1. BERLUSCONI SI METTE D’ACCORDO CON D’ALEMA SU AMATO. E RENZI MANDA TUTTI E TRE IN PELLICCERIA
Scrive Claudio Tito per “La Repubblica”: Nella saletta di Montecitorio Renzi continua a scandire le tappe del negoziato. I capigruppo Speranza e Zanda, il presidente del partito Orfini e i due vicesegretari sono ancora nella sala della presidenza del consiglio. Aspettano la chiama per andare a votare (ad eccezione della Serracchiani che non è parlamentare). «La giornata di svolta — ricorda — è stata quella di martedì».
Il capo del governo prima vede Pierluigi Bersani a Palazzo Chigi, poi Silvio Berlusconi. «Ho detto a Pierluigi: io vorrei partire dal nostro interno. Vorrei un candidato nostro. Il mio nome è Mattarella». L’ex segretario dem dà l’ok. Ma aggiunge: «Io ci sto. Sergio era il mio candidato nel 2013. Ma se serve, io ci sto anche su Amato». «Ma su Mattarella — risponde Renzi — è più semplice portare tutto il partito».
renzi e napolitano assistono all'elezione di mattarella
Il faccia a faccia con il Cavaliere, invece, si mette subito su un terreno sdrucciolevole. La tensione si alza. Il presidente del consiglio avan- za la carta dell’ex ministro della Difesa. «Sai Silvio, è un ex dc, un moderato. A voi andrebbe benissimo».
Il capo forzista perde la pazienza. E poi fa una battuta che l’inquilino di Palazzo Chigi considera quasi una minaccia. «Ma c’è Amato. Ho già parlato con D’Alema. Mi ha chiamato lui, ormai ci diamo del tu. Mi ha detto che su Amato ci stanno tutti. Vedi? La minoranza del tuo partito, te la porto io... «. «D’Alema? E che c’entra lui? Il segretario sono io. Mi dispiace per te e per D’Alema ma il candidato è Mattarella».
2. SILVIO & ANGELINO “SONO SENZA PALLE” E DENIS FA IL GRUPPO
Fabrizio d’Esposito per “Il Fatto Quotidiano”
A metà mattinata, prima che suoni mezzodì, il Transatlantico è un formicaio rassegnato e rilassato, allo stesso tempo. Le facce della disfatta sono centinaia. Il conto è presto fatto. Sono tutti quelli che, in un modo o nell’altro, non sono renziani. Verso la buvette, spicca la faccia abbronzata di Osvaldo Napoli, vecchia volpe del mondo berlusconiano. Dice: “A questo punto ce lo dobbiamo dire”.
Che cosa dobbiamo dire? “Che per fronteggiare questo qui ci vogliono le palle, altrimenti ce lo teniamo minimo dieci anni. Il problema è che nessuno, e ripeto nessuno, ha mostrato di avere le palle”. Crudo ma efficace. “Questo qui”, ovviamente, è Matteo Renzi. Spregiudicato e trionfatore. Craxi e D’Alema mess’insieme, altro che nuovo Berlusconi. In una settimana ha cambiato modulo due volte, dall’Italicum nazareno a Mattarella presidente, e ha vinto.
RENZI-MATTARELLA-BERLUSCONI Nazareno
La crudele vignetta del leghista Calderoli
La mancata applicazione dello schema sferico di Napoli è stata letale per tutti. La prima vittima di Renzi è disegnata nella vignetta che Roberto Calderoli mostra a Denis Verdini nell’emiciclo di Montecitorio. Una rappresentazione spietata, volgare, realistica. Il premier che sodomizza Silvio Berlusconi con un mattarello.
Lo sfascio di Forza Italia dopo il raggiro sul Quirinale (Silvio dixit: “Eravamo d’accordo su Amato”) trasfigura la Badante del cerchio magico del Condannato in una vipera. Parole come veleno. La Badante è la senatrice Mariarosaria Rossi: “Gianni Letta e Verdini hanno rovinato Berlusconi. Se ne devono andare. Hanno mandato il capo a trattare con Renzi con le armi scariche. Gli ha dato la legge elettorale, le riforme, tutto. E quello lo ha fregato. La colpa è di Verdini e Letta”.
Il veleno tracima a quintali: “Voi giornalisti vi siete occupati solo di noi del cerchio magico invece di dedicarvi al duo tragico”. Alias Gianni & Denis. Ribattono dall’enclave di Verdini: “Semmai la colpa è di Toti e di Romani (due del cerchio magico, ndr) che hanno trattato con D’Alema su Amato. Renzi lo ha saputo e si è regolato di conseguenza”.
Come finirà la guerra tra i perdenti azzurri va oltre ogni umana previsione. Su circa 150 grandi elettori forzisti almeno la metà ha votato per Mattarella. Dai 70 franchi soccorritori in su. Le cifrature sul nome del capo dello Stato (per esempio: “On. Sergio Mattarella” oppure “On. prof. Mattarella”) vengono ricondotte allo stesso Verdini e ai ribelli di Raffaele Fitto.
