PROVE D’ORCHESTRA E D’INCIUCIO – VERDINIANI: IL VOTO “SALVA LOTTI” AL SENATO E’ IL PRIMO TASSELLO DELLA PROSSIMA LEGISLATURA – LARGHE INTESE: SI FANNO MA NON SI DICONO. I CONTATTI FRA LOTTI E CONFALONIERI, GIANNI LETTA E GENTILONI, E GHEDINI NEL RUOLO CHE FU DI VERDINI

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Tommaso Labate per il Corriere della Sera

 

BERLUSCONI RENZI BERLUSCONI RENZI

«L' avete visto il voto del Senato su Consip? Ecco, quella è la prova generale di quello che rischia di succedere all' inizio della prossima legislatura». Dal momento in cui il tabellone di Palazzo Madama ha evidenziato i 186 sì a favore della mozione della maggioranza su Consip - che ha messo in sicurezza Luca Lotti col soccorso di 28 senatori di Forza Italia, di otto verdiniani e dei tre della nuova pattuglia guidata da Gaetano Quagliariello - sono passate ventiquattr' ore esatte.

 

Una giornata intera durante la quale Miguel Gotor non ha fatto altro che pensare allo spettro di quella che chiama «la prova generale». Per il senatore bersaniano, l' appuntamento dell' altro giorno altro non è che «la rappresentazione plastica della prima fiducia "ombra" del governo della futura Grande Coalizione che si sorreggerà sul Pd e Forza Italia». Consip, sostiene lo storico, «è sinonimo del potere economico-finanziario. E il potere economico-finanziario è il punto in cui gli interessi del Pd e quelli di Berlusconi potrebbero già essersi saldati. Sempre che gli elettori non li fermino prima...».

GOTOR BERSANI GOTOR BERSANI

 

Ma davvero il voto dell' altro ieri in Senato è lo specchio di un' intesa futura che gli inquilini del Nazareno e di Arcore hanno già trovato? Una settimana fa, durante il discorso di Foggia passato alla cronaca per l' annuncio della sua imminente ridiscesa in campo («Se me lo chiedono i pugliesi...»), Massimo D' Alema ha affermato che «stiamo procedendo verso uno scenario in cui ci sono o l' alleanza tra Grillo e Salvini o l' accordo tra il Pd e Forza Italia». E poi, come a voler rimarcare il concetto, ha aggiunto: «Mi chiedete se Renzi e Berlusconi sono già d' accordo in vista della prossima legislatura? Bene, io vi rispondo che l' accordo tra i due c' è già».

 

GIANNI LETTA LUCA LOTTI1 GIANNI LETTA LUCA LOTTI1

Fin qui, trattandosi di esponenti del Pd che hanno lasciato la casa madre in guerra con Renzi, potrebbe trattarsi di un semplice esercizio di campagna elettorale. D' altronde, se la legge elettorale non dovesse cambiare, sinistra, Lega e M5S si preparerebbero a una campagna tutta concentrata sull'«inciucio».

 

La novità delle ultime ore è che anche nel pacchetto di mischia verdiniano sono convinti che, come spiega il senatore Vincenzo D' Anna, «il voto a Palazzo Madama è il primo tassello della prossima legislatura». Per il parlamentare campano, «è ovvio che Berlusconi, ormai staccato da Salvini, stia esplorando questa strada. E la scelta dei forzisti di votare la mozione Consip della maggioranza è una delle prove».

denis verdini vincenzo d anna denis verdini vincenzo d anna

 

Una tesi respinta ovviamente al mittente da chi, tra i berlusconiani della cerchia ristretta, è preoccupato dal non alimentare «le fake news sull' inciucio con Renzi» a poche ore dall' apertura dei seggi dei ballottaggi. E sono gli stessi che raccontano di un Berlusconi «decisamente contrariato» per la scelta dei senatori azzurri di non smarcarsi dalla maggioranza su Consip.

 

Sia come sia, da quando il 25 maggio scorso Luca Lotti ha varcato in gran segreto il portone dell' ufficio romano di Fedele Confalonieri, suggellando l' accordo su quella legge elettorale alla tedesca poi tramontata, Pd e Forza Italia sembrano aver sotterrato l' ascia di guerra. «Ora che non c' è più l' uomo che favoriva Renzi invece che me», come dice spesso Berlusconi evocando Verdini, gli ambasciatori di pace azzurri sono tornati all' antico ruolo.

 

RENZI CONFALONIERI RENZI CONFALONIERI

Letta ha un canale diretto con Gentiloni e Franceschini, Confalonieri gestisce quello con i renziani, Ghedini si muove a tutto campo nel ruolo operativo che era stato del leader di Ala. Il quale, al riparo da sguardi indiscreti, osserva da fuori l' evolversi dal quadro. Scommettendo, come ha fatto tempo fa coi suoi, «che alla fine di questa storia faranno la Grande Coalizione ma a Palazzo Chigi non ci andrà Renzi».

 

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