1. IL RICATTO DEI GRILLINI A TRIA: DACCI 10 MILIARDI PER IL REDDITO DI CITTADINANZA O VAI A CASA – AVVISO AI NAVIGATI E A DI MAIO: SE CADE IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, CADE L’ITALIA
2. TRIA, “FURIBONDO” PER L’ASSALTO DEI PENTASTELLATI, SI SFOGA CON CONTE: "PRONTO A FARMI DA PARTE, NON FACCIO IL CAPRO ESPIATORIO" – LA MOSSA DI DI MAIO PER SUPERARE LE TENSIONI INTERNE AL M5S DOVE  C’E CHI NON HA GRADITO LE USCITE DEL TESORO SU TAV E TAP
3. SALVINI RESTA A GUARDARE PER NON OFFRIRE PRETESTI ALL'ALA MOVIMENTISTA DEI 5 STELLE, I MINISTRI LEGHISTI RITENGONO CHE "A DI MAIO C' È CHI VUOL FARE LA FESTA". E GIORGETTI…

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Ilario Lombardo per la Stampa

 

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

Non è la prima volta che la parola «dimissioni» travolge l' apparente serenità del governo. Ed è sempre il ministro dell' Economia Giovanni Tria al centro di queste nubi minacciose che soffiano tempesta dal M5S. Così era avvenuto a luglio, così ancora dieci giorni fa era uno scenario che i grillini non escludevano se non avessero ottenuto nella manovra i soldi necessari per realizzare il reddito di cittadinanza.

 

Ma questa volta è stato Tria, secondo diverse fonti di Palazzo Chigi, a evocare le proprie dimissioni, stufo di essere il bersaglio della crisi di nervi del M5S preoccupato di non riuscire a garantirsi la misura con cui ha conquistato il consenso oceanico del Meridione. Un risultato che vorrebbe sbandierare come un successo nella campagna elettorale per le Europee, per rosicchiare consenso a una Lega mai così forte e in ascesa.

TRIA TRIA

 

È il primo pomeriggio quando in una telefonata al premier Giuseppe Conte, Tria si mostra amareggiato: «Se il problema sono io, ditelo, e assumiamocene tutti le conseguenze». Una semplice deduzione, per l' economista chiamato a dirigere il Tesoro, dopo l' ultimo attacco del M5S, a quanto pare partito dal gruppo parlamentare ma sotto l' attenta regia di Di Maio.

 

Attacchi e smentite Sono le 13.10 di ieri quando l' agenzia Ansa batte questa notizia: «In manovra ci aspettiamo 10 miliardi per il reddito di cittadinanza o chiederemo le dimissioni del ministro Tria».

 

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

Si parla di fonti qualificate. E di fatto la notizia segue la logica delle parole di Di Maio alla trasmissione di Raitre Cartabianca della sera prima: «O c' è il reddito in manovra o c' è un grande problema per questo governo» aveva detto il capo politico del M5S. Alle ore 13.50 fonti di governo inviano una smentita, che in realtà non è tale. Perché quanto scritto dall' Ansa viene successivamente confermato alla Stampa da più fonti, di Palazzo Chigi e del M5S. Una tecnica comunicativa già utilizzata altre volte: la smentita serve a salvare le apparenze, nel frattempo il messaggio arriva forte e chiaro. Ed l' ennesimo avviso di sfratto a Tria.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

 

In quei 40 minuti che passano tra il lancio di agenzia e la smentita di Palazzo Chigi, il ministro dell' Economia sente al telefono il premier Conte e il vicepremier Di Maio. Vuole sapere cosa sta succedendo, evoca un passo indietro, in alternativa pretende un chiarimento e una rettifica. Conte lo rassicura, lo stesso fa Di Maio che addossa la responsabilità dello sfogo ai parlamentari del M5S, giustificandoli: «Sono preoccupati - è il ragionamento di Di Maio con Tria - Bisogna capirli, abbiamo preso i voti sul reddito di cittadinanza. Devono tenere conto della base e degli elettori che non aspettano altro. Come facciamo a spiegare che non lo abbiamo potuto fare?». Poi il vicepremier grillino conferma: «Il reddito lo facciamo. Andiamo avanti determinati assicurandoci di tenere i conti in ordine e senza chiedere le dimissioni di nessuno».

DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO

 

Può bastare per una tregua.

Ma quanto durerà?

Salvini spettatore Il contesto in cui si è scatenata l' agitazione del M5S spiega molto del nervosismo di Di Maio. Fissato il deficit all' 1,6 per cento, come deciso da Tria per strappare un accordo all' Ue, i soldi a disposizione non potranno essere molto di più di 10 miliardi, sempre che non si riescano a trovare con una seria spending review che richiederebbe un tempo che non c' è a disposizione da qui all' approvazione della manovra. Se i miliardi sono dieci, i leghisti, come ha detto il sottosegretario Massimo Bitonci, ne vogliono la metà.

 

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

Fiutata l' aria, Matteo Salvini si è messo l' anima in pace, e ha riposto la flat tax nel cassetto: ha capito che per questo giro ci sono i soldi giusto per un traguardo. Incassati i dividendi sull' immigrazione, il leader del Carroccio si farà bastare Quota 100 sulle pensioni per giocarsela alle Europee. In questo modo può agevolmente indossare un volto più responsabile e consapevole dei limiti di bilancio e dei vincoli europei, di fatto stabilendo un' asse con Tria e lasciando ai grillini le barricate e magari anche una crisi di governo, da ieri non più impensabile.

 

Per adesso, Di Maio preferisce spegnere le fiamme e ha affidato alla viceministra all' Economia Laura Castelli il compito di sorvegliare Tria e di recuperare dai precedenti commissari della spending review un piano di tagli fattibile in breve tempo.

Vorrebbe un primo reddito di cittadinanza a partire dal 1 maggio 2019, giusto in tempo per il voto europeo del 25 dello stesso mese. I 5 Stelle chiedono 10 miliardi, il costo per coprire otto mesi sarebbe di 5-6 secondo i loro calcoli. «Ma dovranno farsi bastare 5 miliardi» dice la Lega che non vuole lasciare al partner di governo questa fortissima arma elettorale che tanto ricorda, per tempistica, gli 80 euro di Matteo Renzi prima delle Europee 2014.

giovanni tria giovanni tria

 

 

2. L’IRA DEL MINISTRO CON IL CAPO 5 STELLE

Francesco Verderami per il Corriere della Sera

 

Non è per fatto personale se Tria ha voluto spiegare a Di Maio che le prove muscolari invece di produrre risultati politici provocano costi economici. Perché è bastata una nota ufficiosa dei grillini contro il titolare di Via XX Settembre per far alzare lo spread senza che calasse la tensione dentro M5S.

 

Il problema del vice premier cinquestelle è chiaro a tutto il governo: come spiega un autorevole ministro leghista, «per superare le pressioni interne, nella manovra Di Maio dovrà intestarsi qualcosa di pesante, cioè il reddito di cittadinanza. Ma ci sono limiti di spesa». Ed è dentro quei «limiti» che il titolare di Via XX Settembre sta cercando di trovare una soluzione per le richieste al rialzo di entrambe le forze di maggioranza.

 

conte e tria conte e tria

Il fatto è che l' altro ieri le sue parole sono state interpretate dai grillini come un altolà ai loro desiderata. E questo si è aggiunto all' irritazione dettata dal fatto che - dopo aver accettato di abbassare i toni per quietare i mercati - hanno visto Tria «sconfinare» dalle sue competenze, e prendere posizione a favore di Tav e Tap. Per Di Maio - che già deve gestire il malcontento per il rilancio dell' Ilva - è stato un atto «ostile», compiuto da un ministro che «non ha ruolo politico», e dunque non può intervenire su questioni «non di sua competenza».