I fittiani giurano però di avere votato scheda bianca. Ma Saverio Romano, vicinissimo all’ex governatore pugliese, confessa: “Vent’anni di Dc, di valori condivisi, di apprezzamento per la persona di Mattarella, senza dimenticare la comune cittadinanza, sono elementi sufficienti per avermi convinto a votarlo”.
La strategia degli sconfitti: “Minacciamo di aspettare”
MATTARELLA CON LA MOGLIE MARISA, SCOMPARSA NEL 2012
Sempre in onore dello schema sferico di Napoli, c’è da registrare la magistrale dichiarazione di Vincenzo D’Anna, altro ribelle azzurro, che con tono autocritico verga il primo e unico articolo dello statuto degli anti-renziani: “Qualunque cosa accada noi decidiamo di aspettare”.
sergio mattarella e rosy bindi
È la fondamentale differenza tra Renzi e il resto di tutta la politica italiana. Velocità, non solo d’esecuzione, contro riflessi lenti e indecisione . Il premier ha sfruttato tutti i punti deboli di alleati e avversari. Rinchiuso ad Arcore, Silvio Berlusconi ha sbraitato per il terzo giorno consecutivo contro Renzi. Salvo farsi ammansire dal solito Gianni Letta e fare una telefonata di auguri al nuovo capo dello Stato.
I clan di Forza Italia si stanno rimescolando per l’ennesima volta. Falchi che ridiventano colombe e viceversa. Tre dolenti prefiche berlusconiane, accomodate su un divano a fumare, nell’apposita galleria di Montecitorio, spifferano: “Si è creato l’asse tra Verdini e Fitto”. Superslurp. Gli interessati smentiscono. Poi arriva il botto: “Verdini ha promesso a Renzi 40 voti a Mattarella.
sergio mattarella e romano prodi
E Renzi che ha cifrato ogni partito e corrente sta verificando”. I voti di Verdini a Mattarella possono essere il preludio al modo più classico di gestire una sconfitta: agganciarsi al carro del vincitore. “Denis” potrebbe fare un gruppo autonomo in Parlamento per sostenere Renzi. Fitto ha confidato che sarebbe questa la direzione di Verdini. Ma chi in teoria dovrebbe far parte di questo nuovo gruppo per ora smentisce con granitica certezza: “Non ce ne andremo mai”.
I poltronisti alfaniani fanno sempre le cose a metà
Seguendo la traccia della “mancanza di palle” ratificata da Osvaldo Napoli si arriva infine ad Angelino Alfano, il quarantenne che si ostina a credersi un leader nonostante l’evidenza. Alle due del pomeriggio, Mattarella è presidente della Repubblica da poco più di un’ora e Barbara Saltamartini, tutta in nero, sentenzia: “Così non si può fare. O Mattarella te lo intesti sin dall’inizio oppure vai sino in fondo con Berlusconi” .
sergio mattarella e pierferdinando casini
La Saltamartini, ex An, si è dimessa da portavoce del Nuovo centrodestra,il partitino ministeriale di Alfano nato dalla scissione del Pdl. Ncd esplode come Forza Italia. Il ministro dell’Interno ha deciso di votare Mattarella dopo le minacce del premier e le conseguenze sono varie.
Maurizio Sacconi, ex socialista come Fabrizio Cicchitto, si dimette da capogruppo di Area popolare al Senato, la sigla che raduna alfaniani e casiniani dell’Udc. Addirittura s’ipotizza che Nunzia De Girolamo, capogruppo alla Camera, possa andare con la Lega. Lei si limita a dire: “Per il momento resto ferma”. Il dramma di Ncd è quello di non voler rinunciare alle poltrone di governo. Allo stesso tempo non si vuole perdere la pace ritrovata con Berlusconi, necessaria alla sopravvivenza elettorale.
sergio mattarella e nicola mancino
Ergo, ecco la sintesi della fragile ambiguità di “Angelino”: “A Renzi ha quasi chiesto scusa per le polemiche sul voto a Mattarella e ha detto di non preoccuparsi. Dopo un minuto ha chiamato Berlusconi e gli ha promesso che prima o poi aprirà la crisi e farà cadere il governo”. Quale dei due Alfano prevarrà? Pronostica un berlusconiano: “Se Alfano si dimette da ministro e fa la crisi io mi faccio prete, lo giuro solennemente”. In ogni caso il tormentone terrà banco nei prossimi mesi, scrutando la faccia dura e segnata di Gaetano Quagliariello.
sergio mattarella dario franceschini
Persino Paola Taverna applaude la proclamazione
Nella galleria dei perdenti, l’immagine più bella appartiene al campo dei grillini. Sono le 13 e 25 quando Laura Boldrini, presidente della Camera, proclama il nuovo presidente della Repubblica. Alcuni deputati del M5S battono le mani. In prima fila ad applaudire c’è Paola Taverna, superintransigente a Cinque Stelle. Chi l’avrebbe detto mai.