I SONDAGGISTI SONO INAFFIDABILI, AFFIDIAMOCI AGLI ALLIBRATORI! PER I “BOOKIE” INGLESI, LA SCOZIA RESTA ATTACCATA ALL’INGHILTERRA - I SEGGI CHIUDONO ALLE 23 ORA ITALIANA, I PRIMI RISULTATI NELLA NOTTE

La vittoria del no è pagata soltanto 1,15-1,20, mentre per il fronte del sì i bookmakers ora pagano da 4,5 a 5,65, e le quote aumentano con il passare delle ore - La city si è resa conto della possibilità di vittoria del sì in netto ritardo, e la sterlina si è ammosciata...

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Da "Finanza.com"

 

referendum la scozia al voto per l'indipendenza 9 referendum la scozia al voto per l'indipendenza 9

Ancora poche ore e i seggi verranno chiusi: dopo settimane di indiscrezioni, scommesse e volatilità sui mercati, gli investitori potranno finalmente scoprire l’esito del Referendum odierno in Scozia. Secondo gli ultimi exit pool a spuntarla dovrebbero essere i no. La vittoria del sì, e dunque degli indipendentisti scozzesi, è quella che maggiormente preoccupa i mercati. Basti pensare che una decina di giorni fa la sterlina ha registrato i minimi degli ultimi 10 mesi nei confronti del dollaro, venendo scambiata poco al di sopra di quota 1,60.

 

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Oggi, nel giorno del referendum scozzese, il cambio fra le due valute viaggia in area 1,63. A sostenere il recupero del pound contribuisce proprio la sensazione che a spuntarla sarà il no. A spingere in questa direzione sono anche le quote fissate dalle principali agenzie di scommesse del Regno Unito. Quote che hanno fatto registrare notevoli variazioni, a favore del no, nell’ultima settimana. Abbiamo analizzato la situazione con Carlo Alberto De Casa, analista di ActivTrades con base a Londra.

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“La city londinese si è resa conto della possibilità di vittoria del sì in netto ritardo, in maniera quasi improvvisa. Questo ha spinto le quotazioni della sterlina al ribasso, dopo un lungo trend di consolidamento rialzista che aveva spinto il rapporto fra il pound e il biglietto verde Usa a 1,71”, incalza da subito nella sua analisi De Casa. L’analista di ActivTrades evidenzia come “sono numerose le aziende che sarebbero coinvolte da un’eventuale vittoria del sì”. Tra queste, giusto per fare alcuni nomi, società del calibro di RBS, Lloyd’s, Aberdeen Asset Management.

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“L’impressione è che molte di loro siano quasi state prese un po’ alla sprovvista dal rincorresi dei sondaggi che davano sempre più consistente la rimonta del Sì”, ha aggiunto De Casa, ricordando come la caduta del valore della sterlina non è legata al ciclo economico dell’Inghilterra. “I dati macroeconomici del Regno Unito sono ancora buoni, con il settore edilizio e quello dei servizi che guidano la crescita, la questione Scozia nelle ultime settimane ha rappresentato una spada di Damocle sia sulla sterlina che sull’indice inglese FTSE 100”.

 

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Mancano dunque ancora poche ore alla chiusura dei seggi, poi l’incognita che grava sul mercato sparirà e sapremo da che parte si sarà inclinata la bilancia. Per i bookmakers però la partita è ormai chiusa: a vincere saranno i no. “Una decina di giorni fa quando i sondaggi parlavano di un sostanziale pareggio, le quote dei bookmakers viaggiavano intorno a 1,45 per il no e 3 per il sì”, evidenzia ancora De Casa.

 

Oggi la situazione è diversa, “gli scommettitori sono convinti che vincerà il fronte unionista”. La vittoria del no è infatti pagata soltanto 1,15-1,20, mentre per il fronte del sì i bookmakers ora pagano da 4,5 a 5,65. “E le quote sono in netta crescita in queste ore...”, conclude il suo importante contributo da Londra Carlo Alberto De Casa.

 

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