Attilio Bolzoni per "la Repubblica"
FALCONE ASSASSINATO A CAPACIQualcuno ha mentito prima e dopo le stragi. Qualcuno ha mentito sul «papello». Qualcuno ha mentito a Paolo Borsellino alla vigilia della sua morte. Qualcuno ha mentito e mente ancora dopo diciassette anni. E´ quel qualcuno che ha fatto il patto con i Corleonesi.
Dopo le bombe di Capaci e dopo quelle di via D´Amelio ci sono stati covi mai perquisiti e latitanti mai presi. Ci sono state trattative e ricatti. Ci sono stati depistaggi nelle indagini.
Sotto processo c´è un alto ufficiale dei reparti speciali, il generale Mario Mori, ex comandante dei Ros dei carabinieri ed ex capo del servizio segreto civile. E´ stato soltanto lui a «manovrare» e a intossicare le più oscure vicende siciliane dall´estate del 1992? Sono stati solo i suoi Ros a spingere le scorribande sul confine fra mafia e Stato? Dall´impasto che si sta svelando in queste settimane affiorano altri nomi, altri personaggi. C´è un lungo elenco di smemorati eccellenti. E un altro lungo elenco di eccellenti ignari.
strage di capaciA cominciare dagli uomini politici, per primi i ministri dell´epoca. Quelli che a loro dire non sapevano della trattativa (Nicola Mancino che era all´Interno e Virginio Rognoni che era alla Difesa), e quegli altri che ne hanno rivelato dettagli a scoppio ritardato (Claudio Martelli, che era alla Giustizia), o quegli altri ancora (Luciano Violante, che era presidente dell´Antimafia) che dopo tutti questi anni ricorda proposte di incontri «riservati» perché - prima - non aveva capito bene cosa stesse accadendo fra Vito Ciancimino e i Ros. E´ un muro. Di silenzi, di verità smozzicate, di sbiadite reminiscenze.
borsellino strageTroppo tardi sono arrivate certe informazioni su quella trattativa. Ma anche troppo presto sono stati soffocati alla procura di Palermo quando c´era Gian Carlo Caselli, dopo la misteriosa cattura di Totò Riina, interrogativi che già allora avrebbero potuto segnare un diverso percorso nelle indagini sul negoziato fra Stato e mafia.
C´è un filo che ha voluto rendere visibile il generale Mori su tutta la vicenda di Vito Ciancimino, al tempo delle stragi. Con le sue spontanee dichiarazioni da imputato, ieri in aula a Palermo, in sostanza il generale ha detto: io non trattavo segretamente con Ciancimino perché avevo informato dei miei incontri con don Vito il presidente dell´Antimafia Violante; e dopo l´arresto dell´ex sindaco (e ancora prima che Caselli arrivasse a Palermo come procuratore capo) «riferii allo stesso Caselli, per sommi capi, anche del mio tentativo di approccio con Ciancimino.
Mario MoriLui si mostrò interessato, mi chiese di tenerlo informato degli eventuali sviluppi». E´ come se il generale sotto accusa volesse mandare un segnale: che non era solo in quel tentativo di portare don Vito «dalla parte dello Stato». E´ la prima volta che l´ex capo dei Ros non si difende ma attacca. Facendo nomi.
Dopo diciassette anni, se non ci fosse stato un mafioso come Gaspare Spatuzza - che si è autoaccusato - oggi la strage Borsellino sarebbe un caso chiuso. Dopo diciassette anni, se non ci fosse stato il figlio di un mafioso come Vito Ciancimino - che ha scatenato il finimondo con le sue confessioni - le trattative fra Stato e mafia sarebbero state sepolte per sempre.
borsellinoIn tanti avrebbero preferito non sentirne parlare più. In tanti però sono appesi al filo di una verità: quella di Massimo Ciancimino, quinto e ultimo figlio di Vito, corleonese amico di Bernardo Provenzano, sindaco di Palermo per dieci giorni e padrone della città per trent´anni. Il sipario si è rialzato quando lui ha cominciato a parlare. Erano stati tutti zitti, avevano fatto tutti finta di niente.
NICOLA MANCINODa quando «Massimuccio» è entrato nelle stanze della procura di Palermo come «dichiarante» sono ripartite le indagini, gli interrogatori, i confronti «all´americana», sono state ripescate vecchie deposizioni e quelle nuove depositate nei processi in corso. Abilissimo prestigiatore, maestro nella gestione mediatica dei torbidi affaire palermitani e della sua stessa persona, distributore di «inediti», mattatore nei talk show, Massimo Ciancimino è diventato il motore delle ultime indagini sulle stragi.
CLAUDIO MARTELLI FERDINANDO ADORNATO - copyright PizziE´ sua e solo sua la «regia» dello spettacolo che va in scena oggi a Palermo? Dice la verità «Massimuccio»? «Noi ci siamo avvicinati alle sue confessioni con un approccio laico e stiamo valutando e verificando passo dopo passo ogni sua affermazione», rispondono i procuratori siciliani.
Gian Carlo CaselliE´ da un anno e mezzo che mette a verbale i segreti di suo padre. E dopo un anno e mezzo ha finalmente consegnato anche quel «papello» che aveva promesso. C´è chi ne mette in dubbio l´autenticità, chi aspetta una perizia grafica, chi vuole da lui altre prove e altri documenti. Nel frattempo però Massimo Ciancimino è già diventato l´elemento scatenante» per qualcosa che in troppi volevano dimenticare per sempre.