ROTTAMATORE DEI MIEI STIVALI – BELPIETRO: “IL CASO MARINO È LA PRIMA E PIÙ BRUCIANTE SCONFITTA DI RENZI” – SPAVENTATO DALL’IDEA DI CONSEGNARE ROMA AI GRILLINI, IL PREMIER CAZZARO HA PENSATO CHE CON ORFINI E GABRIELLI SI POTESSE TENERE A BADA UN DISASTRO CHE ERA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI

“Per allontanare ogni traccia di incapacità di Marino, si è creata una sapiente regia tesa ad attribuire solo alla precedente giunta ogni affare con Mafia Capitale. Il calcolo del presidente del Consiglio era però sbagliato. Perché su Marino non gravava solo la mala gestione dell’immigrazione e l’intreccio d’affari con le Coop, ma anche il traffico, i mezzi pubblici, i rifiuti”…

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Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano

 

marino renzi bergoglio marino renzi bergoglio

C’era una volta una trasmissione Rai che si chiamava Non è mai troppo tardi. C’è ora uno spettacolo a puntate, quello interpretato da Ignazio Marino, che invece andrebbe chiamato «È sempre troppo tardi». Le finte dimissioni del sindaco di Roma sono infatti giunte con mesi di ritardo e possono purtroppo ancora essere ritirate, come lo stesso ha minacciato nella sua lettera ai romani.

 

Dal Campidoglio se ne sarebbe dovuto andare molto tempo fa, all’inizio di Mafia Capitale, quando risultò di tutta evidenza che non fosse capace di guidare la città, e invece per calcolo si è scelto di prolungare un’agonia politica, senza prendere atto che il malaffare era arrivato fino alla sua porta senza che lui si accorgesse di nulla. Così la tragedia di un uomo ambizioso ma pasticcione, un uomo troppo sorridente per essere preso sul serio, si è tramutata in farsa, con le ultime settimane passate a raccontare una bugia dietro l’altra.

 

RENZI MARINO RENZI MARINO

Un sindaco smentito in diretta mondiale dal Papa e che il Pontefice di fronte alle telecamere ha bollato come un imbucato speciale. Poteva restare incollato alla sua poltrona un solo minuto di più il primo cittadino di una città Eterna schiaffeggiato dal vicario del Padreterno? Ovvio che no e solo la miopia politica ha potuto trattenerlo.

 

Non sua, ovviamente. Marino è rimasto al suo posto e così invece del sindaco della Capitale ci siamo trovati di fronte a un uomo preso a sfottò, uno che fa la cresta sulle note spese e mente sugli ospiti al tavolo del ristorante.

 

Altro che grande chirurgo, quello che ne è uscito è il ritratto di un piccolo profittatore. Una figura patetica, che non ha neppure per un secondo avuto il senso del ruolo ricoperto e che nella sua totale assenza di percezione politica ha ritenuto fino all’ultimo che per rimettere in ordine le cose bastasse rimborsare i 20 mila euro consumati al ristorante.

 

marino renzi foto mezzelani gmt325 marino renzi foto mezzelani gmt325

Anche ieri per ore Marino ha tentato di resistere, pensando di riuscire a rimanere in sella. Per ore ha spostato l’orario della conferenza stampa, pensando di avere ancora qualche carta da giocare. Per ore ha insistito sulla possibilità dell’ennesima verifica.

 

In tutta la faccenda, non solo è mancato il realismo, la capacità di confrontarsi con quello che era successo, ma pure la dignità. Un uomo può commettere molti errori, ma può riscattarsi con la grandezza delle sue dimissioni, però questa grandezza a Ignazio Marino è mancata.

 

L’allegro chirurgo trasformato in allegro sindaco ha molte colpe, a cominciare dall’essersi ficcato da solo nei pasticci con viaggi e ricevute. E però il disastro non può essere addebitato solo a lui. Se si è arrivati a questo punto, se la sua carriera è scivolata sugli scontrini delle osterie, tra bottiglie di Amarone e Grand cru, la responsabilità è anche di chi guida il Partito democratico e il governo.

RENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINO RENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINO

 

Se il numero uno della Capitale è divenuto una caricatura, una macchietta da avanspettacolo, la colpa è anche un po’ di Matteo Renzi. Non perché il presidente del Consiglio abbia avuto alcun ruolo nelle decisioni del sindaco, ma al contrario perché non ne ha avuto. Il premier, da tutti giudicato un decisionista, con Marino si è rivelato il più indecisionista di tutti. Mentre cadevano gli assessori, mentre venivano arrestati i consiglieri del Pd, Renzi ha pensato che si potesse coprire tutto con il pannicello caldo di Matteo Orfini commissario del Pd romano e con Mario Gabrielli commissario del Giubileo e non solo.

 

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI

Il capo del governo ha ritenuto che fosse sufficiente affiancare il sindaco per impedirgli di fare danni, al resto, ad allontanare ogni traccia di incapacità, avrebbe contribuito una sapiente regia tesa ad attribuire solo alla precedente giunta ogni affare con Mafia Capitale. Il calcolo del presidente del Consiglio era però sbagliato. Perché su Marino non gravava solo la mala gestione dell’immigrazione e l’intreccio d’affari con le Coop, ma anche il traffico, i mezzi pubblici, i rifiuti. Un caos che Marino semplicemente non era in grado di governare.

 

 A tutto ciò, all’incapacità di adempiere alle funzioni per cui era stato eletto, il sindaco ci ha aggiunto del suo. Piccole marachelle: le multe non pagate, la Panda in sosta vietata per settimane, i viaggi spacciati per missioni nell’interesse della città o su invito del Vaticano, le ferie prolungate nonostante lo scandalo dei Casamonica, i pranzi e il mistero sui commensali. Uno stillicidio di gaffe e di dichiarazioni che non poteva non arrivare a una inevitabile conclusione. Tutto era già chiaro fin dal principio.

 

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO

E però il premier, per evitare una campagna elettorale insidiosa, per non correre il rischio di vedere cadere la Capitale nelle mani del Movimento Cinque Stelle, per non subire la sua prima vera battuta d’arresto della sua leadership (i risultati elettorali in Veneto e in Liguria sono stati solo un’avvisaglia), ha preferito non intervenire, nella speranza di evitare il peggio.

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI AI FORI ROMANI IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI AI FORI ROMANI

 

 Al peggio però si è arrivati ed insieme ad esso bisogna prendere atto del discredito rovesciato sulla città e sul Paese. Se a questo poi si somma l’ombra di un mercanteggiamento con Marino per indurlo a mollare la poltrona in cambio di qualcosa, si capisce che il caso dell’allegro chirurgo è una sconfitta di Renzi. La prima e la più bruciante. maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it @BelpietroTweet

MARINO MARINO

 

 

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