Siete pronti per il primo default nella storia degli Usa? Obama ha solo un giorno per trovare l’intesa con i repubblicani - ma l’opposizione, che ha il coltello dalla parte del manico, cioè i volti camera, non comprende perché deve fare un favore al presidente, quando nel 2012 barack si ripresenterà candidato alla casa bianca – chi è Boehner, L’ uomo che ha alzato i tacchi davanti al presidente Obama….

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Paolo Mastrolilli per La Stampa

Quanto sia drammatica la situazione si capisce dai tempi: l'incontro d'emergenza tra Obama e i leader del Congresso, convocato venerdì sera dal presidente dopo che il negoziato con i repubblicani sulla crisi del debito era saltato, è durato meno di un'ora. La riunione, prevista alle 11 di ieri mattina, era già finita alle 11 e 58 minuti. I capi di Camera e Senato sono tornati nei loro uffici, per trovare una soluzione che eviti il primo default nella storia degli Usa. Ma devono votarla entro mercoledì, e pubblicarla online entro domani.

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Il tempo stringe perché il 2 agosto il governo perderà l'autorità di chiedere nuovi prestiti. La legge americana impone un tetto massimo al debito che gli Stati Uniti possono contrarre, arrivato oltre i 14 trilioni di dollari, e questo tetto verrà toccato all'inizio del prossimo mese. Il

4 agosto maturano 87 miliardi di titoli, e se il Tesoro non potrà rimpiazzarli emettendone nuovi, dovrà cominciare a scegliere i pagamenti che non rispetterà. Considerando che al momento, a causa della differenza tra le entrate e le uscite, lo stato accumula circa 125 miliardi di deficit al mese, gli effetti diventerebbero presto dolorosi. In più le agenzie di rating abbasserebbero i loro giudizi su Washington, i detentori del debito chiederebbero interessi più alti, e quindi la gente finirebbe per pagare di più anche i mutui, i prestiti e le carte di credito.

Come siamo arrivati così in basso? Venerdì era in corso un negoziato tra Obama e lo speaker repubblicano della Camera Boehner, che sembrava promettere bene: tagli alla spesa per circa 3,5 trilioni di dollari, in cambio del via libera ad alzare il tetto del debito. Il presidente aveva accettato di limare 300 miliardi alla sanità pubblica Medicare, 310 ad altri programmi sociali, e 125 al sistema pensionistico della Social security.

BARACK OBAMABARACK OBAMA

I repubblicani avevano accettato di aumentare le entrate di 800 miliardi, che significa alzare le tasse. In pochi minuti tutto l'impianto è saltato. Boehner ha accusato Obama di aver messo sul tavolo altri 400 miliardi di aumenti delle tasse, e quindi si è alzato. Il presidente lo ha accusato di averlo «lasciato all'altare», e ha convocato il vertice alla Casa Bianca: «Ora dovete venire a spiegarmi come eviteremo il default».

Ieri mattina, davanti ad Obama e al vice Biden in maniche di camicia, si sono presentati Boehner, il leader repubblicano al Senato McConnell, il capo della maggioranza democratica al Senato Reid e la leader democratico alla Camera Pelosi. Quando sono usciti, la Casa Bianca ha emesso un breve comunicato: «Il presidente ha ribadito la sua opposizione a soluzioni di breve durata, che potrebbero provocare l'abbassamento del rating del nostro Paese».

OBAMA-VINCINOOBAMA-VINCINO

Poi, nell'abituale discorso radiofonico del sabato, Obama è diventato anche più duro: «Abbiamo davanti una semplice scelta: lavorare insieme per il bene del paese e trovare un compromesso, oppure insultarci ed emettere ultimatum, ritirandoci nei nostri angoli partitici senza ottenere nulla. Noi sappiamo qual è la cosa giusta da fare e cosa gli americani si aspettano da noi».

Venerdì sera il ministro dei Tesoro Geithner e il capo della Fed Bernanke hanno tenuto un vertice per valutare le misure d'emergenza da prendere in caso di insolvenza. Un'ultima risorsa resta il piano avanzato nei giorni scorsi dal senatore McConnell, che attraverso un complicato meccanismo parlamentare consentirebbe al governo di alzare il tetto del debito fino a dopo le elezioni del 2012, senza fare tagli alla spesa.

TIMOTHY GEITHNERTIMOTHY GEITHNER

Poi gli elettori deciderebbero come procedere in futuro. Obama però non si rassegna a questa ipotesi, e in serata voci di corridoio annunciavano una possibile svolta positiva da parte di Boehner: l'accordo saltato venerdì sera, ha ripetuto il portavoce della Casa Bianca, non è stato ancora stracciato.

