Marchionne, dopo le tappe in Lombardia e in Emilia, Renzi ferma il trolley della campagna primarie ormai avviata al rush finale tra le mura amiche di casa. Nove giovani militanti dem lo interrogano in diretta Facebook, un’ora di botta e risposta a cui assisteranno mezzo milione di persone mentre fuori dalla sede del comitato Renzi si raduna una piccola folla a caccia di selfie. Un anziano supporter urla: «Dai Matteo forza che bisogna tornare sulla breccia».

mattarella e gentiloni mattarella e gentiloni

 

In un dibattito che affronta i temi della legge elettorale e della scuola, dei vaccini e dell’immigrazione, Renzi si lascia andare pure a qualche autocritica. Ma rimane convinto che il Pd parta da molto in alto: «Quel 41% del referendum di dicembre ricalca geograficamente il 40% del voto europeo. C’è con noi una parte di popolo che vuole il cambiamento. È un bel popolo: non si riparte da zero ma da 10 milioni di persone». Consenso replicabile alle prossime politiche? E con quale forza ci arriverà Renzi se domenica prossima venisse eletto segretario da meno di un milione di persone? «Nessun flop. Nessuno porta in Italia e in Europa il numero di persone a votare che portiamo noi del Pd».

 

LUIGI DI MAIO ALLA CAMERA LUIGI DI MAIO ALLA CAMERA

A Pontassieve è il voto francese a tenere banco: «Se fossi francese voterei Macron», dice ai ragazzi Renzi. Dopo le 20, quando gli exit poll sono ufficiali, aggiunge di più: «Aspettiamo, vediamo come va. È ancora presto per fare un’analisi complessiva. Macron avanti? Un buon auspicio per la Francia, perché questo voto ha ricadute cruciali per il futuro della Francia e per quello dell’Europa».

 

Spaventato dalla destra populista di Le Pen? Con Macron l’ex premier ha buoni rapporti: «Una volta mi chiamò pure per la Leopolda...», ricorda. E lo slogan «in cammino», che Renzi ha scelto dopo la sconfitta del 4 dicembre, è lo stesso del movimento di Macron, «En marche!».

tiziano renzi tiziano renzi

 

Ultima settimana di campagna con tappa a Bruxelles, annuncia Renzi: «Venerdì andremo lì con 100 ragazzi a dire cosa pensiamo». L’Europa, sostiene l’ex premier, va difesa ma cambiata: «Più famiglie meno banche». Attacco ai 5 Stelle e a Luigi Di Maio: «Sugli immigrati guardano i sondaggi». Apertura sul Legalicum: «M5S faccia una proposta sulla legge elettorale, siamo disponibili».

 

Sulla vicenda Consip torna ad attaccare: «Aspettiamo le sentenze, se qualcuno ha fabbricato prove false sarebbe cosa gravissima». Sulla scuola: «Riparto da lì se vengo eletto segretario, da dove il dente duole». E poi annuncia un “piano mamme”: «La maternità non deve più essere un problema. Il 25 novembre un G7 dedicato alle donne a Venezia». Sul 25 aprile: «Tenere fuori la Brigata ebraica dalle celebrazioni è uno scandalo».

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…