SI RISVEGLIA LA FRONDA DI FICO (E DI MAIO SPARISCE) - GLI UOMINI DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA CHIEDONO ''LINEA DURA'' SULLA QUESTIONE ROMANA, E IL LEADER POLITICO DISERTA L'APPUNTAMENTO CON 'PORTA A PORTA' DOVE MANDA LA RAGGI. A DIRE CHE LANZALONE GLIEL'HANNO IMPOSTO - SUL PIATTO IL TEMA DEI SOTTOSEGRETARI E DELLE NOMINE, E APPAIONO LE PRIME CREPE NEL MOVIMENTO. ARRIVARE AL GOVERNO NON PORTA MAI BENE…

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Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera

Fico e di maio Fico e di maio

 

Un Movimento in ebollizione. Le vicende romane e la partita sulle nomine di governo scaldano le acque all' interno dei Cinque Stelle. C' è chi chiede chiarezza, chi un cambio di rotta. A finire sulla graticola è Luigi Di Maio.

Il quadro è complesso.

 

Molti deputati pentastellati seguono l' inchiesta sullo stadio di Roma con apprensione, con il timore che le nuove carte possano intaccare la stabilità del Movimento. L' idea è quella di proteggere in ogni caso l' identità morale dei Cinque Stelle e, proprio in questo senso, si sarebbe fatto sentire anche Roberto Fico, che avrebbe confidato ai suoi: «Ci vuole la linea dura, niente sconti per nessuno». Il presidente della Camera ha seguito da vicino le ultime vicende ribadendo però la sua volontà di rimanere super partes, sia sullo scandalo romano sia sulla partita del sottogoverno.

FICO GRILLO DI MAIO FICO GRILLO DI MAIO

 

E il tema dei sottosegretari è diventato dirimente all' interno del M5S, con l' ala pragmatica, quella di Di Maio, che accusa il capo politico del Movimento di aver dato vita a un' intesa proprio con Fico - da qui la presa di distanza del presidente della Camera - e i fichiani sulle nomine. Soldati semplici e diversi colonnelli mettono in discussione non tanto la leadership di Di Maio quanto la sua strategia, quella di «assecondare le diverse anime senza guardare al merito». «Ha tradito chi si è speso per lui: se queste sono le sue scelte alziamo le mani», dice un esponente pragmatico.

 

E c' è chi sottolinea: «Come facciamo ad accreditarci con scelte simili?». Nel mirino alcuni ortodossi: Carlo Sibilia, Angelo Tofalo e Michele Dell' Orco. E proprio la nomina dell' ex capogruppo, non rieletto lo scorso marzo, a sottosegretario alle Infrastrutture è quella che suscita più malumori. «Una volta noi criticavamo chi riciclava i propri esponenti esclusi dal Parlamento in ruoli di governo», è il commento sarcastico di alcuni.

CARLO SIBILIA CARLO SIBILIA

 

Ma la questione nomine rimbalza anche nell' assemblea dei deputati, chiamata ad approvare il nuovo direttivo M5S (che ha ottenuto l' ok ma non all' unanimità: quattro i voti contrari). Poco meno di una decina gli interventi all' assise, in gran parte di dissenso rispetto alla linea di Di Maio.

 

A lamentarsi non solo alcuni ortodossi critici - come Luigi Gallo, che si è scagliato contro le cariche elettive decise dal capo politico - , ma anche alcuni neoeletti. Interventi volti a sottolineare - racconta l' Adnkronos - come le nuove leve siano state in gran parte escluse («abbiamo personalità come Carelli o Paragone», si lamenta privatamente un 5 stelle) da ruoli governativi o interni al gruppo dirigente.

 

Per Di Maio, insomma, una situazione complessa aggravata dal fatto che i suoi triumviri della passata legislatura (Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro e Danilo Toninelli) ora abbiano incarichi ministeriali e non possano quindi prendere le redini del gruppo.

RICCARDO FRACCARO - LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - STEFANO BUFFAGNI - ALFONSO BONAFEDE - PIETRO DETTORI - ALESSANDRO DI BATTISTA RICCARDO FRACCARO - LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - STEFANO BUFFAGNI - ALFONSO BONAFEDE - PIETRO DETTORI - ALESSANDRO DI BATTISTA

C' è chi non esclude, già nelle prossime ore, un nuovo sfogo contro il leader (che è atteso secondo i rumors a un confronto anche con Beppe Grillo, descritto come «deluso» dagli ultimi eventi). L' attenzione vira ancora sulla questione stadio.

 

Interviene anche via Facebook Alessandro Di Battista: «Se avessimo pensato che la nascita, la crescita e le vittorie del M5S avrebbero sconfitto la corruzione non ci saremmo sgolati per cinque anni nel chiedere più risorse per le intercettazioni, gli agenti sotto copertura nella Pa e lo stop alla prescrizione nel momento in cui inizia il processo».

 

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