2- IL CROCIATO ANTI-TASSE NATO POVERO E DEMOCRATICO
BOEHNER CAMBIÒ PARTITO QUANDO VIDE LE IMPOSTE SULLO STIPENDIO
Paolo Mastrolilli per La Stampa

L' uomo che ha alzato i tacchi davanti al presidente Obama, lasciandolo «solo all'altare» e smettendo persino di rispondere al telefono, è un ex democratico che rappresenta la nemesi repubblicana di Barack. Potevano scambiarsi il posto, se solo il destino avesse deciso di giocare un tiro diverso. Perché John Andrew Boehner, sessantunesimo speaker della Camera dei deputati, terza carica dello stato, rivale di Obama nella battaglia sul debito ma compagno di giochi sul campo da golf, sarebbe stato ancora dall'altra parte della barricata, se non fosse stato per un assegno.

BOEHNER OBAMABOEHNER OBAMA

Boehner è nato nel 1949 a Reading, un angolo meridionale dell'Ohio, in una famiglia cattolica innamorata di John Kennedy. Era il secondo di undici fratelli e il padre gestiva un bar, l'Andy's Cafe, che appartiene ancora alla famiglia. Soldi in casa ne giravano pochi, perché i profitti del pub venivano divisi con altri due zii, e da quando aveva dieci anni John era stato chiamato alle sue responsabilità: da una parte, in casa doveva trasferire ai fratelli minori gli ordini dei genitori; dall'altra, nel pub, doveva lavare i pavimenti e passare i sabati a servire birre.

JOHN BOEHNERJOHN BOEHNER

Si era diplomato per miracolo nella high school locale Moeller, dove giocava bene a football, e il suo sogno era entrare nella Us Navy. La Marina militare lo prese, in effetti, ma lo cacciò poco dopo: scaricando cassette nel bar si era fatto male alla schiena, e in quelle condizioni non serviva più neppure allo Zio Sam.

Aveva finito per fare le pulizie nell'azienda farmaceutica Merrell Dow, dove aveva incontrato un'impiegata di nome Deborah Gunlack che gli piaceva. Deborah però aveva i grilli per la testa e uno spazzino non le andava a genio. Così, per amore, John accettò i consigli di Bill Smith, un professore che lo aveva convinto ad iscriversi alla Xavier University: «Ero determinato - dice lui ora - a combinare qualcosa dal nulla».

All'epoca Boehner era ancora un tipico cattolico democratico kennediano, tanto che aveva cercato persino di fare carriera nel sindacato. Dopo la laurea però lo assunsero in una piccola azienda di materiali plastici, la Nucite Sales, e là il destino cambiò la sua strada. Quando gli diedero il primo assegno dello stipendio, scoprì che mancavano parecchi soldi. Gli spiegarono che erano le tasse, ma alla fine dell'anno aveva pagato più dollari al fisco di quanti neavesse guadagnati. Così decise di cambiare partito e diventare repubblicano.

MARK HALPERIN - OBAMA è STATO UN PO STRONZOMARK HALPERIN - OBAMA è STATO UN PO STRONZO

Il lavoro andava bene e in breve lo avevano nominato presidente della Nucite, che poco dopo aveva comprato. Aveva sposato Deborah e si era trasferito in un quartiere ricco di West Chester, vicino Cincinnati, dove gli avevano chiesto di entrare nell'associazione dei proprietari di case. La politica lo aveva fulminato così, tra riunioni di condominio e piani regolatori, fino a candidarsi per il Parlamento locale.

Poi, nel 1990, il colpo di fortuna. Il deputato repubblicano del suo distretto, Donald «Buz» Lukens, era rimasto impigliato in uno scandalo per aver frequentato una prostituta minorenne. Boehner si era candidato al suo posto e aveva vinto, convincendo poi persino il suo avversario democratico, Greg Jolivette, a cambiare partito.

obama bidenobama biden

A Washington era arrivato davvero come un «Mister Smith», ma aveva imparato presto a frequentare le lobby giuste, con la sua idea fissa di diminuire il peso dello stato e favorire il business. Era salito sul treno di Newt Gingrich, e dopo la vittoria del 1994 era diventato uno dei quattro leader più importanti dei repubblicani alla Camera.

GLI OBAMA SCONCERTATIGLI OBAMA SCONCERTATI

Sempre abbronzato, con la sigaretta in bocca, organizzatore di leggendarie cene a base di vini pregiati, forse per rifarsi dei troppi boccali di birra trasportati all'Andy's Cafe. Nel 1998 aveva pagato i successi di Clinton perdendo la posizione di leadership nel partito. Uscendo dalla riunione in cui lo avevano fatto fuori, aveva detto al suo collaboratore più stretto: «Sorridiamo, lavoriamo sodo, e riprendiamoci il nostro posto».

 

 

 

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