L’OPERA SOTTO-MARINATA - TUTTI LICENZIATI, SARANNO CHIAMATI ARTISTI ESTERNI (RISPARMIO DI 3,4 MILIONI) - MA L’ART. 18 ESISTE ANCORA, E FARANNO RICORSO - GRAMELLINI: “L’UNICO CAPOLAVORO SEMPRE IN CARTELLONE È L’OTTUSITÀ DEI SINDACATI”

“Pur di difendere privilegi di casta, il partito del demerito è riuscito a far perdere il posto a duecento orchestrali e coristi. Appena i conti hanno cominciato ad andar male, i burocrati dello spartito hanno preteso di ridurre i concerti, lasciando inalterati gli stipendi. E poi si chiedono perché Muti è scappato ululando”...

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1. CHOC ALL’OPERA DI ROMA LICENZIATI ORCHESTRA E CORO IL MINISTRO FRANCESCHINI: DOLOROSO MA NECESSARIO, LA SITUAZIONE È INSOSTENIBILE

Flavia Amabile per “la Stampa

 

riccardo muti opera di roma riccardo muti opera di roma

Licenziati orchestra e coro: il futuro del Teatro dell’Opera di Roma dopo l’addio di Riccardo Muti ricomincia da una procedura mai applicata prima in Italia, un licenziamento collettivo. Ne sanno qualcosa, invece, a Madrid, Valencia, Vienna, Amsterdam e Parigi dove cori ed orchestra da tempo sono figure esterne ai teatri. 
 

È la decisione arrivata al termine del cda di ieri ma già nell’aria da alcuni giorni. Lo stesso Riccardo Muti, dicono in Teatro, avrebbe capito e preferito andarsene prima di rimanere travolto da un disastro non suo.

riccardo muti opera di roma riccardo muti opera di roma

 

A far precipitare la situazione, infatti, è stato un complesso di carichi economici, burocratici e sindacali che appesantisce il bilancio e rischia di diventare insostenibile dopo l’uscita di scena di Muti e l’abbandono da parte dei primi sponsor. L’ultimo nodo su cui Orchestra e cda si sono scontrati è la diaria per la prossima trasferta in calendario.

 

Oltre al rimborso di tutte le spese, gli orchestrali hanno diritto ad una diaria. La loro richiesta era di 190 euro al giorno, l’amministrazione ha lanciato una controfferta di 160 euro. Di fronte al rifiuto degli orchestrali, il cda ha capito di non avere altra scelta. 
 

terme di caracalla musica classica a roma terme di caracalla musica classica a roma

Le strade aperte erano poche - ha raccontato Ignazio Marino, sindaco di Roma e presidente del cda del Teatro: «Potevamo scegliere tra un rattoppo temporaneo, la chiusura o una strategia che portasse ad una vera rinascita». E, quindi è arrivata la decisione sapendo «che questo è l’unico percorso, in un momento drammatico della vita del teatro, che può portare ad una vera ed auspicata rinascita».

Secondo Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, si tratta di «un passaggio doloroso ma necessario». La decisione non riguarda tutti i lavoratori ma 182 su 460. Come ha ammesso il sovrintendente del Teatro, Carlo Fuortes, è stata presa anzitutto per tagliare le spese. «Coro ed orchestra costano 12 milioni e mezzo l’anno. Il risparmio previsto è di 3,4 milioni con l’esternalizzazione. Abbiamo ragionato in termini di funzionalità e di effetto economico». 
 

teatro dell opera di roma protesta al nabucco del 2011 teatro dell opera di roma protesta al nabucco del 2011

La procedura di licenziamento partirà da oggi secondo un percorso previsto dalla legge sulle Fondazioni lirico-sinfoniche. Per i prossimi 75 giorni i lavoratori faranno parte dell’organico. I primi 45 giorni saranno utilizzati per le trattative sindacali, gli altri 30 per le trattative ai tavoli istituzionali.

