QUEL FUNERALE SUICIDA S’AVEVA DA FARE (O NO?) - CHE DIFFERENZA C’È WELBY E MARIO CAL? E PERCHÉ AL PRIMO È STATA NEGATA LA FUNZIONE RELIGIOSA CONCESSA AL FEDELISSIMO DI DON VERZÈ? - PER LA DOTTRINA “L'ANGOSCIA O IL TIMORE GRAVE DELLA PROVA, DELLA SOFFERENZA O DELLA TORTURA, POSSONO ATTENUARE LA RESPONSABILITÀ DEL SUICIDA” - MA CAL HA PIANIFICATO IL SUO GESTO, MENTRE WELBY ERA “OBNUBILATO” DALLA MALATTIA. IL SUO UNICO TORTO? NON AGIRE DI NASCOSTO…

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1 - A CAL ADDIO IN CHIESA, A WELBY NO - AL MALATO DI SLA, CHE VOLLE MORIRE, FURONO NEGATI I FUNERALI CATTOLICI
Marco Politi per "Il Fatto Quotidiano"

Don Verze' e Mario CalDon Verze' e Mario Cal

Funerali al San Raffaele di Milano per Mario Cal. Rito religioso. Gli italiani guardano la tv e non capiscono. Non si era detto che i suicidi non hanno diritto al funerale in chiesa? Non è stato sempre proclamato che togliersi la vita è un atto gravissimo, una ribellione contro dio, una prepotenza inaccettabile nei confronti di quel bene "indisponibile" che è l'esistenza umana?

Gli italiani guardano la tv, leggono i giornali e apprendono che il rito si è svolto - com'è giusto, anzi giustissimo - senza alcuna parola di biasimo nei confronti della disperazione di Mario Cal, che si è sentito in un vicolo cieco e, pressato dall'angoscia per colpe non sue, ha deciso di farla finita.

piergiorgio welbypiergiorgio welby

Gli italiani spengono la tv, buttano via i giornali, ma non sono del tutto smemorati. In un angolo della loro memoria riaffiora il gelido comunicato voluto dal cardinal vicario di Roma Camillo Ruini: "In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dei casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325).

Non vengono meno però le preghiere della Chiesa per l'eterna salvezza del defunto e la partecipazione al dolore dei congiunti". Dunque anche per i suicidi esiste la prima e la seconda classe.

Papa RatzingerPapa Ratzinger

Perché la scappatoia dell'obnubilamento improvviso, del raptus - la cosiddetta mancanza di "piena avvertenza e deliberato consenso" che giustifica secondo la gerarchia ecclesiastica la concessione del rito religioso - a rigor di logica non può valere per chi, come Cal, ha lucidamente preparato il gesto estremo, si è informati della potenza dell'arma, ha scritto lettere equilibratissime per spiegare il perché.

Anche per l'avvocato Libero Corso Bovio, suicida nel suo studio il 7 luglio 2007, le autorità ecclesiastiche non hanno avuto problemi a far celebrare esequie solenni a Milano. Obnubilamento presunto d'ufficio. Anche Bovio aveva pianificato il suo gesto.

A rigore persino Welby avrebbe potuto essere dichiarato "obnubilato", perché logorato da una straziante e inesorabile malattia. Ma ha avuto il torto di non agire di nascosto, di non rimettersi alla clemenza dell'istituzione ecclesiastica, che ha punito la sua madre religiosissima con il rifiuto delle esequie in chiesa. (Il parroco, sia detto, era pronto a celebrarle, fu fermato d'autorità dal cardinale Ruini). Il peccato di Welby è stato di rivendicare il diritto di interrompere alla luce del sole il "potere delle macchine" che mantengono in vita un corpo condannato a morte dalla natura. Lo stesso peccato di Beppino Englaro, che ha ricordato il desiderio di Eluana di non sopravvivere vegetando solamente in virtù di artifici tecnici e ha rivendicato anche lui pubblicamente il diritto di fermare trattamenti che prolungano una vita incosciente.

DON VERZEDON VERZE

Guai a esercitare in trasparenza una scelta drammatica. I monsignori non perdonano. Avesse agito nel buio di una stanzetta d'ospedale con la nascosta, affettuosa complicità di un medico e di un'infermiera, magari suora, non si sarebbero levate in parlamento tra i berluscones le lugubri grida di "assassini" e un premier indegno non si sarebbe precipitato ad abbracciare l'autorità ecclesiastica per imporre una legge sulle cosiddette "Dichiarazioni anticipate di trattamento", che nega a ogni cittadino di decidere se sopravvivere o no intubato a oltranza. Gli italiano guardano la tv, appallottolano i giornali, sembrano distratti, ma ricordano. E hanno deciso da tempo che la pratica dei due pesi e delle due misure a loro non piace.

L'Avvenire fu inondato di lettere di protesta, quando fu negato il rito religioso a Welby. Antonio Guidi, primo disabile diventato ministro nel governo Berlusconi del 1994, dichiarò: "Questa Chiesa, da cattolico, non mi convince, mi preoccupa e mi permetto di dire... mi irrita". Questa Chiesa, i cui parroci non credono ai trattamenti di prima e seconda classe ma assai spesso predicano invece il Gesù della misericordia, sa già che gli italiani, a grande maggioranza, vogliono decidere da sé di fronte al bivio tra la vita e la morte. E perciò bocceranno in referendum una legge vergognosa varata da una maggioranza che non li rappresenta.

