LA SINISTRA COI NICHI SECCHI - ROTTAMATO, TRADITO, PLURINDAGATO A VENDOLA NON CHE RESTA CHE CHIUDERE IL PARTITINO SEL E DARSI ALLA MACCHIA - SCHIACCIATO DA RENZI, IL GOVERNATORE E’ SPARITO DALLA SCENA POLITICA

Il declino di Nichi è cominciato nel novembre 2012, con la partecipazione alle primarie del Pd, quando finì invece terzo, dietro a Bersani e Renzi - Scaricato dalla Boldrini e da Pisapia, s’è intruppato alle Europee con Tsipras ma è rimasto all’asciutto - Anche i fedelissimi Gennaro Migliore e Claudio Fava l’hanno mollato…

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Giancarlo Perna per "Libero Quotidiano"

 

vendola alla cloche vendola alla cloche

Pare che Nichi Vendola, stufo della vita attuale, voglia piantare tutto. Via da Terlizzi, in quel di Bari, dov’è nato e vive; stop con la politica, il tempo necessario a farne svaporare i veleni. Sogna di prendere con sé il compagno, Eddy Testa, e sparire. Chi dice abbia come meta i mari del Sud e chi, più sensatamente, il Canada, patria di Eddy, italo-canadese. In Canada, i due, che già da un decennio dividono il talamo, potrebbero convolare a festose nozze gay, accette colà da diversi anni.

 

La brama di cambiamento del governatore pugliese è frutto di un biennio frustrante. Nichi è svanito dalla scena nazionale, insieme a Sel, il suo partitino. E anche in Puglia è malmesso. Già in luglio ha annunciato che non si ripresenterà per un terzo mandato alla Regione, lasciando così che il record lombardo di Bobby Formigoni resti imbattuto. A marzo prossimo, la guida della Puglia passerà, salvo sorprese, a Michele Emiliano, l’ex sindaco pd di Bari.

 

laura boldrini laura boldrini

L’uscente potrà così tranquillamente leccarsi le ferite. Il declino di Nichi è cominciato nel novembre 2012, con la partecipazione alle primarie del Pd. In gioco, la leadership della sinistra in vista delle politiche del febbraio 2013. Vendola che si credeva l’unico antagonista di Pierluigi Bersani, finì invece terzo, superato di varie pertiche dal rampicante Matteo Renzi. Fu una botta per l’ego vendoliano e la svolta di un’epoca: il ragazzotto fiorentino con la verve di un buttero maremmano piaceva alle platee di sinistra più di Nichi che le aveva fin lì stregate con i voli pindarici della sua oratoria e la zeppola nella voce.

 

Si riebbe quando Bersani impose alla presidenza della Camera Laura Boldrini, che era stata eletta nelle liste di Sel alle politiche di febbraio. L’euforia durò, sì e no, un mese. Dopodiché, la neopresidente, che quel giorno aveva lo chignon, precisò, con la consueta aria da infermiera che ti somministra l’insulina, che lei si considerava super partes. Era stata messa in lista come indipendente e non era perciò legata all’obbedienza di partito.

PISAPIA E CINZIA SASSO ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013 PISAPIA E CINZIA SASSO ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013

 

In altre parole: chi s’è visto, s’è visto. L’identico benservito che il povero Nichi aveva già ricevuto da Giuliano Pisapia, da lui inventato come sindaco di Milano nel 2011 e poi ripagato con l’intimazione a non ronzargli attorno. Il fondo lo ha toccato nel maggio-giugno di quest’anno con le elezioni europee e le loro conseguenze.

 

Consapevole di non avere forze proprie, Vendola si è intruppato nella cosiddetta lista Tsipras, dal nome del marxista greco oggidì in gran voga, riuscendo, grazie all’espediente, a superare la soglia di sbarramento. La coalizione ha così eletto tre eurodeputati nessuno dei quali, purtroppo per il nostro Nichi, era collegato con Sel. Il candidato da lui direttamente appoggiato aveva infatti avuto un tracollo.