 

Il licenziamento collettivo vero e proprio arriverà fra quasi due mesi e mezzo. L’obiettivo del cda è riuscire a terminare tutto entro la fine dell’anno per iniziare dal primo gennaio del 2015 con una nuova orchestra ed un nuovo coro, semmai formati dagli orchestrali licenziati se daranno vita ad una società, come è avvenuto all’estero. 
 

teatro dell opera di roma teatro dell opera di roma

Che cosa accadrà ora della stagione in corso è ancora presto per dirlo. In calendario ci sono l’Aida e le Nozze di Figaro ma dopo l’addio di Muti nessuno lo ha sostituito. Le date, però, non sono state cancellate, spiega Ignazio Marino. «Al momento non abbiamo immaginato di cancellare l’opera verdiana del 27 novembre. Ci attiveremo per ricercare un direttore da individuare entro la prima settimana di novembre, altrimenti non ci sarà l’Aida». Mentre per la nomina del direttore musicale «occorrerà un po’ di tempo. E’ un argomento di grande importanza ma andrà valutato più avanti quando il Teatro rientrerà nella normalità».
 

Dura la reazione dei sindacati. Massimo Cestaro, segretario generale della Slc-Cgil, lancia l’allarme: «Vogliono fare dei teatri delle scatole vuote». Anche nel Pd c’è chi fa fatica ad accettare l’operazione. Michele Anzaldi, deputato: «Vengono licenziati tutti gli artisti, proprio coloro che sono entrati al Teatro con un regolare e difficile concorso pubblico». Come sottolinea Marco Piazzai, segretario della Fials-Cisal: «Restano assunti 280 tecnici ed amministrativi».

 

2. IL PRIMO TROMBONE

Massimo Gramellini per “la Stampa

 

il sopralluogo di ignazio marino tra i cassonetti dei rifiuti 1 il sopralluogo di ignazio marino tra i cassonetti dei rifiuti 1

L’unico capolavoro da sempre in cartellone all’Opera di Roma è l’ottusità di certi sindacati. Pur di difendere privilegi di casta, il partito del demerito è riuscito a fare perdere il posto a duecento orchestrali e coristi. L’Opera è l’Alitalia dei teatri: ha costi da Metropolitan e produttività da banda di paese (con molte scuse alle bande di paese).

 

Appena il piatto ha cominciato a piangere, ci si è trovati a scegliere tra l’aumento dei concerti e la riduzione degli stipendi. Ma i burocrati dello spartito hanno optato per una terza soluzione: ridurre i concerti, lasciando inalterati gli stipendi. E poi si chiedono perché Muti è scappato ululando.

 

Perlomeno non hanno preteso l’aumento, anche se si vocifera di un braccio di ferro con l’amministrazione del teatro sulla diaria giornaliera per le trasferte: 190 euro tra pranzo e cena. I contabili volevano ridurlo a 160, appena sufficienti per un pieno di champagne, ma la proposta è stata respinta come un attentato alla cultura. 

ignazio marino by benny ignazio marino by benny

 

Saputo dei licenziamenti, un sindacalista che per ironia della vita occupa lo scranno di primo trombone ha intonato la solita romanza del complotto contro l’arte, confondendo la sacralità di quest’ultima con le bizze da divo di chi talvolta impugna il suo strumento come una pratica d’ufficio da sbrigare con il minore dispendio possibile di energie.

 

Ora i martiri del posto comodo hanno due possibilità. Pretendere da qualche giudice compiacente la restaurazione di un mondo che non tornerà. Oppure fondare una cooperativa e mettersi a lavorare il doppio. Come succede nei teatri di mezza Europa. In giro ci sono troppi diritti da difendere per potersi ancora occupare dei capricci. 

 

3. FUORTES: “DOPO LA RINUNCIA DI MUTI FUGA DI SPONSOR E ABBONATI”

 Sandro Cappelletto per “la Stampa

 

«No, a questo punto non c’era scelta», racconta Carlo Fuortes. Alla fine di una giornata drammatica, il sovrintendente si ostina, tuttavia, a vedere la luce al di là del tunnel. «La rinuncia del maestro Muti ha provocato una caduta di abbonamenti e una vera e propria fuga degli sponsor. La situazione è precipitata. Il danno di immagine è diventato un danno economico insostenibile». 
 

Carlo Fuortes Carlo Fuortes

Ci sarà una stagione?
«Sì, la stagione sarà rispettata e con l’orchestra in buca. Ne sono certo. Oggi nasce un modello nuovo per il sistema musicale italiano, bloccato per troppi anni. Saremo tutti più responsabili e orchestra e coro potranno formare una società di servizi che abbia come principale ragione sociale la conquista della più alta qualità. Come nella Nazionale di calcio, dove giocano i migliori». 
 

