Francesca D'Angelo per "Libero"
Il tema non è certo dei più originali: i misteri irrisolti. Come se non fossero già sufficienti gli enigmi di Corrado Augias, le inchieste di "Voyager" o i servizi di "Top Secret". Ma la firma è di quelle che possono fare la differenza: Enrico Ruggeri. Dopo "Il Bivio" e "Quello che le donne non dicono", il cantante torna a vestire i panni del conduttore, portando in video una nuova scommessa editoriale: "Mistero".
Enrico RuggeriIl primo, tra i suoi programmi, non relegato in seconda serata, dal primo luglio su Italia 1. Una promozione che giunge come un bel regalo, soprattutto dopo lo smacco ricevuto a Roma, in occasione del (mancato) concerto a favore dell'Abruzzo...
Come mai non l'abbiamo vista sul palco?
«Inizialmente, dovevo esserci: sono molto sensibile a questi temi. Basti pensare che con la Nazionale Cantanti ho superato i 100 milioni di euro dati in beneficenza. Ma nel caso del concerto romano, l'Abruzzo era finito per passare in secondo piano. E quindi ho dato forfait».
Ci spieghi meglio.
«In concerti come questi, è normale che gli artisti vengano scalettati per importanza: prima, alle 19, si esibiscono i meno famosi; dalle 20 i "non bigghissimi" come il sottoscritto e poi, sul tardi, le star. Nel caso del concerto romano le gerarchie mi sembravano politicizzate: dopo di me cantavano artisti che non erano certo più famosi, ma semplicemente erano più di sinistra di me».
Sta dicendo che non era sufficientemente rosso per essere considerato big?
«Esattamente. Allora ho detto: va bene, fatevelo voi il concerto. E me ne sono andato. Al contrario, ho aderito volentieri a "Domani": un progetto animato da una spontaneità superiore. Grazie a un ammirevole lavoro di postproduzione, sono riusciti a fare cantare 50 artisti!».
La tv almeno le rende giustizia: il direttore di Italia1 ha programmato "Mistero" il mercoledì, in prima serata.
«Sì, in un certo senso è una promozione. Per adesso tutte le trasmissioni che ho fatto sono andate molto bene...».
Ammetterà, però, che stavolta il tema non è originalissimo: il paranormale è un filone molto battuto, soprattutto d'estate...
«In realtà non mi sono mai distinto per i contenuti. A "Il Bivio" abbiamo affrontato argomenti già trattati in molte altre trasmissioni, mentre a "Quello che le donne non dicono" ho intervistato delle donne. Non rivendico alcuna originalità dal punto di vista strutturale. Semmai, a essere controcorrente è l'approccio».
La differenza starebbe nella conduzione?
«Non essendo io un televisivo, ho un approccio alternativo. Mi pongo come un curioso, che indaga e pone domande. Solitamente quando le persone si raccontano in tv finiscono per sentirsi un po' usate. Invece con me, a "Il Bivio", tutti gli ospiti mi ringraziavano perché si sentivano tutelati».
Rispetto ai vari "Enigma" e "Voyager", come si distinguerà il suo approccio?
«Non saprei: francamente non ho mai visto questi programmi, perché la sera esco, suono o faccio altro. In generale, la mia ricetta resta sempre la stessa: curiosità, rispetto e un pochino d'impertinenza».
I "conduttori non televisivi" sono decisamente aumentati in tv: l'ex dj Francesco Facchinetti, la ballerina Rossella Brescia...
«C'è sicuramente bisogno di qualcosa di nuovo. Con la frammentazione dell'offerta e il moltiplicarsi delle piattaforme, è finita l'era dei programmi che piacciono incondizionatamente. E insieme a loro è morta la figura del conduttore - asso piglia tutto, come potevano essere Pippo Baudo o Mike Bongiorno. Aumenteranno invece le persone che fanno tv e che portano il loro linguaggio in video».
Una persona che stima particolarmente?
«Trovo emblematico il caso di Neri Marcorè: è una persona molto spiritosa e garbata, che passa dall'imitazione di Gasparri alla conduzione di "Un pugno di libri". Ma è la tv che dà spazio a Marcorè, non viceversa».
Di certo i suoi programmi si contraddistinguono per l'essenzialità. Stavolta non ha voluto nemmeno lo studio, preferendo il Parco Museale Pagani di Castellana.
«È una provocazione, dettata dal mio animo punk: ho voluto fare uno sberleffo a tutti coloro che vanno in tv spendendo un sacco di soldi. Come se per condurre fosse imprescindibile avere dietro una corte dei miracoli, con tanto di nani e ballerine».