2 - ECCO PERCHÉ ERA FOLLIA NEGARE IL FUNERALE A CAL UCCISO DALLA VERGOGNA...
Luca Doninelli per "il Giornale"

La decisione di onorare Mario Cal, morto suicida, con i funerali religiosi non deve essere letta alla luce di un facile pietismo o di altri buoni sentimenti che nulla ci costano, ma soltanto alla luce della dottrina della Chiesa, che in realtà quasi più nessuno conosce.
Mi permetto perciò di tediare il lettore con un utile riepilogo della questione, prima di trarre la mia personale conseguenza.

Il Catechismo dedica al tema del suicidio quattro piccoli ma densi paragrafi, in ciascuno dei quali sono presenti affermazioni importanti, che vanno però tenute insieme se si vuole conoscere l'esatto pensiero della Chiesa in proposito. I primi due sono i meno ignoti. Il primo ci ricorda che la vita non ci appartiene: «Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato».

piergiorgio welby3piergiorgio welby3

Si può non concordare, ma il pensiero cristiano sulla vita umana è questo. Oggi quasi nessuno concorda, nel senso che quasi nessuno si domanda perché la Chiesa dica queste cose e da quale esperienza umana esse nascano.

Il secondo paragrafo è quello che riguarda il suicidio come peccato grave, contrario al giusto amore di sé a all'amore del prossimo in quanto «spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana». E conclude: «Il suicidio è contrario all'amore del Dio vivente».

Ci sono però altri due paragrafi, molto drammatici. Il terzo riguarda le aggravanti e le attenuanti. Il suicidio consumato allo scopo di dare scandalo si carica di un ulteriore peccato, mentre - ed è quello che c'interessa - «gravi disturbi psichici, l'angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura­possono attenuare la responsabilità del suicida».

Nel quarto si dice che il suicida non è escluso dalla salvezza eterna, perché Dio, «attraverso le vie che egli solo conosce», può preparargli l'occasione di un «salutare pentimento». Le ultime parole della Chiesa su questo tema sono perciò le seguenti: «La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita».

DON VERZE' AI FUNERALI DI MARIO CALDON VERZE' AI FUNERALI DI MARIO CAL

Queste mi sembrano le parole più importanti, perché definiscono compiutamente il senso di quelle che le hanno precedute. La Chiesa non è chiamata a gestire Dio, ma a servirLo, perciò è giusto che si dichiari a proposito del peccato e di ciò che può escludere l'uomo dal cammino della salvezza, ma non può stabilire chi si salverà e chi no. Il giudizio più profondo sul tema del suicidio non può essere perciò una condanna, bensì una preghiera.

Ecco perché non trovo irragionevole che un grande amico di Mario Cal, don Luigi Verzé, abbia voluto operare questo che, a ben vedere, non è uno strappo dalla tradizione della Chiesa, ma soltanto una profonda, addolorata implorazione mista alla certezza che, un giorno, Mario Cal potrà essere nuovamente abbracciato da chi gli ha voluto bene.

Il mio lavoro di scrittore non mi chiede di questionare sulla possibile salvezza di Cal o sull'opportunità che i funerali fossero celebrati in questo modo, ma solo di immedesimarmi con le passioni e gli stati d'animo che hanno prodotto quell' istante di debolezza infinita, nel quale Mario Cal ha premuto il grilletto.

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Si dovrebbe cominciare parlando della cattiveria della gente, della nostra attitudine a saltare addosso come iene alla preda di turno, guardando alle sue colpe (vere ma spesso solo presunte) e non a quello che di buono ha fatto.

La costruzione dell'ospedale S. Raffaele ha significato una rivoluzione nella sanità italiana, che si è vista costretta a rivedere i propri parametri di qualità del servizio. Ma noi sappiamo bene che la medicina non è solo cura, ma anche potere: un potere immenso, all'interno del quale si stabiliscono alleanze e si consumano vendette.

Non credo che Cal avesse paura del carcere. Ma il discredito, l'ingiusta vergogna, il trionfo di chi forse non merita di trionfare, il veder andare in fumo il lavoro di una vita possono aver generato in lui una debolezza che, nel momento supremo, si è trasformata in atto disperato. Quello che c'è da domandarsi è cosa resti di un uomo, della sua lucidità, della sua libertà, del suo amore per sé stesso e per la vita in quel momento.

FORMIGONI AI FUNERALI DI MARIO CALFORMIGONI AI FUNERALI DI MARIO CAL

Affinché vi sia peccato è necessaria, dice il Cristianesimo, la libera determinazione ad offendere Dio. Io non credo che siano molti coloro che si tolgono la vita in questo modo. E' vero, dicono che Cal aveva parlato già di suicidio, ma gli istanti di un uomo disperato non si susseguono lineari e conseguenti, e il momento- «il» momento- arriva sempre da solo.

Che la pietà, perciò, e la preghiera prevalgano. L'infinito scrive il poeta Davide Rondoni non si nega nemmeno ai cani. Ed è giusto che la Chiesa saluti quest'uomo non con una condanna, ma con un abbraccio.

 

 

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