L’ISOLAMENTO DI LUIGINO – OGNI GIORNO DI MAIO SI SVEGLIA, FA UNA SPARATA (L’ULTIMA CONTRO DRAGHI) E SA CHE VERRÀ SCONFESSATO E DOVRÀ RITRATTARE – L’ACCERCHIAMENTO È IN ATTO E DENTRO IL M5S CI SI PREPARA AL RITORNO DI ALE DI BATTISTA – DIBBA NON HA NESSUNA INTENZIONE DI INTERROMPERE LE VACANZE IN SUDAMERICA PER FARE “SOLO” IL SINDACO DI ROMA…

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Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA

Di Maio non vive la solitudine del capo, che è chiamato ad assumersi la responsabilità delle decisioni. Di Maio vive l' isolamento del capo, che viene sconfessato appena prende una decisione. Ormai è uno stillicidio quotidiano che rivela la sfida interna a M5S. Dove si combatte per sostituire il capo con un altro capo.

 

L' accerchiamento che il vicepremier cerca di rompere, è un fronte che ogni giorno mette insieme l' ala movimentista del grillismo - riottosa all' alleanza con la Lega - e la gestione del Paese, che impone scelte di governo: ieri Di Maio non solo ha dovuto gestire la fronda di alcuni suoi parlamentari al decreto fiscale, ha dovuto anche subire il via libera del premier al «famigerato» gasdotto Tap.

LUIGI DI MAIO LUIGI DI MAIO

 

Per spezzare la tenaglia, il capo M5S ha usato quella che i suoi consiglieri per la comunicazione chiamano la «tecnica del ribaltamento», che serve quando si vuole spostare l' attenzione mediatica da un tema a un altro: perciò ha attaccato Mario Draghi, seguendo lo stesso schema che lo portò a chiedere per poche ore l' impeachment di Mattarella.

 

DI MAIO KILL PIL DI MAIO KILL PIL

La sortita contro il presidente della Bce non solo non è piaciuta ai governisti dei Cinque Stelle - secondo cui «Luigi invece di attaccarlo doveva chiamarlo» - ma non ha trovato sponde neppure tra i leghisti. Al vertice del Carroccio non è stato solo Giorgetti a riconoscere i meriti di Draghi «che in questi anni ha salvato l' Europa e l' Italia», che «ora ci sta aiutando nella trattativa» con Bruxelles sulla manovra, e che ha pronunciato «un discorso equilibrato».

 

Dinnanzi a questa posizione il segretario è dovuto intervenire per sottolineare che «Di Maio nel governo resta il nostro unico interlocutore». La difesa dell' alleato «in difficoltà» fa risaltare la frattura interna ai Cinque Stelle: Salvini oggi appare più vicino al capo dei grillini di quanto non lo sia Fico. D' altronde l' affondo contro il decreto fiscale evoca le parole pronunciate dal presidente della Camera: «Noi non voteremo mai un condono».

 

ALFONSO BONAFEDE ABBRACCIA LUIGI DI MAIO E DI BATTISTA GUARDA ALFONSO BONAFEDE ABBRACCIA LUIGI DI MAIO E DI BATTISTA GUARDA

Il punto è che l' ala movimentista non vuol votare neppure il decreto sicurezza, e dopo l' Ilva e il Tap teme che arriverà anche l' ora della Tav. Magari dopo un ridimensionamento del reddito di cittadinanza, se è vero che - lo riferiscono fonti del governo - sulla manovra «si sta già lavorando a un' exit strategy» per arrivare a un compromesso con la Commissione europea.

LUIGI DI MAIO 1 LUIGI DI MAIO 1

 

Insomma, se Di Maio dice che «Draghi avvelena il clima», forse è perché l' aria nel Movimento sta diventando irrespirabile. Non basta più la «tecnica del ribaltamento», né il sostegno di Salvini, che ieri - per venire incontro alle richieste dell' altro vicepremier - ha cambiato i toni su Roma e non ha affondato di nuovo il colpo sulla disastrosa gestione del Campidoglio.

 

pizza di maio di battista pizza di maio di battista

L' accerchiamento è in atto, tra i grillini si combatte per prepararsi a sostituire il capo con un altro capo: certo Di Battista non interromperà le vacanze sudamericane per candidarsi al posto della Raggi e «spendere» così il suo secondo e ultimo mandato. E questo è il problema più delicato per Di Maio, che toglie dalla sua prospettiva la variabile del voto anticipato. Il ricorso alle urne potrebbe essere una soluzione, se non fosse che lo statuto grillino gli impedirebbe di ripresentarsi agli elettori. L' ipotesi di una deroga fu discussa all' inizio della legislatura, quando si immaginava che non sarebbe stato possibile formare un governo: allora anche Fico e Di Battista concordavano.

 

fico fico

Per Di Maio sarebbe possibile riaprire l' argomento e abbattere il totem, ora che le tensioni hanno creato un fossato tra Cinque Stelle? «Non è il momento», dicono infatti i fedelissimi, che però non escludono l' opzione. D' altronde, se il vicepremier non sciogliesse il nodo del doppio mandato, quel nodo si farebbe per lui scorsoio. E i duri e puri del grillismo è lì che lo attendono al varco, sono loro che adesso vedono le elezioni come una via d' uscita dal «contratto» che li sta indebolendo. Le divergenze interne stanno portando verso un punto di rottura, questa è anche la tesi nella Lega. Non a caso Salvini riconosce a Di Maio il ruolo di «unico interlocutore»...

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