Perché licenziare orchestrali e coristi e non gli altri?
«Perché costano molto. Indispensabili certo, ma insostenibili. Parlando in queste ore con tanti musicisti, ho trovato un senso direi nuovo di responsabilità, e perfino di orgoglio professionale. Un musicista è prima di tutto un artista, non un impiegato, non un travet».
 

Tutti d‘accordo nel Cda?
«La decisione è stata condivisa. Sofferta, ma unanime. L’auspicio è che gli artisti formino un nuovo soggetto che lavori per il teatro, dando spazio anche ai migliori tra i nostri giovani».
 

Che ne sarà dei diritti acquisiti, del contratto collettivo di lavoro, dei contratti integrativi?
«Si supereranno finalmente le distorsioni corporative dei contratti integrativi, che impedivano ai teatri di raggiungere una produttività significativa ed erano causa di continui ostacoli al lavoro. Punivano anche la professionalità dei migliori».
 

terme di caracalla musica classica a roma terme di caracalla musica classica a roma

Il primo, in Italia, a volere orchestre stabili fu Toscanini. Ora si torna ai precari?
«E’ già così per molte delle migliori orchestre europee: i Filarmonici di Vienna sono una cooperativa e i giudici più severi sono gli stessi musicisti. Vengono pagati molto bene e conosciamo tutti la loro qualità. Perché questo non dovrebbe accadere anche in Italia? Non mi pare un peggioramento, neppure dal punto di vista sindacale e dei diritti, non dei privilegi».

 

4. GLI ORCHESTRALI: “SMANTELLANO IL TEATRO MA L’ARTICOLO 18 C’È ANCORA”

 Da “la Stampa

 

Una mazzata, piombata improvvisa. Che lascia senza parole i musicisti del Teatro dell’Opera. Fino ad ora non era mai successo che i componenti di un’orchestra e un coro venissero licenziati in tronco, e senza preavviso. In molti prevale la rabbia, la disperazione: «Cominciano con noi e poi continuano con gli altri. Ecco l’antipasto della riforma dell’articolo 18!». «Muti aveva già capito tutto e ha fatto un passo indietro prima che il sipario calasse per sempre». 
 

riccardo muti corna riccardo muti corna

Nei più giovani, abituati alla precarietà, prevale la voglia di reagire. E per dimostrare l’attaccamento al posto di lavoro, gran parte si ritrova nella propria «casa», la buca d’orchestra. Non vogliono che i nomi siano riportati, temono ritorsioni. «Ho appena ricevuto un provvedimento disciplinare per aver osato esprimere il mio punto di vista» dice uno. «C’è un progetto di smantellamento del Teatro.

 

E forse Muti l’aveva capito e per questo se n’è andato. Ma siamo pronti a impugnare la decisione», aggiunge un altro. Altri si trincerano dietro un secco «sono autorizzati a parlare solo i rappresentanti sindacali». Che parlano. Paolo Terrinoni, segretario generale della Fistel Cisl: «È un colpo mortale all’Opera, ma anche alla cultura a Roma e in Italia.

 

L’unica strada sembra riunirsi in cooperative, di fatto smembrando l’orchestra e il coro, e permettendo al Teatro di scegliersi i lavoratori. Non si possono esternalizzare i servizi artistici». «Che ci fanno oltre 280 tecnici e amministrativi al Teatro? In tutto ci sono circa 470 assunti a tempo indeterminato e solo 180 formano l’orchestra e il coro», dice Marco Piazzai, primo trombone dell’orchestra e sindacalista Fials-Cisal. «Parliamo di persone che guadagnano 1800-1900 euro al mese per il coro e 2000-2100 euro per gli orchestrali. Ho dato arte e amore al Teatro dell’Opera, sento un macigno sulle spalle».

riccardo muti opera di roma riccardo muti opera di roma

 

Ma il commento più duro viene da Massimo Cestaro, Cgil: «Da tempo è in corso una strategia di smantellamento delle istituzioni culturali. Oggi è la fine del valore della produzione, della ricerca, della sperimentazione. Reagiremo contro questa scelta sciagurata con l’auspicio che tutti abbiano compreso la posta in gioco».[s.c.]

 

 

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