 

Di qui la rappresaglia mediatica scattata ieri verso ora di pranzo, un vero e proprio ultimatum anonimo dei grillini con cui si chiedeva al titolare dell' Economia di «mettere in manovra dieci miliardi per il reddito di cittadinanza» o di fare le valigie, ché altrimenti sarebbe stato il Movimento a «chiedere le sue dimissioni».

 

Chi abbia armato la manina non si sa. Di certo, prima che Tria reagisse avevano già reagito la Borsa (in discesa) e lo spread (in salita). Pranzo del ministro rovinato, comunicazioni con l' esterno interrotte dal suo staff. Motivo? «È furibondo».

GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA

 

Poi la decisione di chiarire con il capo dei Cinquestelle, oltre che avvisare Conte. Perché il punto per il responsabile dell' Economia non è (solo) vedersi trasformato in un «capro espiatorio», sacrificato sull' altare della polemica politica: il tema è che in questa fase «un messaggio vale quanto un decreto», e il suo impatto si vede «dall' effetto che determina». Infatti, smentita la nota, la Borsa ha recuperato e lo spread si è raffreddato. Mentre la tensione nel governo è rimasta invariata.

 

Sia chiaro, nessuno immagina o prefigura scenari di crisi. Anzi. Salvini si rende conto delle problematiche interne dell' alleato e per agevolarlo si muove su un doppio binario: continua a praticare il pressing per i suoi «titoli» nella manovra ma si cura anche di non offrire pretesti all' ala movimentista del grillismo, onde evitare che affondi il colpo sull' altro vice premier. «Vedremo come reggerà».

 

giovanni tria e signora giovanni tria e signora

Il leader della Lega lavora insomma perché Di Maio superi le difficoltà: ce n' è la prova, se è vero che Salvini ha «ingoiato il rospo» Di Battista, evitando di entrare in aperta polemica con lui, e venendo così incontro alla richiesta del collega di governo, che ha chiesto «comprensione» dopo l' intervista televisiva del suo alter ego. I ministri leghisti ritengono che «a Di Maio c' è chi vuol fare la festa». E al di là della cortina stesa dalla macchina mediatica grillina, è evidente che dentro M5S più di una cosa non funziona: d' altronde, quando in una forza politica si inizia a parlare di «fase due», è il sintomo di una conclamata difficoltà.

 

giovanni tria giovanni tria

La legge di Stabilità è il banco di prova determinante, e gli attriti tra ministri sono in fondo una costante: non c' è stata Finanziaria senza che il responsabile dell' Economia non sia finito nel tritacarne. Il fatto nuovo è che Tria, agli occhi di chi lo conosce e lo frequenta, sembra oggi pervaso da un forte spirito di iniziativa: dopo tre mesi di governo ha acquisito consapevolezza del ruolo, parla in pubblico senza reticenze, chiede persino di andare in tivvù.

 

giancarlo giorgetti giancarlo giorgetti

Quel pessimista cosmico di Giorgetti vede l' andazzo e non perde riunione per dire che «va tutto male», che «siamo sull' orlo del baratro». Non si sa se perché ci crede, per scaramanzia, o «per carattere», come dicono i suoi amici leghisti. Ma appena viene pizzicato dalla stampa, il sottosegretario alla Presidenza si ritrae: «Macché qui va tutto bene. Il clima è franco e costruttivo. Anzi costruttivo e franco». Soprattutto franco...

ellekappa tria ellekappa tria

gianni letta giovanni tria gianni letta giovanni tria GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA CON NAPOLITANO GIOVANNI TRIA CON NAPOLITANO Daniele Pesco, Giovanni Tria, Claudio Borghi Daniele Pesco, Giovanni Tria, Claudio Borghi GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA giovanni tria giovanni tria

 

GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA giovanni tria e claudio borghi giovanni tria e claudio borghi DRAGHI TRIA DRAGHI TRIA

 

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