I SOMMERSI E I SALVATI – IN CASO DI “GREXIT”, PER NOI SAREBBE UN RISCHIO ENORME: DIMOSTREREBBE CHE SI PUO’ USCIRE DALL’EURO E LA SPECULAZIONE POTREBBE COLPIRE L’ITALIA E IL SUO MOSTRUOSO DEBITO PUBBLICO

Padoan dice di essere preoccupato da un’uscita della Grecia “nel medio periodo”, ma per l’Italia il rischio sarebbe immediato. Jucker in continuo contatto con Draghi, resta moderatamente ottimista: per lui Tsipras e Varoufakis fanno il gioco delle parti, ma all’ultimo minuto accetteranno un accordo…

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DAGOREPORT

 

Il problema di un’uscita della Grecia dall’euro “è nel medio periodo”, ha detto oggi il ministro Pier Carlo Padoan in un’intervista a “Repubblica”. E il premier Matteo Renzi stamani gli ha dato subito ragione. Giusta preoccupazione, ma forse c’è da calibrare il giudizio sui tempi: per colpa dei mercati il rischio appare più nel breve periodo.

matteo renzi pier carlo padoan matteo renzi pier carlo padoan

 

Il ragionamento che si ripete in molte “segrete stanze” è in fondo assai semplice: in sé la Grecia non sarà mai un problema non digeribile per l’eurozona, perché le dimensioni della sua economia sono relativamente piccole e l’ammontare del suo debito non è una gran zavorra per l’Europa.

 

Il vero problema è psicologico, perché che dopo una sua uscita dalla moneta unica verrebbe dimostrato a tutti che l’euro non è una scelta irreversibile. Dall’euro si può uscire se le cose vanno male. E le cose possono andare male per tanti motivi: per ragioni oggettive, ma anche perché si viene presi di mira dalla speculazione.

 

renzi tsipras renzi tsipras

Questa presa di coscienza collettiva avrebbe ovviamente effetti rapidi sui mercati. Le grandi banche d’affari, i grandi fondi speculativi avrebbero la prova che un Paese può essere buttato fuori dall’euro in certe condizioni. E dopo la Grecia il primo indiziato sarebbe proprio l’Italia, che al di là di una certa disciplina di bilancio sul deficit è sempre clamorosamente inadempiente nel cammino di riduzione del suo mostruoso debito pubblico. L’Italia, insomma, sarebbe il target ideale della speculazione, una volta rotto il tabù della “moneta irreversibile”.

 

Mario Draghi e Jean Claude Juncker conoscono bene questi scenari e si battono perché alla fine la Grecia resti dentro. Per il presidente della Commissione, che in precedenza era il capo dell’Eurogruppo, il Grexit sarebbe anche una sconfitta personale enorme. Con il capo della Bce si sta incontrando spesso per trovare un accordo da far digerire a Tsipras e Juncker è convinto che questo accordo arriverà, magari all’ultimo minuto, ma arriverà.

 

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La sua sensazione è che Tsipras e il suo bellicoso ministro Varoufakis facciano molto il gioco delle parti, con continui “stop and go”, ma alla fine si piegheranno per poter accedere ai famosi 7 miliardi di aiuti. Certo, paesi come Olanda e Finlandia soffiano sul fuoco delle polemiche e sembrano ansiose di liberarsi della Grecia, ma si tratta di partner europei dall’economia solida ma dal peso politico limitato.

 

In ogni caso il primo tifoso della Grecia resta l’Italia, per motivi che ovviamente Renzi e Padoan non possono sbandierare ma che conoscono bene. Del resto lo stesso bulletto di Rignano sull’Arno sa perfettamente che in caso di crisi economica salta come un tappo di spumante

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