SE CI SEI BATTI UN GOLPE! NEL LIBRO DELL'EX DEPUTATO AMEDEO LABOCCETTA I COLLOQUI SEGRETI TRA GIANFRANCO FINI E L'EX PRESIDENTE NAPOLITANO PER FAR FUORI BERLUSCONI - “FINI FU SPIETATO: DISSE BERLUSCONI VA POLITICAMENTE ELIMINATO E NAPOLITANO E’ DELLA PARTITA”

Il vicecoordinatore campano di Forza Italia racconta: “Usò proprio questa espressione: essere della partita. Ed io aggiunsi: “Ma che significa essere della partita?”. Replicò dicendo: “Ma lo vuoi capire che il Presidente della Repubblica condivide, sostiene e avalla tutta l’operazione?””… -

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IL LIBRO DI AMEDEO LABOCCETTA IL LIBRO DI AMEDEO LABOCCETTA

Dal libro “Almirante, Berlusconi, Fini, Tremonti, Napolitano - La vita è un incontro” (Controcorrente edizioni)

 

[…] Alla fine, decisi di andare a incontrare un’ultima volta il Presidente della Camera per rinfacciargli tutto quello che non ero riuscito a mandar giù in direzione nazionale e dirgli, a brutto muso, che la sua strategia era ripugnante. “È una cosa ignobile, Gianfranco. Il tuo non è nemmeno un errore, ma un orrore. Silvio Berlusconi non merita quello che gli stai facendo”.

 

Lui fu spietato: “Berlusconi va politicamente eliminato. E Napolitano è della partita”. Usò proprio questa espressione: essere della partita. Ed io aggiunsi: “Ma che significa essere della partita?”. Replicò dicendo: “Ma lo vuoi capire che il Presidente della  Repubblica condivide, sostiene e avalla tutta l’operazione?”.

 

AMEDEO LABOCCETTA AMEDEO LABOCCETTA

Era la prima volta che si lasciava andare a una considerazione così esplicita. In altre occasioni, mi aveva fatto intuire l’esistenza di  quest’alleanza ma mai in maniera così brutale. Sapevo che diceva la verità, ma lui volle regalarsi il coupe-detheatre. Davanti ai miei occhi, chiamò il Quirinale per informarlo degli ultimi sviluppi del golpe. Attivò il vivavoce e parlò con Napolitano delle sue prossime mosse.

 

“Caro Presidente – salutò Fini – come avrai visto abbiamo vissuto una giornata campale”. Il riferimento, chiaro, era alla sceneggiata nell’Auditorium della Conciliazione. “Più che campale – rispose Napolitano – direi una giornata storica”. Era proprio la voce del Presidente della Repubblica. Non riuscivo a crederci. Mi accasciai sulla sedia, come svuotato. “Ovviamente, caro Giorgio, continuo ad andare avanti senza tentennamenti”.

LABOCCETTA jpeg LABOCCETTA jpeg

 

“Certamente. Fai bene – lo incitò Re Giorgio – ma fallo sempre con la tua ben nota scaltrezza”. Ascoltai come incantato quella decina di secondi di conversazione in vivavoce, con lo sguardo perso nel vuoto. Avevo assistito – in diretta – all’organizzazione di un golpe bianco orchestrato dalla prima e dalla terza carica dello Stato.

 

Rimasi per qualche istante ammutolito, mentre i due – disattivato il vivavoce – si mettevano d’accordo per l’indomani. Lasciai subito dopo l’ufficio di Fini in preda a una crisi nervosa. Frugai nelle tasche alla ricerca dei miei sigari. Ma nemmeno qualche boccata mi restituì i nervi saldi. Attraversai a grandi falcate i corridoi e le stanze di Montecitorio per guadagnare il prima possibile l’uscita. Dopo averla varcata, feci un bel respiro. E non per colpa del fumo. Era l’aria velenosa e tossica della Camera che mi aveva strozzato la gola.

RAZZI NAPOLITANO FINI RAZZI NAPOLITANO FINI

 

IMMERSIONI E VACANZE CARAIBICHE

Una telefonata inaspettata mi raggiunse nel mese di giugno 2004. Gianfranco Fini, all’epoca Vice Presidente del Consiglio, mi chiamò per chiedermi se fossi stato in grado di organizzargli una vacanza a Saint Martin per un paio di settimane. Rimasi per qualche istante interdetto.

 

Erano anni che non mi chiamava. “Ma figurati Gianfranco, che problema c’è.” Gli risposi.

Quella vacanza caraibica la ricordo molto bene. Alla vigilia di ferragosto del 2004, Fini atterrò all’aeroporto Juliana con quattordici persone al seguito, la comitiva aveva già trascorso una lunga vacanza negli Stati Uniti d’America. C’era anche il suo segretario particolare, l’amico Checchino Proietti con moglie e figli. Provvidi ad ospitare tutti in una delle più prestigiose ville dell’isola. Si  trova a nord. Nella zona francese, denominata Ance Marcel. Il proprietario del panoramico complesso è Monsieur Collarò, il Mike Bongiorno della televisione francese.

Monti Napolitano Fini Monti Napolitano Fini

 

La villa si trova in collina, a strapiombo sul mare. Una zona tranquilla e riservata con vista mozzafiato: erano tutti incantati, d’altronde, quando faccio le cose, in genere, mi piace farle bene. Fini mi aveva sottolineato le sue intenzioni. Ci teneva a fare immersioni tutti i giorni. Fu per questo che reclutai, anche per motivi di sicurezza, un istruttore subacqueo, un californiano con esperienza collaudata ed un fotografo marino di nazionalità francese. Ovviamente mi preoccupai anche di noleggiare una barca.

 

Napolitano, Schifani e Fini Napolitano, Schifani e Fini

Devo dire che nelle immersioni Fini se la cavava fin troppo bene. Mi fu confermato dai due esperti che lo accompagnarono per quindici giorni alla scoperta di quei fantastici fondali nell’Oceano  Atlantico. Dopo la mattinata sportiva, li riaccompagnavo in villa. Ci si rivedeva la sera, con tutto il suo gruppo, per cenare insieme. La sera del 25 Agosto del 2004, onomastico di mia moglie, durante la cena al ristorante di Davide Foini, il vice di Berlusconi, volle omaggiare la mia Patrizia con un dono raccolto in fondo al mare. Una conchiglia bianca. Un ricordo per la bella vacanza trascorsa insieme. Dopo la mezzanotte, si andò tutti a giocare in uno dei casinò di Francesco Corallo.

 

Fini e Napolitano Fini e Napolitano

Fini vinse. Nel suo delirio di onnipotenza quel colpo era significativo. Subito incassò e volle andare via. Dopo tre giorni, la comitiva ripartì per l’Italia. Io e Patrizia rimanemmo ancora una settimana. Avevamo bisogno di rilassarci... Sono preciso nell’ospitalità e provo piacere nel vedere gli amici sempre contenti e soddisfatti. Quella bella conchiglia non l’ho portata in Italia. Il giorno dopo la partenza di Fini, con Patrizia decidemmo di restituirla a quel meraviglioso e cristallino mare caraibico. Era quella la sua giusta dimora. Non certo una mensola della nostra casa...

 

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