 

L’altro, Marco Furfaro, era rimasto con un palmo di naso per la farsesca vicenda di Barbara Spinelli. Costei, giornalista del gruppo De Benedetti e figlia del grande europeista Altiero, aveva promesso, in caso di elezione, di cedere il seggio al secondo arrivato. «Farò solo da traino», disse sublime.

gennaro migliore gennaro migliore

 

Però una volta eletta, si è detta: “Ma che sono scema?!” e s’è tenuta la cadrega. Sel è rimasta a bocca asciutta e Vendola, già in ribasso agli occhi dei suoi, ha fatto la figura del generale che cade da cavallo. Ne è seguito l’inevitabile. In giugno, con la scusa del decreto sugli 80 euro ai meno abbienti, c’è stato il fuggi fuggi dal partito. Nichi era contro il decreto, perché era un’idea di Renzi e Renzi gli fa venire le bolle. Una congrua parte di Sel era invece favorevole, non per i contenuti della legge, di cui non le interessava un tubo, ma per ingraziarsi Renzi che è il futuro.

 

Così, tra i pro e i contro, c’è stata la spaccatura. In dodici hanno voltato le spalle a Vendola, dato per spacciato come leader, e sono finiti al gruppo Misto in attesa di entrare nel Pd renziano. Tra questi, e qui la pugnalata a Nichi divenne sbudellante, il capogruppo Gennaro Migliore e Claudio Fava, che per lustri erano stati sangue del suo sangue. Ora, sui 37 deputati iniziali, a Sel ne restano 25.

 

Le cose non vanno meglio in Puglia. I bilanci della Sanità sono in rosso, i tempi di ricovero secolari. Ma Nichi è uscito indenne da un paio di inchieste. Un’ipotesi di peculato è stata archiviata e l’accusa di abuso d’ufficio per avere promosso primario un amico, è caduta. L’unica ombra, è che la giudice che l’ha assolto pare sia amica di sua sorella. È, invece, ancora in piedi l’imputazione di concussione aggravata nella vicenda dell’Ilva di Taranto. Si parla di pressioni fatte dal governatore per addolcire una relazione sui veleni dell’acciaieria.

 

vera l interprete e alexis tsipras vera l interprete e alexis tsipras

Ma qui bisogna capirsi. I giudici sono scatenati e vogliono chiudere l’Ilva. Ma l’Ilva è Taranto. Senza, non c’è lavoro e il 90 per cento dei tarantini, messo alle scelte, preferisce l’alea del cancro alla certezza della miseria. Poi, detto per inciso, ci sono più tumori a Lecce che a Taranto. Vendola tifa per la fabbrica aperta e, con questo, si è messo in urto con le toghe. Altra eccellente ragione per mollare, convolare a nozze e passare la luna di miele nell’Arcipelago della Sonda.

 

Non era questo l’epilogo vagheggiato dal cinquantaseienne Vendola. Dopo un’adolescenza segnata dall’omosessualità invisa alla famiglia -il padre gli disse: «Se ti ammazzassi, noi tutti potremmo riacquistare una dignità»- e una laurea tra lavoretti per sbarcare il lunario, Nichi divenne deputato di Rc a 34 anni. Passò quattro legislature a Montecitorio. Peone tra i tanti, con un paio di caratteristiche: il grazioso anellino all’orecchio e un’irruenza verbale che spaziava dalle lotte contadine nella Capitanata alla salvaguardia dello zebù nel Burundi.

Claudio Fava Claudio Fava

 

Fu con il ritorno a Bari nel 2005, a 47 anni, come Governatore, che Nichi acquistò, paradossalmente, fama nazionale. Pareva destinato, al termine del mandato, a un rientro trionfale in Roma come volto nuovo della sinistra. Si è invece fossilizzato in Puglia, convinto di esserne l’idolo e di avere con i concittadini - come ripete - «un rapporto prepolitico. Nonne a e madri mi fermano. I bambini mi scrivono».

 

Porta al dito una vera, regalo di un pescatore nel giorno della sua elezione a governatore. «Avevo giurato - gli disse l’uomo, incontrato sul lungomare barese - che se vincevi ti davo la cosa più cara: la fede di mia madre».

 

marco furfaro alexis tsipras marco furfaro alexis tsipras

«Simboleggia il mio matrimonio col popolo», dice Nichi ostentando l’anello, come un capotribù l’amuleto su cui fonda il comando. Così, a furia di mescolare politica e metapsichica, Vendola ha finito per innamorarsi di se stesso e, inchiodato alla sua decrepita ideologia, ha perso il treno. Gli resta l’arte delle filastrocche di cui è maestro. La più nota suona: «C’era una volta una piccola bocca che ripeteva la filastrocca di una gattina color albicocca che mangiava in una bicocca dove viveva una fata un po’ tocca …ecc». Ora si ritira, poi chissà. I poeti sono di sette vite. 

 

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