POTERI MARCI SALVATECI! - DRAGHI E VISCO SMENTISCONO LE VOCI CHE LI VOGLIONO IL PRIMO AL QUIRINALE E IL SECONDO A PALAZZO CHIGI - IL PRESIDENTE DELLA BCE HA GATTE DA PELARE: CADUTA DEI PREZZI E RITORNO DELL’ITALIA NELLE SABBIE MOBILI SONO DIRETTAMENTE COLLEGATI

Salvo sorprese, alla fine di quest’anno il debito pubblico italiano sarà a metà strada fra il 137% e il 138% del prodotto lordo. Per l’anno prossimo si prevede, per l’Italia, una crescita attorno allo 0,5%, ma sembra più un auspicio - Una finanziaria da 20 miliardi frenerà la ripresa e rischiamo il quarto anno di seguito di caduta dell’economia…

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Federico Fubini per “la Repubblica

 

MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

Venerdì scorso Ignazio Visco era a Sulmona, per un discorso sulla carriera di Carlo Azeglio Ciampi. Proprio ora che il suo nome corre nel mondo politico, il governatore della Banca d’Italia doveva ricordare il percorso di un suo predecessore che ventuno anni prima si era dimesso per andare a Palazzo Chigi.

 

Visco di solito non ama lasciare niente all’ambiguità. Voleva ci fosse chiarezza almeno su un fatto: chi fa circolare il suo nome come presidente del Consiglio di un governo tecnico, al posto di Matteo Renzi, lo fa per fini propri e senza chiederglielo. Gli aggettivi scelti venerdì dal governatore, quanto a questo, non sembrano scelti a caso. Definisce «irripetibile» la situazione in cui Ciampi, nella crisi politico- finanziaria del 1993, passò dalla banca centrale al governo; descrive come «unico» quel passaggio di carriera dell’ex presidente.

ignazio visco medium ignazio visco medium

 

Visco ha tutta l’aria di invitare tutti a smettere di usare il suo nome a sproposito nelle partite della politica. Anche il governatore del resto sa che il suo non è un caso isolato, ma quasi: negli ultimi mesi, anche fra gli operatori di mercato della City di Londra, sono rimbalzate le voci su una candidatura di Mario Draghi al Quirinale.

 

Varrebbe se e quando Giorgio Napolitano dovesse lasciare prima del tempo, come lo stesso presidente ha annunciato fin dal 2013. Draghi si rifiuta di parlarne in pubblico – non sarebbe professionale – ma in privato respinge senza troppi complimenti qualunque ipotesi del genere.

 

NAPOLITANO VEDE ITALIA COSTARICA SULLA BATTELLO PER CAPRI NAPOLITANO VEDE ITALIA COSTARICA SULLA BATTELLO PER CAPRI

Non dà neppure troppo tempo a queste voci, Draghi. La sua agenda di lavoro in Bce è già abbastanza piena, con l’Italia e il suo debito in continuo aumento fra le grandi fonti di preoccupazione. E il rapporto di Draghi con lo staff dell’Eurotower è già abbastanza complicato così com’è.

 

Negli ultimi mesi il presidente italiano non ha nascosto l’irritazione per come gli economisti di Francoforte hanno sbagliato in pieno le previsioni su quasi tutta la linea: crescita, inflazione, aspettative di inflazione per gli anni a venire. L’Eurotower si illudeva arrivasse una ripresa e non ha capito in tempo che la deflazione stava per minacciare tutta l’area euro, non solo il fianco Sud.

Matteo Renzi Matteo Renzi

 

Da qualche settimana Draghi ha messo lo staff al lavoro per fargli riscrivere i modelli su cui la Bce formula le previsioni. Le stime diventeranno meno ottimistiche, ma fondate su giudizi più realistici della debolezza dell’intera economia europea. Non è una questione solo per addetti ai lavori: dalle prossime stime dello staff della Bce dipende, in parte, la possibilità per la banca di reagire alla minaccia di deflazione e mettere l’Italia al riparo da una ricaduta in crisi finanziaria.

 

Del resto caduta dei prezzi e ritorno dell’Italia nelle sabbie mobili sono rischi direttamente collegati. Salvo sorprese, alla fine di quest’anno il debito pubblico italiano sarà a metà strada fra il 137% e il 138% del prodotto lordo. Per l’anno prossimo il governo e gran parte degli organismi internazionali prevedono una crescita attorno allo 0,5%, ma sembra più un auspicio che una stima certa.

 

EUROTOWER BCE EUROTOWER BCE

Una finanziaria da 20 miliardi frenerà la ripresa, mentre i mercati dell’export dalla Cina alla Germania hanno perso spinta: non sarebbe sorprendente se l’Italia infilasse il quarto anno di seguito di caduta dell’economia. Con l’inflazione attorno a quota zero e interessi passivi oltre il 5% del Pil, il debito pubblico non può che salire ancora, ben oltre il 140%.

 

Nel frattempo la Federal Reserve nel 2015 inizierà ad alzare i suoi tassi d’interesse, aumentando i costi per i debitori in tutto il mondo. L’Italia, da sola, è in grado di sopportare uno scenario del genere ancora meno di quanto lo fosse due o tre anni fa: oggi il debito è più alto, l’economia più fragile, gli italiani esausti. Il governo di Matteo Renzi gestisce il sesto anno della Grande recessione muovendosi su un ghiaccio sottile. E, come chiunque altro, i banchieri centrali non dimenticano che in questo Paese il sistema politico non tiene mai quando lo spread va fuori controllo.

angela merkel 4 angela merkel 4

 

Solo riforme efficaci del governo e il sostegno della Bce possono garantire che l’Italia terrà. Lunedì scorso a Bruxelles Draghi è stato quasi esplicito: «Stiamo iniziando una transizione da una politica monetaria basata sulla fornitura passiva di credito a una gestione più attiva del nostro bilancio». Il banchiere centrale italiano punta ad acquisti massicci di titoli di Stato, non subito ma in inverno o in primavera.

 

francois hollande francois hollande

Prima si devono dimostrare insufficienti le attuali misure, in modo da superare le resistenze interne alla Bce stessa. E l’Italia deve garantire che farà fino in fondo la sua parte per mettersi a posto, senza aspettare che qualcun altro, a proprio rischio, la tiri di nuovo fuori dai guai. Per Draghi sarà una partita a scacchi multipla, a Francoforte, Berlino, Parigi. Forse persino più complessa di quella che gli italiani amano giocare intorno al Quirinale.

 

 

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